È Domenica e sapete questo cosa significa per Gogo Magazine: viaggio nel tempo! Oggi torniamo indietro al 2002, per un family drama nato senza troppe pretese ma che ha saputo lasciare un segno per chi l’ha vissuto, e soprattutto per chi ci ha lavorato. Ritiriamo fuori le sciarpe perché ci aspetta l’aria di montagna di Everwood!
Guardare Everwood è come osservare i paesini chiusi nei globi di vetro che si ricoprono di neve quando vengono capovolti. La realtà di Everwood è sempre stata quasi fiabesca, fuori dal mondo metropolitano, distante dalla frenesia delle grandi città, immersa in un’atmosfera rarefatta, accogliente nonostante lo scenario di montagna e pura nella sua umanità più umile e modesta.
Nel 2002 Everwood è entrato nelle vite degli appassionati di serie tv proprio come una storia raccontata prima di andare a letto, una storia di provincia, distante mille miglia dai fasti e dagli ambienti lussureggianti della California, diverso anche dai teen drama ambientati nelle piccole cittadine ma sempre sfumati da una modernità concreta e riconoscibile, Everwood appariva quasi come un paese perso tra le montagne e dimenticato da tutti in cui il tempo si era fermato o semplicemente scorreva su percorsi sconosciuti.
Everwood è stato un family drama insolito e originale a causa della sua essenziale semplicità, anche per l’epoca in cui è andato in onda, e oggi forse passerebbe quasi inosservato proprio per la magica ordinarietà di cui è pervaso ma nel suo piccolo microcosmo, in quella realtà così morbida e delicata eppure intimamente intensa nelle sue emozioni, Everwood ha saputo creare qualcosa di personale, uno spazio tutto suo, un’identità definita, di spessore, indimenticabile proprio perché caratteristica nella sua purezza.
Prima fatica di uno dei produttori più prolifici della televisione moderna, Greg Berlanti, Everwood ha rappresentato esattamente questo, ossia un punto di partenza per una serie di strade destinate a un futuro brillante. Così come la famiglia Brown ha ricominciato a vivere in quella realtà così modesta e così diversa dalla metropoli per eccellenza, allo stesso modo Everwood in quanto serie si è rivelata, nonostante la sua fama moderata, una fucina di Efesto soprattutto per la generazione adolescente coinvolta nel progetto, un ensemble di giovani artisti i cui nomi oggi non passano inosservati.
Scopriamo quindi insieme i 3 attori hanno mosso i loro primi passi proprio in quel paesino del Colorado così fuori dal mondo chiamato Everwood.
1. C’era una volta Everwood – Emily VanCamp
Emily VanCamp è una di quelle attrici che un appassionato di serie tv può onestamente dire di “aver visto crescere” davanti ai suoi occhi perché con la sua delicata modestia, la sua rassicurante dolcezza e il costante e talentuoso impegno, la VanCamp ha scandito delle fasi definite del piccolo schermo, partendo proprio da Everwood, proseguendo con Brothers & Sisters, eccellendo in Revenge e ritornando con sicurezza ed esperienza in The Resident. Ma per chi ha seguito proprio queste tappe in ordine cronologico, Emily VanCamp in realtà non è affatto una sorpresa del panorama televisivo perché anche alle sue prime armi in Everwood, anche quando interpretava “solo” un’adolescente apparentemente privilegiata alle prese con problemi più o meno tipici della sua età, la VanCamp sapeva bene come rubare la scena e alzare l’asticella di ciò che una serie modesta come Everwood cercava.
Meno confusa di Joey Potter e ben distante dalla sognatrice Liz Parker, nella sperduta Everwood Amy Abbott aveva già subito dalla vita un paio di colpi bassi difficili da superare, aveva costruito per questo un’insospettabile corazza di sarcasmo e leggero cinismo senza perdere la sua congenita gentilezza, aveva indossato un impeccabile costume da ragazza e studentessa modello pur celando dentro di sé un’insicurezza tale da diventare preda di attacchi di panico e dipendenze quando la sua realtà si mostrava in tutta la sua cattiveria.
