L'uomo che fuma - Cigarette Cancer Man
I Want To Believe. X-Files è tornato. Mulder e Scully pure. Com’è stato il ritorno di una delle serie cult più famose del mondo seriale? Chiedetelo all’Uomo che fuma.
Caro Chris Carter dovevi ricucire il filo. E potevi farlo solo riprendendo la storia orizzontale di X-Files: il complotto, l’invasione aliena, le cospirazioni governative, ecc. E così è stato tra lunghi dialoghi, riflessioni interiori e corse in auto. Per le puntate vecchio stile dovremmo aspettare ancora.
Ma oltre a questi espedienti tecnici per riannodare il filo della trama e calare lo spettatore nelle atmosfere cupe della serie, è venuta alla luce una caratteristica che, è vero, si era già materializzata durante le vecchie stagioni (soprattutto le ultime), ma mai si era affermata così bruscamente e violentemente come ieri sera. X-Files è diventato a tutti gli effetti un dramma famigliare. E che dramma, signori.
Mulder e Scully, a mio avviso, in questo primo episodio sono di contorno e lasciano spazio al vero protagonista: L’Uomo che fuma. La puntata non è altro che una spirale vertiginosa per comprendere la sua natura. Tale Carl Gerharhd Busch Spender (Cigarettes Smoking Man o Cancer Man, nella versione inglese) svela finalmente ciò che ha mente e soprattutto ciò che ha fatto.
Si presenta come una divinità al di sopra di ogni cosa. E come ogni divinità sceglie cosa si può, non si può, si deve e non si deve fare. Non traspare in lui nessun sentimento. Agisce per necessità. Una necessità che si è creato e che si è cucito addosso. I rapporti umani non lo riguardano. Così pensa, così dice. Comanda e decide, punto e basta. E la sua natura è maligna. Non a caso nella versione inglese, come abbiamo detto prima, a volte viene chiamato Cancer Man. E pensandoci bene agisce veramente come un cancro. Insensibile a ogni cosa, attacca, si espande e distrugge. In parole povere, il disegno che tale Carl Gerharhd Busch Spender sta progettando.
Ma questa è solo una delle due chiavi di lettura dell’Uomo che fuma. Ce n’è un’altra. Parallela alla divinità/cancro che, se vogliamo, gli dà una sfumatura diversa. Infatti, se è vero che si presenta come una divinità, allo stesso tempo esce la sua natura umana, seppur distorta. Ed è qui che X-Files assume l’elemento del dramma famigliare come dominante.
Cancer Man è il padre/padrone di Mulder. I suoi sentimenti verso il figlio hanno un che di perverso. Lo protegge e lo tormenta, allo stesso tempo. È come se pensasse, avendogli dato la vita (e qui la lettura della divinità/cancro coincide), che soltanto lui può infliggergli dolore. Un dolore che ha raggiunto l’apoteosi con l’ultima sua frase pronunciata con cui si chiude la puntata:
William è mio figlio
Non solo dunque lo ha tormentato per tutta la vita, ma gli ha anche violato l’amore della sua vita, Dana Scully, negandogli oltretutto la gioia della paternità. Per un progetto più grande, in nome della scienza, come lui spiega, ma pur sempre un gesto volto ad annientare psicologicamente Mulder.
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