Elite è una serie spagnola che, anche in terra nostrana , ha fatto parlare molto di sé. Le tematiche trattate, la regia e il messaggio privo di qualsivoglia filtro colpisce e conduce alla riflessione. In Italia, diversamente dalla Spagna, Elite è stato percepito in maniera differente, non tutti sono d’accordo sul suo successo, non tutti condividono l’attenzione che ha prodotto.
Dati alla mano, con Elite ci troviamo davanti alla serie tv spagnola con il più alto pubblico internazionale, sulla piattaforma Netflix. In una recente intervista a Agencia Andalou, Diego de la Orden ha parlato dell’importanza dei temi trattati in Elite.
Una delle caratteristiche che più colpiscono di Elite, è il suo rappresentare determinate sfaccettature della nostra contemporaneità senza alcun filtro, affrontando tematiche e sviluppi che potrebbero ancora oggi rappresentare un tabu. L’omosessualità, l’HIV, la religione… Sono soltanto alcune delle tematiche che Elite affronta nel corso della sua prima stagione.
Uno degli uomini che ha lavorato, e continua a farlo dietro a quanto visto fin ora è il regista di Elite, il giovane Daniel de la Orden. Il suo curriculum parla chiaro, dopo aver lavorato a quattro film adesso sta dedicandosi ad Elite, ed ha soltanto 29 anni.
Durante l’intervista il regista di Elite ha rivelato di amare il suo lavoro, di aver studiato per diventare direttore e che quello che ama non è scrivere storie o occuparsi della produzione, ma trasmettere qualcosa attraverso i suoi mezzi.
Il regista di Elite, inizialmente noto per i suoi lavori nel mondo della commedia, ha rivelato di essere passato al genere Thriller-adolescenziale, convinto da una parte dai creatori di Elite e dall’altra dalla conoscenza fatta co gli attori stessi:
“Quando mi hanno contattato per dirigere alcuni dei capitoli, ho esitato. Ma dopo aver letto la sceneggiatura e aver conosciuto gli attori, ero convinto che sarebbe stato un successo”.
Alla domanda riguardo al grande successo di Elite, Orden ha risposto:
“Il dramma adolescenziale è di per sé uno dei generi che funziona meglio. Se a ciò aggiungi il thriller e il modo in cui la serie rompe tutti gli stereotipi, con i suoi personaggi moralmente ambigui, hai un cavallo vincente. È una serie di estetica sexy, con una grande fotografia in cui lo spettatore è in grado di entrare in empatia con i personaggi, per quanto diversi possano essere, e in cui vengono prese decisioni sbagliate che hanno conseguenze. Tutto questo si svolge in una scuola di alta classe, dove vediamo uno stile di vita aspirazionale, con il suo universo che si impegna. E dall’altra parte parte ci esplode in faccia una narrazione che include dubbi sull’orientamento sessuale, in cui uno dei tuoi personaggi non sa se è gay o meno, ma dove l’ambiente non lo giudica o lo opprime. La stessa cosa succede con il problema dell’HIV. Poche serie giovanili hanno osato toccare tematiche come quelle sviluppate da Élite, e in modo così naturale e non forzato. Credo che in tutti questi ingredienti risieda il segreto del suo successo.”
Ho sempre trovato nella scrittura un qualcosa di mio: il poter esprimere quanto ho dentro, parlando di argomentazioni che amo, penso sia un'obiettivo di vita importantissimo.
Studente in Lingue, culture, letterature e traduzione, dopo la pubblicazione di due romanzi ho intrapreso la strada del giornalismo senza guardarmi dietro.