Serie TV

Il monopolio pericoloso di Netflix

Il monopolio pericoloso di Netflix

Negli ultimi anni, grazie all’arrivo di Netflix le serie TV si stanno guadagnando una fetta di pubblico sempre più grossa. Per accorgersene, basterebbe guardare i numeri di quello che al momento è il più grande distributore di questa tipologia di contenuti: alla fine del 2011, Netflix poteva contare 23 milioni di abbonati; nel 2015 il numero di utenti è arrivato a 74 milioni, con una crescita del 221%. Attualmente, la piattaforma può contare su 125 milioni di abbonati; una crescita davvero incredibile nel giro di “soli” sette anni. Ma siamo davvero sicuri che il monopolio di Netflix sia un qualcosa di pericoloso?

Netflix serve e produce

La grande popolarità ottenuta da Netflix nel corso degli anni, ha permesso alla società statunitense di puntare anche su produzioni proprie. Ed è proprio questo il problema principale: se Netflix ha contribuito alla grande popolarità di cui godono attualmente le serie TV (sopratutto tra i giovani), il rovescio – inevitabile – della medaglia sta nella diminuzione della qualità. Aumentando l’offerta infatti (negli ultimi dieci anni il numero di serie TV è aumentato in maniera esponenziale), si riduce anche la qualità di quest’ultima. Per carità, all’azienda californiana va dato atto di aver tirato fuori dal cilindro delle produzioni di altissimo livello come “Stranger Things” e “Narcos”, ma per poche ciambelle riuscite in maniera perfetta, ce ne sono troppe “senza buco”. “Elite”, “American Vandal”, “Glow”, “Chewing Gum”; insomma, la lista di produzioni “Netflix Originals” di cui avremmo davvero fatto a meno è molto lunga. Produzioni che tra l’altro, godono di ottima popolarità, a discapito di pellicole che invece sono destinate a finire nel dimenticatoi, magari perchè poco pubblicizzate su tale piattaforma o perchè scartate dagli utenti.

Il monopolio uccide (l’arte)

La società nata in quel di Los Gatos però, non autoproduce solamente serie TV. Nel catalogo dei “Netflix Originals” rientrano infatti anche i film, che come potrete immaginare, non hanno nulla a che vedere con le “vere” produzioni. Certo, anche qui sono state tirate fuori dal cilindro delle vere e proprie gemme come “Sulla mia pelle”, “I due papi” e “The Irishman”, ma l’offerta è piena di brodaglia, film spacciati come dei veri e propri capolavori, a discapito di quelli che davvero meriterebbero di essere visti, e che invece rimangono nell’anonimato. Questo perchè il monopolio di Netflix andrebbe iniziato a essere considerato come un qualcosa di pericoloso. Tanto di cappello per chi ha praticamente cambiato la fruizione di contenuti multimediali nell’era di Youtube, ma al mondo della cinematografia, urge – e in maniera rapida – un vero e proprio concorrente, in grado di proporre esclusive, anteprime e cosi via; insomma, contenuti di qualità che spingerebbero la società californiana ad “alzare l’asticella”.

Combattere a suon di esclusive

A contrastare la crescita senza cenni di rallentamento di Netflix, ci sta provando Amazon, con la piattaforma denominata “Prime Video”, che grossomodo cerca di offrire lo stesso servizio del rivale. Un catalogo di serie TV e un catalogo di film e documentari; sicuramente meno vasto del rivale, ma a un prezzo decisamente più contenuto. Prime Video infatti è incluso nell’abbonamento ad Amazon Prime. L’unico (per ora) difetto della piattaforma, riguarda il catalogo: nonostante infatti le cose stiano leggermente migliorando negli ultimi mesi, Netflix gode ancora di parecchie e importanti esclusive, lasciando ai rivali (da segnalare ci sarebbe anche Infinity) giusto le briciole. “La casa di carta” ad esempio, al momento è disponibile solamente sulla piattaforma californiana. Quella che è appena iniziata, e che con ogni probabilità si prolungherà per molto tempo, altro non è che una guerra. Una guerra che sarà combattuta a suon di esclusive.

 

 

Fonte immagine: lastampa.it

 

 

 

 

 

 

 

 

Matteo Paniccia

Nato ad Alatri il 23/03/1997, attualmente collabora per numerose testate giornalistiche sportive. Raccontare di calcio però, non è il suo unico hobby (fortunatamente). C'è spazio anche per i libri, la musica e i videogiochi.

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