Amy Abbott era in Everwood una protagonista tipica e atipica al tempo stesso ma Emily VanCamp era la costante in queste antitesi, dimostrandosi capace di imporsi delicatamente sulla scena sia nei momenti più ordinari che in quelli più intensi e la sua interpretazione in seguito alla morte di Colin resta ancora uno dei suoi migliori biglietti da visita.
2. C’era una volta Everwood: Sarah Drew
Sarah Drew è spesso quel tipo di attrice ingiustamente sottovalutata, quel volto che prima della “grande svolta” abbiamo incontrato in svariate comparse a cui forse non abbiamo mai prestato davvero attenzione perché costantemente nell’ombra. Per i fan di Everwood però Sarah Drew non è mai stata solo una comparsa ma un’interprete che ritrovavamo con piacere ovunque potessimo vederla, da Castle, in cui interpretava una tata dall’equilibrio psicologico instabile, a Law & Order: Special Victims Unit, da cui in realtà sono passati più attori di quanti effettivamente ce ne siano nella televisione statunitense.
È innegabile che sia stato con il ruolo di April Kepner in Grey’s Anatomy che Sarah Drew ha davvero raggiunto la popolarità e il riconoscimento del suo talento ma ancora una volta, è in Everwood che quel talento è emerso per la prima volta, è in Everwood che qualcuno ha pensato “questa ragazza farà strada”.
La sua Hannah è stata senza ombra di dubbio la new entry migliore della serie, quella così giusta per la storia e per i suoi personaggi da far apparire il suo arrivo un imperdonabile ritardo da parte degli autori di Everwood, quella in grado di far distogliere lo sguardo anche dai protagonisti. Apparentemente fragile e delicata, Hannah era una ragazza introversa e timida che non aveva scelto la gentilezza come modo di essere in quanto unica soluzione ma che l’aveva scelta a dispetto di una tragedia in grado di trasformare qualunque adolescente ma da cui Hannah aveva deciso di non farsi definire.
Il percorso di Sarah Drew è cominciato in Everwood prima che Grey’s Anatomy comparisse all’orizzonte e adesso non ci resta che scoprire quale altra realtà sarà fortunata abbastanza da testimoniare la sua talentuosa presenza.
3. C’era una volta Everwood: Chris Pratt
Prima di addomesticare dinosauri e prima di diventare un eroico contrabbandiere della galassia, Chris Pratt era un ordinario adolescente un po’ sconclusionato ma profondamente buono che cercava solo di trovare la sua strada in quel di Everwood. Come è successo con diversi attori hollywoodiani che oggi occupano le prime pagine delle riviste di cinema e non solo, anche la carriera di Chris Pratt è stata impostata proprio dal piccolo schermo e da quelle serie tv che oggi appaiono incredibilmente sottovalutate, come Everwood e la sit-com Parks and Recreation, senza contare le comparse nel celebre teen drama glamour The O.C..
Confuso e inizialmente prepotente e insopportabile, Bright Abbott è in Everwood in realtà il classico personaggio che impari ad amare ben presto proprio per un animo totalmente diverso da quello stereotipato che viene presentato al principio, e lungi dal subire una trasformazione fiabesca da ranocchio a principe azzurro proprietario di un castello, la caratterizzazione di Bright in Everwood, per quanto evolva, non cambia mai del tutto né i pregi né i difetti del ragazzo ma lo spinge a credere maggiormente nei primi per compensare all’inevitabile presenza dei secondi.
Seppure certamente ridimensionata, anche l’interpretazione di Chris Pratt in Everwood denota già un futuro brillante che ha solo avuto bisogno di emergere con un pizzico di fortuna che a volte serve proprio agli attori migliori.
Come tante delle serie tv della sua generazione, anche Everwood ha saputo segnare un piccolo standard nel suo mondo e l’ha fatto con un’eredità artistica che oggi si nota con evidenza quando osservando il panorama televisivo e cinematografico, riconosci quei volti così familiari che hanno mosso i loro primi passi nella lontana e suggestiva cittadina del Colorado.