È giunta al termine la prima stagione de Il Miracolo, la serie evento di Niccolò Ammaniti. “Mea culpa” e “La quota legittima”, le ultime due puntate andate in onda ieri sera su Sky Atlantic. La recensione di Gogo Magazine.
Otto puntate dense dove la tensione rimane costante così come la qualità. Il Miracolo è un prodotto d’eccellenza italiano. L’esordio registico di Niccolò Ammaniti, assieme a Francesco Munzi e Lucio Pellegrini, non sbaglia un colpo. È veramente la serie evento fino a questo momento del 2018.
Riuscire a sviscerare tutte le questioni affrontate da Niccolò Ammaniti ne Il Miracolo è veramente complicato e si rischierebbe, innanzitutto, di uscire dal seminato. Per questo penso sia giusto inquadrare la vicenda nella sua interezza, analizzare la sua parabola, che possiamo definire circolare, in 8 puntate che coprono un arco temporale di 8 giorni.
Il Miracolo non salva nessuno (Lazzaro a parte)
Ritorna il tema palazzeschiano, limitato ed estremizzato, e per nulla comico. Drammatico dal principio alla fine senza lo spazio di una risata. La statua della Madonna piange per conto suo e osserva gli affanni dei personaggi coinvolti. Li spiazza, distorce fino a spogliarli di ogni certezza. Li scaraventa sul ciglio del baratro e li spinge nell’abisso.
Qui, nell’abisso, i personaggi sperimentano una condizione di dolore e solitudine che li fa impazzire. La tragicità degli eventi a cui sono sottoposti è spaventosa. Ha una forza così dirompente da frantumare le vite di ognuno di loro. E qui, nudi, soli, delusi, arrabbiati, traumatizzati, cercano l’ultimo appiglio per non sprofondare nel buio più totale. E cosa cercano? Una ragione. Qualcosa che giustifichi gli eventi. Si tratta di un desiderio radicalmente umano. Un urlo disperato nel deserto che richiama il finale di Teorema di Pasolini del 1968 (romanzo e film).
Lì, non era stata una statua che piangeva sangue a stravolgere le vite dei personaggi, ma una figura dal sapore messianico. Nonostante questa differenza l’effetto causato da entrambe è simile se non identico. Perché alla fine la vita continua, nonostante tutto. Con una consapevolezza diversa, dopo aver subito un cambiamento radicale, ma continua.
Il secondo avvento
Se da una parte c’è quest’aspetto psicologico o esistenziale, dall’altra parte la parabola degli 8 giorni de Il miracolo può essere letta in chiave religiosa. Iniziando dalle citazioni bibliche, passando dalla trasposizione moderna del sacrificio di Isacco, fino al secondo avvento di Cristo.
Il messaggio di Niccolò Ammaniti è forte. Se, da una parte, non si viene a conoscenza a chi appartiene il sangue, dall’altra, è lecito supporre che possa appartenere a Cristo. Grazie al progresso scientifico è possibile fecondare con il DNA ricavato da questo sangue, l’ovulo di una donna. In questo caso non si tratta di una donna qualsiasi, ma della biologa e lesbica Sandra (Alba Rorhwacher). Inutile stare a sottolineare quanto possa essere potente il significato di questa scena.
L’attualità politica
Parabola esistenziale, parabola religiosa e infine pure parabola politico-sociale. Gli otto giorni sono calati in un contesto nazionale delicato, in attesa del referendum sull’uscita dall’Europa, chiamata Itaexit. E anche qui la presa di posizione di Niccolò Ammaniti è netta, chiara e forte. La crisi personale del premier Fabrizio Pietromarchi (Guido Caprino) segue parallelamente la crisi italiana. Solo un miracolo potrebbe salvare la situazione, così la serie lascia intendere.
Guido Caprino
E il miracolo si presenta sotto forma di un tragico evento: la morte di Carlo, il figlio del premier. Questo innesca un meccanismo di solidarietà sociale che si lega al dolore intimo di Fabrizio Pietromarchi. Fino a prima lasciato solo e piano piano abbandonato da tutti (cittadini compresi), perché visto solo come un freddo politicante distante dalla realtà. Poi, il giudizio, dopo il tragico evento, si capovolge. Fabrizio è visto non più come politico, ma come padre di famiglia che sta attraversando il dolore più grande della sua vita. L’esito del referendum è scontato: L’Italia resta in Europa.
Un messaggio politico forte di Ammaniti che va al di là del pro o contro l’Europa, ma indaga, riprendendo espedienti narrativi di Palazzeschi, i movimenti della massa: di come questa maturi le proprie idee e di come possa cambiarle repentinamente.
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Il Miracolo - Stagione 1
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Pro
La struttura della trama è solida. Non si perde mai la tensione, non ci sono punti morti. I personaggi hanno una costruzione profonda attenta alle sfumature psicologiche.
Contro
La perfezione non esiste. In cosa difetta Il miracolo? Il fatto che abbia una fine e non ci siano più puntate.
Formazione prettamente umanistica: dalla triennale in Lettere a Torino alla magistrale in Editoria e giornalismo a Roma. Appassionato di scrittura e cultura... e oramai da anni invischiato nel mondo delle serie tv.