Serie TV

Watchmen 1×03: Vecchie glorie | RECENSIONE

La terza puntata della miniserie HBO Watchmen, ispirata alla graphic novel di Alan Moore, introduce finalmente un personaggio iconico in una veste inedita.

Dopo aver illuso il pubblico di aver terminato la preparazione della storia, Watchmen posiziona una nuova pedina in un gioco già intricato. L’ingresso in scena di un personaggio iconico della graphic novel amplifica, infatti, la componente metanarrativa della miniserie già evidenziata nel secondo episodio. Sotto questa prospettiva, quindi, lo show si avvicina sempre più alla struttura a ingranaggi su più livelli dell’opera originale senza perdere lo spirito originale della rielaborazione. Il terzo episodio, però, è dedicato a lei, Laurie Blake a.k.a. Silk Spectre II, che irrompe sulla scena senza aver lasciato indizi nelle prime immagini promozionali.

Foto: HBO

Laurie (Jean Smart), dopo aver ritirato per sempre nell’armadio il costume da eroina, è diventata il terrore di tutti i vigilanti. Nei panni di un’integerrima agente dell’FBI, l’ex Silk Spectre dà la caccia a coloro che illegalmente continuano a combattere il crimine dietro a una maschera. Il suo passato, tuttavia, non è davvero completamente ricoperto dalla polvere del tempo. Tutto continua a ricordarle la vita precedente condivisa anche con l’ineluttabile Dottor Manhattan, ora rifugiatosi su Marte.

Uomini, supereroi, divinità

L’episodio, legato a doppio filo con la graphic novel, approfondisce ulteriormente la riflessione sul concetto di supereroe, introducendo non solo Laurie ma anche delineando con più attenzione la figura del Dottor Manhattan. Questi due ultimi ingressi in scena dialogano – meglio non lasciarsi ingannare dal monologo della prima – risollevando questioni e legami mai davvero superati. Nasce così la contrapposizione tra uomo e divinità, un essere davvero dotato, per uno scherzo del destino,  di superpoteri senza paragoni. I vigilanti sono così l’anello di congiunzione tra questi opposti, individui che aspirano a essere qualcosa di più compiendo gesti eroici ma (in)consapevolmente elevandosi sopra alle dinamiche e ai limiti della società. Cosa è giusto e cosa è sbagliato? Ma soprattutto: nessuno si accorge che si tratta di un semplice inganno, di un’illusione?

He’s not a hero… he’s a fucking joke!

Foto: HBO

Proprio un’illusione sembra essere quella di cui è vittima Adrian Veidt (Jeremy Irons), di cui si svelano nuovi dettagli. L’uomo si è nascosto in un luogo ameno ma isolato dove continua a compiere strani esperimenti sui suoi collaboratori. L’isolamente, tuttavia, non appare più una sua scelta volontaria bensì un confino controllato anche da un misterioso vicino che sembra creare non poche preoccupazioni al vecchio Ozymandias. L’imperfezione e la vulnerabilità che segnano sempre più la sua vita, porteranno Adrian a rispolverare vecchi abiti…

La mitologia di Watchmen

Le ottime interpretazioni di Jean Smart e Jeremy Irons, in un episodio quasi interamente a loro dedicato, non intaccano la costruzione corale di Watchmen voluta da Lindelof. Questi personaggi, segnati da un consolidato background multimediale, si integrano perfettamente con le nuove figure introdotte dalla serie tv, senza intaccarne la personalità. La sequenza del funerale del compianto commissario Crawford, in un tripudio di eccellenza tecnica di fotografia, musiche e montaggio, diventa così il piano di confronto tra Laurie e Angela (Regina King). Ripreso una manciata di minuti più tardi, il faccia a faccia tra le due è serratissimo e svela ulteriori sfumature del carattere di due donne interessanti nella loro evoluzione.

Foto: HBO

La serie, infine, continua ad avvalersi di continui ma mai ingombranti riferimenti al materiale di origine e non solo. Non mancano, infatti, strizzate d’occhio a scelte estetiche del film di Zack Snyder ma anche giochi di richiami a scene cult di cine-comic. Continua così la rielaborazione di Watchmen a cura di HBO che, con un’efficacia ed eleganza invidiabile nonostante qualche divertito scherzo creativo, sviscera e ricostruisce la figura del supereroe nella pop culture senza dimenticare i legami con la politica e l’attualità.

 

Federica Gaspari

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