Videogame

Il sindaco di Boston chiede formalmente a Sony di partecipare al PAX East 2020

Dopo il recente annuncio di defezione, le autorità della città sede dell’imminente edizione del PAX East 2020 chiedono a Sony di riconsiderare le proprie posizioni in merito alla cancellazione della partecipazione all’evento.

Sono passati soltanto pochissimi giorni dalla notizia con cui vi abbiamo informato che Sony non avrebbe preso parte alla prossima edizione del PAX East 2020, che si terrà nella città di Boston dal 27 febbraio al 1 marzo. Le motivazioni della scelta, come noto, erano da ricondurre ai timori scatenati dall’epidemia di Coronavirus, che sta letteralmente mandando in tilt numerosi settori economici, nonché creando grandissimi problemi a svariate manifestazioni, legate al mondo del gaming e non.

L’assenza del colosso nipponico, vista l’importanza del proprio nome, non ha mancato di scatenare una corposa ondata di disappunto, anche in virtù di una generazione di console ancora da svelare ufficialmente al mondo. E sulla questione è intervenuto direttamente anche il sindaco della città di Boston, Marty Walsh, che si è premurato di inviare personalmente una lettera direttamente a Kenichiro Yoshida, presidente e CEO di Sony. Attraverso il documento, Walsh chiede formalmente alla compagnia a rivedere le proprie posizioni, invitandola a presenziare regolarmente alla manifestazione oramai prossima al debutto, ritenendo come non vi siano sufficienti motivi in grado di allontanare dalla città, e da tutto il Massachusetts, gli eventuali visitatori.

“Questi timori non fanno altro che rafforzare i preoccupanti stereotipi sui quali generazioni di asiatici hanno lavorato duramente per smantellarli. Questi non fanno altro che accendere i nostri peggiori istinti: osservare con estremo sospetto interi gruppi di persone, chiuderci in noi stessi e perdere tutte le possibilità e le relazioni che la nostra città è in grado di offrire a chiunque. L’intera città di Boston è compatta nel cercare di scacciare queste pericolose e scellerate paure.”

Walsh si è rivolto a Sony proprio in virtù della rilevanza della compagnia che, sempre stando alle sue parole, potrebbe risultare un virtuoso esempio anche per tutti gli altri individui preda di questi timori.

Simone Cantini

Gamer cresciuto all'ombra del tubo catodico, sia in casa che in sala giochi, amante del Giappone in ogni sua forma, traduttore freelance e aspirante musicista non ancora pronto ad appendere lo strumento al chiodo. Dopo quasi un decennio trascorso a scrivere di videogiochi da semplice blogger, sono pronto ad intraprendere una nuova avventura editoriale.

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