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Chernobyl 1×03 – Recensione: “Eroi senza futuro”

Il grande successo di Chernobyl sta portando questo prodotto sulla bocca di tutti elevando il suo valore da semplice intrattenimento a messaggio chiaro e forte. Questo messaggio è stato tradotto in svariati modi: positivo (per quanto concerne la sensibilità di quanto rappresentato) e negativo (per via di alcune risposte non troppo consone al rispetto verso la storia).

Questo terzo episodio di Chernobyl rappresenta senza troppi filtri le conseguenze dirette, a livello soggettivo, delle radiazioni. Che sia attraverso l’amore, che sia attraverso la ricerca della verità, le immagini colpiscono in maniera forte e diretta attraverso la sofferenza di coloro che hanno tentato di recuperare alla situazione fin dal principio.

La puntata riprende dagli ultimi istanti dell’episodio precedente, con i tre uomini che, immersi fino al collo nelle radiazioni, riescono a contribuire alla causa portando ad una diminuzione del pericolo generale. Il loro sacrificarsi della causa è soltanto la punta dell’iceberg di una serie di scelte che trasporranno l’animo umano distaccandolo da qualsivoglia etnia o etichetta.

Proprio alla forza di questi sviluppi ecco che Chernobyl contrappone le preoccupazioni dei “piani alti” legate all’immagine della Russia e al controllo spasmodico delle notizie su quanto accaduto alla centrale nucleare. Mantenere il potere prima di ogni altra cosa, anche a discapito della vita…

 

Tutto ciò viene avvalorato anche dalla passeggiata in cui Shcherbina rivela a Valery che sono continuamente sotto stretta sorveglianza, spiati in un continuo controllo che sfocia nel morboso.

Nella seconda metà dell’episodio vediamo come per rimediare ad un disastro di queste proporzioni diventa “vitale” mettere da parte qualsivoglia forma di egoismo e tirare fuori il cuore. La situazione a Chernobyl è appesa un filo e, in un viaggio che sembra andare sempre più in basso, vediamo l’assunzione dei minatori, i quali ebbero un ruolo chiave nella salvaguardia dell’umanità, e quella dei 750.000 volontari.

Molte vite cadranno, questo è il prezzo da pagare, prezzo che però non verrà pagato in silenzio dato che la verità comincia a serpeggiare fra i corridoi dell’ospedale, nelle parole, nei respiri affannati, nel dolore nelle certezze. E mentre il mondo continua ad ignorare la totalità dei fatti, un mare di cemento tenta di soffocare ogni cosa…

 

Nicholas Massa

Ho sempre trovato nella scrittura un qualcosa di mio: il poter esprimere quanto ho dentro, parlando di argomentazioni che amo, penso sia un'obiettivo di vita importantissimo. Studente in Lingue, culture, letterature e traduzione, dopo la pubblicazione di due romanzi ho intrapreso la strada del giornalismo senza guardarmi dietro.

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Nicholas Massa

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