Recensione

“Hunters” prima stagione: la recensione

Hunters, la serie originale di Amazon Prime, ha conquistato il pubblico ed agitato la critica e si prepara ad accompagnarci per varie stagioni.

È uscita su Amazon Prime il 21 febbraio 2020 e già Hunters, coinvolgente serie prodotta dalla piattaforma streaming insieme alla Monkeypaw Productions del premio Oscar Jordan Peele ed alla Sonar Entertainment, ha provocato grande attenzione e sollecitato il dibattito, tanto da pianificarne cinque stagioni.

Jonah a Coney Island in mezzo agli amici in un frame di Hunters.

Lo stile e la trama di Hunters.

C’è molto pulp in questi primi dieci episodi della serie: ci sono ambientazioni alla Tarantino, tante pallottole esplose su altrettante teste, gli anni ’70 con i loro jeans a zampa e le stampe colorate ed eccentriche, ma anche con la criminalità dilagante ed una New York nel caos. Ci sono un gruppo di personaggi particolari, apparentemente efferati, uniti da una missione comune: vendicare gli ebrei sterminati dall’Olocausto ed uccidere i criminali nazisti nascosti negli Stati Uniti. C’è poi la storia del protagonista, Jonah Heidelbaum, un giovane ebreo appassionato di fumetti che vive con la nonna Ruth, scampata alla furia nazista, fino al giorno del suo omicidio. Da quel momento, nel bel mezzo del dolore più profondo, il ragazzo scopre il passato della nonna e conosce Meyer Offerman, un ricco ebreo che diventa per lui una sorta di mentore. È Offerman a raccontargli degli hunters, il gruppo di Cacciatori di nazisti di cui Jonah entra a far parte. È sempre lui ad accompagnare il ragazzo nell’eterna lotta tra il bene ed il male, tra il giusto, lo sbagliato ed il “necessario”.

Logan Lerman ed Al Pacino in una scena di Hunters.

Il cast della serie originale Amazon Prime.

Il grande colpo di David Weil, che ha scritto e diretto Hunters, è stato senza dubbio avere Al Pacino nel cast. L’attore, “mostro sacro” di Hollywood e colonna portante della serie, ne ha fatto almeno inizialmente la fortuna, pubblicizzandola e generando maggiore interesse intorno alla sua uscita. Il suo Meyer Offerman è perfetto, feroce, calmo ed inquietante: la performance di Al Pacino è meravigliosa ma non ingombrante. C’è ampio spazio per Logan Lerman, il vero protagonista della serie, che sboccia nei panni di Jonah: la psicologia del suo personaggio è ben tracciata, come se la sua storia fosse quella di un romanzo di formazione, di un ragazzo che deve decidere, a sue spese, da che parte stare. Ci sono poi ottimi attori in ruoli secondari, che contribuiscono a rendere Hunters così accattivante: tutta la squadra dei Cacciatori, ad esempio, nasconde al suo interno delle micro-storie misteriose.

Il gruppo di Hunters che cacciano i nazisti scappati dalla Germania in America.

Hunters, il resto del cast dei Cacciatori.

C’è Kate Mulvany che interpreta Sorella Harriet, una risoluta suora cattolica con un passato enigmatico e spesso in disaccordo con Offerman, il capo dei Cacciatori. Tiffany Boone nella serie è Roxy Jones, giovane madre separata e di colore che lotta per i diritti delle minoranze. C’è Joe Torrance, un veterano della guerra in Vietnam, violento e sensibile, il braccio armato del gruppo, interpretato da Louis Ozawa Changchien. Josh Radnor è invece Lonny Flash, e sebbene sia difficile scostarlo dal suo Ted Mosby in How Met Your Mother, in Hunters Radnor dimostra tutte le sue capacità, vestendo splendidamente i panni di un attore ebreo fallito dopo qualche ruolo rilevante. Ci sono Carol Kane e Saul Rubinek, rispettivamente Mindy e Murray Markowitz, coniugi a cui è stato strappato il figlio ancora piccolo. La loro è forse la storia più toccante e quella più espressamente ripresa da personaggi realmente esistiti, distrutti dall’Olocausto. E questo se si vuole parlare dei “buoni”. Poi c’è Millie Morris, una straordinaria agente dell’FBI interpretata da Jerrika Hinton, che indaga, cercando la verità, nello spazio più pericoloso, quello tra i Cacciatori ed i nazisti.

Lena Olin alias Il Colonnello di Hunters.

I nazisti, la narrazione dei cattivi.

E poi ci sono loro, i nazisti, che in Hunters stanno organizzando un nuovo sterminio di massa e la fondazione del Quarto Reich. Nella serie sono personaggi quasi sempre esaltati, accomunati da crudeltà e freddezza, sono spietati nel loro disegno criminale. Ma sono anche persone comuni, a tratti ridicole, a tratti sole. Capeggia Lena Olin nelle vesti de Il Colonnello. Ci sono i suoi adepti tra cui l’americano Travis Leich: l’attore Greg Austin riesce ad interpretare un giovane sadico e sanguinario, il più truce tra i neonazisti. Sono tutti microcosmi, vite trascorse nascoste dietro a vite nuove, ripulite dai crimini di guerra, che però sono sempre lì a bussare alla porta. Anche in una società, quella americana, apparentemente piegata al compromesso. Ne è esempio Biff Simpson, ex nazista ed ora politico di spicco interpretato da Dylan Baker, un personaggio corrotto e soprattutto corruttore, che cerca di fare unicamente il proprio interesse.

I Cacciatori di Hunters.

Hunters, e quindi?

E quindi è una serie riuscita, in cui la grande fantasia del suo autore (tanta, talmente tanta da non far gridare allo scandalo o al revisionismo storico) si intreccia bene, se è possibile farlo, con la tragedia dell’Olocausto. Sono particolarmente toccanti i ricorrenti flashback nei campi di concentramento, anche se spesso raccontano scene estremizzate. Forse la parte più rilevante è proprio l’idea del ricordo e del dolore, che connette lo spettatore con i personaggi della serie. Sono molto pop le scene di azione, le lotte, gli omicidi; grotteschi gli sketch sugli ebrei, perché comici e feroci insieme, costringono a fermarsi a pensare. Sono piuttosto delineate le emozioni dei protagonisti, la cui sensibilità, in positivo ed in negativo, trascina chi sta guardando. Ogni tanto si smette di credere alla storia raccontata da Hunters, ma poi è proprio il ritmo della serie a riconquistare. È una produzione interessante, non si sa bene perché, o forse per tutti questi motivi insieme. Come ha scritto su Hollywood Reporter Daniel Fienberg, famoso critico del giornale, non si capisce se Hunters sia bella o brutta, intanto lui la considera «intrigante». Ed il pubblico sembra essere d’accordo. Aspettiamo la prossima stagione.

 

Veronica Antonelli

Laureata in Giurisprudenza, appassionata di cinema, vivo a Roma ma le mie radici sono a Rimini, città di Federico Fellini.

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Veronica Antonelli

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