Francesca Michielin è tornata oggi con il suo terzo album chiamato “2640”, ecco la nostra recensione di questo ultimo lavoro della cantante
Francesca Michielin ha pubblicato oggi il suo terzo album chiamato “2640”, di cui avevamo già sentito il primo singolo “Vulcano” pubblicato qualche mese fa (il 21 luglio 2017) ed il secondo singolo “Io non abito al mare” pubblicato il 17 novembre. Oggi abbiamo finalmente ascoltato questo nuovo lavoro di Francesca Michielin e la lunga attesa per questo album non è sicuramente stata vana. Con “2640” ci troviamo davanti un album straordinario, 13 tracce ( Comunicare, Bolivia, Noleggiami ancora un film, Io non abito al mare, Tropicale, E se c’era…, Scusa se non ho gli occhi azzurri, Vulcano, Due Galassie, La Serie B, Tapioca, Lava, Alonso) in cui è veramente difficile trovare difetti, si dovrebbe proprio essere pignoli per trovare quei piccoli difetti che anche nell’album più perfetto si possono trovare.
Francesca Michielin in questo nuovo lavoro sembra sia dispiaciuta per la fine di una storia in cui ha dato molto, stando molto dietro alle passioni del suo fidanzato (si presume il calcio visto che è citato più di una volta in questo album “…forse è meglio se parliamo di università o della Serie A.” ed un brano dedicato interamente al paragone delusione d’amore = retrocessione in Serie B come successe al suo Vicenza anni fa). Francesca Michielin esprime grande delusione per la fine di questa storia in alcuni brani di questo album anche se nella canzone “Due Galassie” ritroviamo una Francesca Michielin che cerca di lasciare questa storia alle spalle (seppur ancora con un velo di tristezza addosso) “Che fisso sul soffitto quando sono a letto Che ho ritrovato in un biglietto di un concerto E che ho smarrito proprio dentro l’aeroporto A quello a cui non sei più venuto a prendermi Dove ho pensato fosse meglio neanche crederci“.
In 2640 un brano che ho molto apprezzato (tra i tanti) è stato “Noleggiami ancora un film” canzone che omaggia gli anni ’90, anni che oggi Francesca Michielin rimpiange di aver vissuto senza esserseli goduti al meglio “adesso che le stagioni non le capisco più, adesso che il vento ci porta via, adesso che non fai più uno squillo per dirmi che mi pensi ,noleggiami ancora un film ,abbracciami adesso“.
Nei primi due brani di 2640 Francesca Michielin ha voluto dimostrare la voglia che ha la cantante di continuare a viaggiare e conoscere il mondo prima che sia troppo tardi per non poterlo fare più. “Comunicare” il primo brano comincia proprio con Francesca Michielin che dice “Praticamente io sono nata a Bogotà, una delle capitali più alte del mondo, e allora c’era questo slogan: “2600 metri più vicina alle stelle”. Mia madre mi prendeva in giro dicendo che grazie a questo io ero sempre con la testa tra le nuvole.” Il secondo brano si chiama Bolivia ed è un tributo alla città, una delle più in difficoltà dell’America del Sud, che seppur se ne parla poco le persone di quel paese continuano a combattere con i grossi problemi che offre a loro la quotidianità. “2640” di Francesca Michielin sono sicuro sarà uno dei dischi più belli di questo 2018, e ascoltandolo profondamente due volte ho notato un solo grande difetto: finisce.