Game Of Thrones

Game of Thrones: ecco perché l’episodio 8×05 è un completo disastro

L’episodio 8×05 di Game of Thrones è stato rilasciato, ma neanche “The Bells” è riuscito a salvare la serie tv dal declino: andiamo a capire il perché

Game of Thrones sta passando un periodo decisamente difficile. La serie tv di HBO, universalmente riconosciuta come una delle serie migliori di tutti i tempi, sembra essersi definitivamente persa dopo il terzo episodio dell’ottava stagione, non riuscendo più a rimettersi in carreggiata.

Il giudizio della critica e del pubblico è chiaro: su Rotten Tomatoes i primi due episodi hanno un punteggio che oscilla tra gli 80 e i 90/100, mentre gli ultimi due raggiungono a stento i 50/100. Stessa situazione sul sito di recensioni IMDB, che valuta rispettivamente i primi due episodi con 8.1 e 8.4/10 e gli ultimi due con 6.1 e 6.8/10.

Ma esiste un reale calo nella qualità della serie? O questa presunta decadenza è stata data da dalle aspettative troppo alte, impossibili da soddisfare in soli sei episodi? Andiamo a spiegare il motivo per cui utilizzare la parola “disastro” per descrivere quest’ultimo episodio non è assolutamente un’esagerazione.

Iniziamo immediatamente dal problema più grosso della puntata: il comportamento di Daenerys Targaryen. Secondo gli sceneggiatori della serie (e secondo molti fan) Daenerys avrebbe iniziato a dare segni di pazzia da diverse stagioni, dunque il suo comportamento durante l’episodio sarebbe giustificato, in quanto culmine di un ponderato e razionale percorso narrativo.

Per spiegare il motivo per cui il massacro di Approdo del Re non ha assolutamente senso a livelli di trama e sviluppo del personaggio, bisogna innanzitutto rispondere alla domanda: cosa vuol dire essere “pazzi” nelle cronache del ghiaccio e del fuoco?

Per capirlo è necessario fare un passo indietro, tornando ad Aerys II, il re folle, un uomo che pensò di dare fuoco ad una città e massacrare tutti i suoi abitanti perché convinto di rinascere sotto forma di drago. Il re folle espone secondo George R.R. Martin il perfetto esempio di “pazzia”: un uomo che amava fare del male al prossimo, che provava piacere nel bruciare vivi i suoi nemici, convinto di essere immortale e con un indole maligna che lo portava ad essere totalmente distante dalla realtà.

Daenerys Targaryen è stata, tuttavia, costruita in maniera molto differente. Durante le prime sei stagioni la madre dei draghi si è trovata di fronte ad una serie di scelte morali che avrebbero potuto delinearne o meno un profilo “folle”: a conti fatti però, questo non è mai accaduto. Daenerys durante la terza stagione avrebbe potuto tenere gli immacolati come schiavi e lasciare Astapor con un’armata, ma decise di liberarli e gettare via la frusta, facendosi seguire solo grazie alla sua benevolenza; allo stesso modo avrebbe potuto successivamente accettare l’offerta degli schiavisti e ottenere oro, navi ed un esercito per conquistare Westeros, ma la giovane Targaryen anche in quel caso decise di restare ad Essos fino alla completa abolizione della schiavitù.

In Essos Daenerys si creò la nomea di “distruttrice di catene”, salvò milioni di vite e venne accolta nelle città come Mhysa (madre), una sorta di salvatrice. La cattiveria della madre dei draghi fu, per sei stagioni, indirizzata esclusivamente verso chi la meritava: schiavisti, traditori ed eserciti nemici.

Partendo da questi presupposti, sarebbe dunque corretto considerare “folle” una persona che giustizia i nemici tramite il fuoco, anziché con un colpo di spada? Fu folle Robb Stark quando giustiziò Rickard Karstark, uno dei suoi più fedeli vassalli, perché non obbedì ad un suo ordine? Fu pazzia quella di Jon Snow  quando giustiziò Olly, un bambino di dieci anni, perché questo lo tradì dopo che Jon gli chiese di combattere fianco a fianco con le persone che massacrarono la sua famiglia? Cosa avrebbe fatto Stannis Baratheon, uno dei migliori strateghi militari e per molti il miglior candidato a sedere sul trono di spade, se Randyll e Dickon Tarly si fossero rifiutati di inginocchiarsi dopo aver perso una guerra? Non li avrebbe forse giustiziati?

