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Elite 3 – Recensione: “Crescere ed evolvere in un contesto marcio”

In seguito a quanto visto con la seconda stagione di Elite, la curiosità era moltissima nei confronti di quelli che sarebbero stati gli sviluppi di questo nuovo arco narrativo. Con il rientro di Polo e gli sguardi dei ragazzi ed una consapevolezza che, sicuramente, avrebbe di nuovo mescolato le carte di un gioco che si approccia alla sua fine.

Questa terza stagione di Elite si apre nell’esatto momento in cui si era chiusa la precedente, con il suddetto studente che ritorna alla celeberrima Las Encinas, affiancato dalla madre e circondato  dagli sguardi rotti di tutti gli altri protagonisti.

Il tema fondamentale, primario, del nuovo arco narrativo, è senza ombra di dubbio la crescita, rappresentato sia dal fatto che ci troviamo all’ultimo anno di scuola dopo il quale bisogna lottare per il proprio futuro, sia da alcuni altri soggettivi dettagli.

Per quanto concerne la storia principale dietro alla tragica scomparsa di Marina, questa, come al solito, partendo da Guzman e Samuel, si snoda silenziosamente in tutti gli altri sviluppi, impattando continuamente sugli altri personaggi che, volenti o nolenti, vengono trascinati al suo interno.

Loro due sono quelli che più apertamente, però, manifestano il loro disgusto per la situazione. Avvicinatisi nella seconda stagione, adesso vedono Polo realmente per quello che è, tentando in tutti i modi di metterlo sotto pressione, scavalcando l’immenso potere delle madri, inconsapevoli (queste) della verità. Entrambi si lanciano nelle situazioni più disparate e attuano azioni crudeli, pur di ottenere quella tanto agognata “giustizia” verso Marina:

Da una parte Guzman continua, inevitabilmente a soffrire per la sorella, arrivando anche a gesti estremi ma, evolvendo a sua volta, soprattuto negli ultimi episodi e raggiungendo un’accettazione che lo eleva a livello di scrittura. Dall’altra, invece, Samuel vede andarsene anche la madre, per raggiungere il fratello ora nascosto. Il passato gli ha portato via tutto, si ritrova da solo ed è disposto anche ad “usare” una cara amica pur di ottenere la libertà di coloro a cui tiene.

 

Un’altra delle tematiche fondamentali di Elite 3 risiede in quella che potremmo definire: “L’emancipazione femminile”. 

Tutto ciò riguarda 3 personaggi in particolare: Carla, Nadia e Rebeca.

Parlando della prima, della “marchesa”, adesso ci viene mostrata da un punto di vista molto curioso, mettendo in evidenza una continua oggettivizzazione a dir poco anacronistica. Carla, in questa terza stagione, viene “usata” continuamente, viene manipolata dal padre e dalla madre, e viene vista alla stregua di un accessorio da Yeray. Il percorso che vive la condurrà ad un’importante consapevolezza e distacco, elevandola per quello che è, senza che nessuno detti le regole della sua vita.

Una strada molto simile vive anche Nadia, diciamo che lei, però, la vive da un punto di vista totalmente differente, e si batte fin dai primissimi episodi della serie. Nel corso di Elite 3 però, Nadia troverà finalmente il coraggio di staccarsi da tutto ciò che la frena, senza aver bisogno di mentire neanche per un secondo. La ricerca della sua identità rompe tutti i limiti culturali del caso, ponendola, alla fine, ad un livello totalmente differente da quello a cui siamo abituati.

Interessanti anche gli eventi intorno a Rebeca, la quale, inizialmente decisa a prendere delle scelte, a distanziarsi dalla madre, si ritrova invischiata nel suo “mondo” per poi rigettarlo totalmente.

Un’altra strada ancora, sempre a livello narrativo, la vivono Omar e Ander, con la scoperta di quest’ultimo di avere la leucemia. Con una scelta del genere Elite mette in mostra un’ulteriore lato dell’essere umano, quello legato alla paura ed alla fragilità che non sempre conducono a scelte giuste…

A coronare tutto quanto, un omicidio che apre con il botto questa terza stagione di Elite. Polo viene ucciso da qualcuno, è così che si aprono gli eventi, ed è intorno a questo omicidio che si costruisce la narrazione, riprendendo a piene mani dalla prima stagione. Ancora una volta la morte torna, terribile, nella vita di questi ragazzi, ancora una volta interrogatori, ancora una volta la narrazione si divide in più stralci temporali, costruendo una climax sempre più forte man mano che ci si avvicina al finale.

Questa volta, però, a morire è un personaggio negativo, un personaggio che tutti guardano male, pubblico compreso, ed è proprio qui che Elite colpisce in pieno e si distacca da una banalità pre annunciata.

Nel corso della nuova stagione vediamo come Polo viene trattato e visto da tutti, e ancora una volta, in maniera evidente, viene mostrato quanto questo ragazzo sia in realtà succube di tutti quelli che conosce. Un tempo lo era di Carla, ora delle madri, di Cayetana e Valerio, fino a una sorta di “maturazione” finale, a una sorta di crescita poco prima della sua scomparsa. Ecco che il personaggio viene stravolto agli occhi dello spettatore, è questo il giogo della serie, ponendo proprio un assassino nella stessa identica situazione in cui si trovava Marina poco prima di morire.

Il parallelismo con la ragazza è evidente. Tutti la odiavano, nessuno la voleva più tra i piedi. Uguale con Polo, inquietantemente identico. Poi la fine di tutto. Causale e guidata dalla rabbia di qualcuno che viene ferito dalle parole del ragazzo ora sporco di sangue, ora in caduta libera verso il nulla…
Fondamentali i suoi ultimi istanti di vita. Fondamentale quello che gli dice Guzman guardandolo mentre si spegne lentamente, accompagnato da una regia che trasmette perfettamente quanto la situazione sia surreale.

 

Elite 3 - Recensione:
8.5 Reviewer
4 Users (1 voto)
Pro
-Buona regia e fotografia
-Colonna sonora studiata in base a ciò che avviene in scena
-Buona recitazione generale dei giovani attori.
Contro
-Tantissime marchette, soprattutto per quanto concerne gli abiti che i ragazzi indossano e gli accessori.
-Superficialità in alcune piccole cose.
Conclusioni
Questa terza stagione di Elite si pone dunque ad un gradino più in alto, per quanto riguarda la crescita dei suoi personaggi che, vivendo in un contesto parecchio negativo, riescono comunque a trovare una loro strada, una loro identità, senza dover mai troppo rinunciare a quello che sono. Fuso a tutto ciò un'esagerazione che a tratti non dispiace e che incuriosisce, soprattuto se si pensa a quello che potrebbe avvenire in futuro...
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Nicholas Massa

Ho sempre trovato nella scrittura un qualcosa di mio: il poter esprimere quanto ho dentro, parlando di argomentazioni che amo, penso sia un'obiettivo di vita importantissimo. Studente in Lingue, culture, letterature e traduzione, dopo la pubblicazione di due romanzi ho intrapreso la strada del giornalismo senza guardarmi dietro.

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Nicholas Massa

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