Addio a Kim Ki-Duk, regista di Ferro 3 e Primavera, Estate, Autunno e…ancora primavera, morto a cinquantanove anni di età. Il regista sceneggiatore, produttore e montatore sudcoreano è morto in un ospedale a Riga, in Lettonia, dove era ricoverato dopo essersi ammalato di coronavirus.
La notizia del decesso
La notizia della morte dell’artista è stata confermata dal ministro degli Affari esteri coreano Kim Yong-nam e dal regista russo Vitaly Mansky (Under the Sun, Putin’s Winessses), anch’egli residente nella capitale lettone. Kim Ki-Duk si era trasferito nel paese europeo sul Mar Baltico con l’intenzione di acquistare una casa e ottenere un permesso di soggiorno. Inoltre, il regista sudcoreano avrebbe dovuto girare il suo ventiquattresimo film, che sarebbe per l’appunto stata una co-produzione lettone e coreana.
Kim Ki-Duk, i film e i premi
Nato in Corea del Sud nel 1960, il regista cult ha vinto nel 2004 l’Orso d’argento al Festival di Berlino per il film da lui scritto e diretto Samaritan Girl (La Samaritana). Il film racconta le crude vicissitudini di una ragazza che cerca di riscattare il ricordo dell’amica morta per fuggire a un blitz della polizia mentre si prostituiva. Nello stesso anno, Kim Ki-Duk ha vinto il Leone d’argento al Festival di Veneziacon Ferro 3. La pellicola vincitrice racconta la storia di un ragazzo che entra nelle case momentaneamente disabitate, come se ne fosse il padrone, e che scopre realtà inaspettate.
fonte: facebook.com
Kim Ki-Duk a Venezia
Nell’edizione del 2011 del Festival di Cannes il regista si è aggiudicato anche il premio Un Certain Regard con Arirang. Si tratta di un falso documentario in cui il regista mischia fiction e realtà in un lunga video-confessione. Nel film l’autore esterna i suoi tormenti conseguenti un incidente avvenuto sul set del film Dream (Soffio). Inconfutabile il merito di Kim Ki-Duk e del suo cinema essenziale, crudo e diretto, di aver acceso i riflettori occidentali sul cinema asiatico e su quello coreano in particolare.
Kim Ki-Duk e le accuse di stupro
Oltre che protagonista nell’ambiente cinematografico, Kim Ki-Duk è stato protagonista anche di vicissitudini assai più controverse dei suoi provocatori film. Nel 2018 un’attrice ha accusato Kim Ki-Duk di averla stuprata insieme al suo attore-icona Cho Jae-hyun. In seguito, e con l’emergere del movimento #MeToo che seguì le accuse di violenza sessuale contro Harley Weinstein, altre due donne hanno testimoniato abusi da parte di Ki-Duk. La carriera del regista di Bonghwa, tuttavia, non ha subìto ripercussioni, avendo un tribunale coreano parzialmente respinto le accuse di abuso sessuale.
Si è laureata in Sociologia e lavora nel magico mondo del Cinema. Viaggiando, si è innamorata di tanti posti, ma alla fine ha scelto di tornare nella sua città natale, Roma.
Scrive testi, articoli e soggetti cinematografici ed è attiva nella lotta per una società laica, inclusiva e senza barriere. Ha anche scritto un libro per bambini che parla agli adulti di inclusione, rispetto e amore.
1 Comment
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Federica
12 Dicembre 2020 at 20:36
Ricostruzione completa, ormai sono tua fan su questa pagina
Federica
12 Dicembre 2020 at 20:36
Ricostruzione completa, ormai sono tua fan su questa pagina