Recensione

Tigertail: recensione del film ora su Netflix

Rilasciato il 1o aprile da Netflix, Tigertail è un film sul passato, sui rimpianti, sul rapporto padre-figlia. E sull’amore, che una volta abbandonato, raggela tutto. Soprattutto nella vita del protagonista. 

Tigertail, Pin-Jui e la sua storia tra Taiwan e Stati Uniti

La storia raccontata da Tigertail, dal 10 aprile su Netflix, è quella della vita di Pin-Jui, ed inizia proprio nel mezzo di una risaia taiwanese. Orfano di padre, dopo aver vissuto l’infanzia con i nonni (ed aver conosciuto l’amore della sua vita, Yuan) raggiunge la madre Minghua nella cittadina di Huwei (“tiger tail”) iniziando a lavorare in fabbrica con lei. Ma è una vita umile e lui vuole creare una prospettiva ed un futuro migliore per sé e per la madre. Ed allora decide di accompagnare negli Stati Uniti Zhenzhen, la figlia del suo capo, accettando una sorta di matrimonio combinato. Da quel momento Pin-Jui abbandona la vita di prima, e ci lascia dentro tutto l’amore che ha.

Lascia nella vita di prima anche Yuan, nel frattempo ritrovata in città e con cui aveva iniziato un’intensa storia d’amore. C’è una scena bellissima, di ballo, in cui i due (molto trasportati) fantasticano di vivere insieme negli Stati Uniti, e ballare di nuovo lì. Invece Pin-Jui decide di partire, spinto dal senso di dovere e di protezione verso la madre. E già gli aspetti più duri del suo carattere si fanno strada nella sua vita. Non avvisa la fidanzata, che lo scorge dal finestrino della macchina mentre sta partendo con la giovane Zhenzhen. Arriva a New York con lei e da quel momento sembra non possa essere mai più felice.

L’arrivo a New York, la vita di Pin-Jui triste per scelta

Negli Stati Uniti i due giovani sono davvero soli. E questa solitudine che ha la meglio nel loro rapporto è percettibile in ogni movimento della coppia. La colpa è quasi tutta di Pin-Jui, che pensa unicamente al benessere economico della sua famiglia ed a far arrivare la madre che invece non li raggiungerà mai. Tigertail in realtà parte dalla fine. È tutto un ricordo, un flashback nel passato del giovane protagonista, appena rientrato da Taiwan dove era stato proprio al funerale della madre Minghua. Solo questo avvenimento ed il momento di crisi della figlia riescono a fargli mettere in discussione le scelte che avevano cambiato per sempre la sua vita.

I rimpianti, l’affetto per la figlia, il cambio di rotta

Sì, perché Pin-Jui a New York aveva avuto una figlia con Shenzhen (in realtà due, ma il secondo figlio è abbastanza trascurato), provando a mettere in pratica l’idea per cui “alla fine la vostra vita insieme sarà quello che avrete in comune”. Non aveva funzionato ed il risultato era stato un rapporto moglie-marito completamente compromesso. Ed a specchio, anche un rapporto padre-figlia per niente funzionante. Proprio come se il protagonista avesse chiuso in una scatola tutti i suoi sentimenti prima di partire, lasciandoli ad Huwei. In qualche modo, a fatica, Pin-Jui e la figlia Angela, in un momento difficile per entrambi (lei è stata lasciata dal fidanzato, ed è molto più simile al padre di quanto pensi), si riavvicinano. E tornano a Taiwan, ripercorrendo insieme le tappe della vita del protagonista, per riprendere l’amore dove lo aveva lasciato Pin-Jui.

Un film delicato e duro ora su Netflix

Tigertail, diretto da Alan Yang, è un film delicato e molto asiatico. Non lascia tanto spazio all’immaginazione dello spettatore, non è troppo pretenzioso. Ma è colmo di belle immagini, fa scoprire Taiwan, riesce a far commuovere. Mischiando i piani affettivi del protagonista, come succede nella vita (vera) delle persone, il regista avvicina Pin-Jui a chi sta guardando la sua storia. La colonna sonora è splendida, alterna classici occidentali con la miglior musica asiatica: i pezzi di Yao Su Yong & The Telstars Combo ne sono una dimostrazione. I tempi sono lenti e poi velocissimi, incalzati proprio dalla musica. Sicuramente un film da vedere tra quelli attualmente su Netflix.

Veronica Antonelli

Laureata in Giurisprudenza, appassionata di cinema, vivo a Roma ma le mie radici sono a Rimini, città di Federico Fellini.

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Veronica Antonelli

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