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The Rain: RECENSIONE in anteprima dei primi 3 episodi

The Rain. In anteprima la recensione dei primi 3 episodi della prima serie originale danese sulla piattaforma Netflix che uscirà il prossimo 4 maggio. State lontani dalla pioggia!

Se avete letto o sentito da qualche parte la trama di The Rain, la prima serie originale danese su Netflix, potete stare tranquilli: questa recensione, in anteprima, dei primi 3 episodi non avrà grandissimi spoiler. La serie creata da Jannik Tai Mosholt, Esben Toft Jacobsen e Christian Potalivo, nello stile delle serie nord-europee, è lenta, si fa scoprire piano piano, si nasconde e mai tende alla spettacolarità, classica d’oltreoceano, hollywoodiana per intenderci.

The Rain: Simone

Abbiamo pochissimo tempo per assaporare Vordingborg, la cittadina danese dove è ambientata la storia. Anzi, non abbiamo proprio il tempo di vederla. La minaccia incombente piomba nel giro di pochi minuti a forma di enorme nuvola scura sulla città e noi, come la protagonista, Simone, siamo in balia degli eventi… trascinati dal padre e dalla madre in un bunker sotterraneo in mezzo al bosco.

Ed è in questo bunker che The Rain comincia a formarsi. Aiutata dal luogo e dai pochi personaggi (solo i due fratelli, Simone e Rasmus), la regia ha il tempo di trasportare lo spettatore nella mente della maggiore dei due, Simone. Nell’attesa di un Godot, che ha preso le sembianze del padre, viviamo l’angoscia e la solitudine della figlia. L’oppressione e l’impotenza dominano la scena tra primissimi piani, specchi che riflettono il suo volto, flashback di un passato così vicino e ora così lontano.

Dicendo quasi nulla, se non frasi frammentate, ripetute, il primo episodio di The Rain ci cala in un’atmosfera angosciante, claustrofobica, senza darci troppe spiegazioni. Simone catalizza lo spettatore, lo assorbe. Alba August, l’attrice che la interpreta, lavora sui dettagli fisici, i cambi d’espressione, gli sguardi, i gesti, creando una spirale sempre più forte di immedesimazione. Noi vediamo, noi sentiamo, noi pensiamo come lei. E abbiamo la stessa sensazione di impotenza e angoscia che la pervade.

Quando tutto questo si realizza, The Rain ci strappa violentemente da questa condizione e ci trascina sei anni dopo fuori dal bunker.

The Rain: Chiasmi

E uscimmo a riveder le stelle. Dopo 6 anni Simone e Rasmus rivedono il sole, gli alberi, il cielo e vengono catapultati (come gli spettatori) in un mondo post-apocalittico dove la civiltà non esiste più e vige soltanto la legge della sopravvivenza. Non più solo Simone, non più solo lei e suo fratello, ma un gruppetto di sopravvissuti e una trama che si scopre, ma non troppo.

Rasmus (Lucas Lynggaard Tonnesen) e Simone (Alba August)

Negli spazi aperti, la regia di The Rain mantiene la visuale ristretta (eccetto per qualche breve panoramica) e si dà il tempo di introdurre almeno altri due personaggi: Beatrice (Angela Bundalovic) e Martin (Mikkel Boe Folsgaard). La costruzione dei due personaggi segue un’interessante sviluppo contrario a specchio. Due parabole opposte: Beatrice, da comprensiva e altruista a potenzialmente opportunista e senza scrupoli; Martin, da pericoloso e impulsivo a generoso e altruista.

Su questo delicato chiasmo che interessa due personaggi, la trama di The Rain si sviluppa allargando metaforicamente il concetto di bunker. Se il bunker, nella prima puntata, era concreto, quello della seconda e terza puntata assume la grandezza dell’intera Danimarca. E subisce un capovolgimento di significato: da luogo sicuro che dovrebbe tenere fuori il pericolo, diventa luogo che contiene il pericolo.

The Rain punta sulle sensazioni, sugli stati d’animo, sui rapporti sociali calati in una situazione estrema, che ricorda molto The Walking Dead, ma con una vena più angosciante e cupa, ascrivibile allo stile nord-europeo di Dark o The Killing (la versione danese e non il remake statunitense, ovviamente).

Aspettando il 4 maggio per goderci tutti gli 8 episodi di The Rain e soprattutto… state lontani dalla pioggia!

Francesco Nespoli

Formazione prettamente umanistica: dalla triennale in Lettere a Torino alla magistrale in Editoria e giornalismo a Roma. Appassionato di scrittura e cultura... e oramai da anni invischiato nel mondo delle serie tv.

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Francesco Nespoli

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