X-Files 11×06. Li avevamo lasciati alle prese con William… li ritroviamo alle prese con Skinner. Mulder, Scully e il reiterato complesso americano del Vietnam. L’originale recensione di Gogo Magazine.
Dopo l’intimo e psicologico quinto episodio, X-Files torna con una puntata, se vogliamo, più leggera e lineare tutta dedicata a uno dei personaggi-spalla della coppia Mulder/Scully. Stiamo parlando, ovviamente, di Walter Skinner di cui finalmente conosciamo il passato o almeno una parte importante.
Non poteva mancare nella molteplicità di segreti governativi, complotti ai limiti della realtà… un riferimento alla famigerata, classica, quanto mai abusata guerra del Vietnam. Il complesso americano non si è ancora esaurito. X-Files non poteva essere da meno e inserisce questo evento nel passato oscuro di Walter Skinner. Le vittime, però, risultano essere gli stessi giovani americani mandati a combattere in Vietnam. Una cosa certamente non nuova. Basti ricordare il capolavoro di Martin Scorsese Taxi Driver, per citarne uno.
La parabola del giovane Skinner, ora vecchio, che deve fare i conti con qualcosa che lo tormenta da una vita, è lo specchio di una realtà complessa, cinica che non fa sconti a nessuno. Il senso di colpa per aver taciuto all’epoca per eseguire gli ordini così come imponeva il governo e ora la possibilità concreta di rimediare.
Tutto ciò ha a che fare con la coscienza, con qualcosa di intimo. L’individuo e i suoi rapporti interpersonali contro il ruolo che ricopre nello Stato e ciò che gli viene imposto.
Il prezzo che paga Skinner è alto. La sua espiazione, tutta personale, si manifesta nell’appoggiare Scully e Mulder quasi incondizionatamente, cosa che gli preclude l’avanzamento professionale cioè il suo avanzamento nell’apparato statale che gli avrebbe garantito una vita sicuramente più soddisfacente, sicuramente dal punto di vista professionale.
Nonostante questo, la sua colpa non era completamente estinta. La sua colpa ha generato delle conseguenze. E il verbo non è usato a caso. Perché ha investito il figlio del suo amico, anche lui vittima di una realtà complessa e cinica. Il complesso continua…
Dall’altra parte, la narrazione punta su un tema caro alla serie e a Chris Carter. “I mostri sono qui” ma non sono quelli che pensate. La trama si delinea in modo tale che lo spettatore creda che ci sia veramente un mostro (il mostro della settimana). Poi la sua esistenza viene messa in discussione fino allo svelamento parziale della verità.
In questo caso il mostro non esiste (in altre puntate esiste ma non è il principale responsabile delle sue azioni ed è solo una vittima inconsapevole) e piano piano la definizione di mostro si trasferisce verso altri soggetti. Il più delle volte coincide con coloro che comandano, governano, sperimentano… insomma organizzazioni governative o militari. Dunque, alla fine della puntata i mostri ricompaiono ma non sono quelli che credevate.
Toglietegli un po’ chili, toglietegli un po’ di anni, toglietegli un po’ di centimetri. Chi vi ricorda?
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