Daenerys, nonostante i molti errori commessi, non diede mai segni di pazzia durante il suo percorso narrativo: questo fino allo scorso episodio. Tornando ai libri, se anche George R. R. Martin decidesse di trasformare questo personaggio nella cosiddetta “mad queen”, non lo farebbe mai tra un capitolo e l’altro, ma costruirebbe un’arco narrativo intelligente e sensato capace di rendere credibile un cambiamento di questa portata.

Anche poggiandosi sulle basi sorrette dall’episodio quattro, la rabbia di Dany avrebbe dovuto essere rivolta verso Cersei Lannister: a questo punto avrebbe avuto senso attaccare con Drogon la Fortezza Rossa, non bruciare l’intera città. Il massacro di Approdo del Re, oltre a posarsi su enormi buchi narrativi come la completa inefficienza della balliste (che uccisero Rhaegal con tre colpi nello scorso episodio), non ha senso perché è totalmente fuori linea con la scrittura del personaggio in questione.

Il secondo è un problema di pura logica: lo show mischia in continuazione le carte in tavola modificando i numeri degli eserciti e la forza dei draghi (o delle balliste) a proprio piacimento. Nello scorso episodio undici navi riuscirono ad uccidere un drago sparando tre colpi da un enorme distanza, perché in questo circa sessante balliste sono invece risultate completamente inefficaci contro un singolo bersaglio molto più vicino?

La compagnia dorata è stata inoltre distrutta in circa tre minuti di episodio, risultando completamente inutile e rendendo di conseguenza poco chiaro il motivo della sua introduzione; allo stesso modo i dothraki e gli immacolati si sono esponenzialmente moltiplicati in numero, passando dalla manciata rimasta viva dopo l’episodio tre a qualche migliaio di unità in questa battaglia.

Lo show continua poi a sovrapporre comportamenti assurdi di alcuni personaggi con evidenti buchi di trama, finendo per sacrificare completamente il realismo della battaglia e puntando tutte le sue fiches sulla spettacolarità a schermo.

Ecco allora che Jaime Lannister manda alle ortiche otto stagioni di crescita del personaggio per tornare da Cersei, Arya Stark continua a essere messa nelle situazioni più assurde senza mai rischiare di morire, Varys viene giustiziato senza una vera prova del proprio tradimento e Jon continua ad avere un impatto sulla trama tendente allo zero, ripetendo a ruota le stesse frasi da ormai tre episodi.

La serie sa benissimo dove vuole andare a parare, ma non ha il tempo di costruire in maniera sensata le condizioni per il finale desiderato e deve quindi obbligatoriamente spostare i pezzi sulla scacchiera per creare le situazioni necessarie per farlo accadere.

Game of Thrones ha fretta, troppa fretta di concludere. Resta evidente come la maggior parte dei problemi siano stati creati per un’evidente mancanza di tempo, voglia e idee, ma la cosa peggiore è che HBO aveva in principio richiesto due stagioni (7 e 8) complete e non aveva dato agli sceneggiatori limiti di budget e tempo.

I veri problemi della stagione 8 non sono ritrovabili esclusivamente nella trama abbozzata, nell’assurda risoluzione del conflitto con gli estranei, nei dialoghi scritti in fretta e furia o nel comportamento innaturale dei personaggi, ma soprattutto nella semplice fretta da parte di David Benioff e D.B. Weiss di chiudere la serie e passare oltre.

Game of Thrones non ha il tempo di arrivare dove vorrebbe, e gli espedienti scelti dagli autori per creare le condizioni che portino al finale desiderato finiscono per trattare gli spettatori come stupidi, chiedendo loro di rinunciare a qualsivoglia tipo di logica e accettare semplicemente tutto quello che porterà alla chiusura della storia.

Ci sono comunque stati dei buoni momenti, come lo scontro tra il Mastino e la Montagna o l’emozionante morte di Cersei e Jaime, ma è impossibile guardare la serie e trovare qualcosa che giustifichi i due anni impiegati per girare questi sei episodi.

E voi? Cosa ne pensate? Fatecelo sapere nei commenti, mentre se volete leggere una recensione oggettiva e imparziale potete farlo a questo link.

Alessandro Digioia

26, studente universitario presso il Campus Luigi Einaudi di Torino. Scrivo occasionalmente di sport, cinema, videogiochi, musica e attualità.

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