Pokémon Quest è il nuovo titolo free to play lanciato quest’oggi da Nintendo e Game Freak a seguito dell’annuncio dei due nuovi titoli Pokémon Let’s GO, Pikachu! & Let’s GO, Eevee! di cui abbiamo parlato. Ma ora bando alle ciance e andiamo a vedere di cosa si tratta questo Pokémon Quest.
In viaggio per l’Isola Cubetti
L’incipit di trama di questo Pokémon Quest è tanto semplice quanto essenziale: Siamo un ricercatore giunto tramite la sua nave all’Isola Cubetti un misterioso luogo abitato da soli Pokémon. Una volta giunti sull’isola inviamo il nostro drone a forma di Pokéball, ma non sembra essere sufficiente a scandagliare l’isola e quindi dovremo cercare aiuto tra i Pokémon che la abitano scegliendo il nostro starter tra Pikachu, Squirtle, Charmender, Bulbasaur e Eevee iniziando così la nostra avventura all’intendo di Pokémon Quest.
L’Isola Cubetti in tutto il suo splendore
Entriamo nel vivo dell’azione
Non appena avremo scelto il nostro starter cominceremo l’esplorazione saggiando quelle che saranno le meccaniche di gioco vero e proprio, e qui arrivano le prime note che mi hanno fatto storcere il naso in questo Pokémon Quest, ovvero:
- l’impossibilità di comandare il nostro Pokémon che si avvierà automaticamente verso l’avversario più vicino lasciandoci come unici comandi l’attacco con mossa e la schivata.
- La possibilità di mandare in auto-play il gioco e non effettuare nemmeno le due azioni citate al punto precedente lasciando che la partita si finisca da sola.
Al termine della quest, dopo la schermata di riepilogo del loot, verremmo introdotti dal nostro drone-pokéball-jarvis tutto fare agli amuleti P e le pietre P, amuleti, appunto, che da sempre accompagnano i Pokémon di quest’isola, e in un certo senso, ci introdurrà le prime e più interessanti meccaniche di questo gioco.
La schermata di gestione dell’amuleto P
Gli amuleti P sono delle tavole con degli incavi che sbloccheremo man mano che il nostro Pokémon salirà di livello, all’interno dei quali potremo inserire le pietre P in nostro possesso ottenute durante le quest, aumentando le statistiche, punti salute e attacco, del mostriciattolo interessato.
Dopo un breve briefing su amuleti e pietre verremo introdotti al campo base, che possiamo in un certo senso definire l’anima gestionale di Pokémon Quest, un luogo dove potremo tenere tutti i nostri pokémon e cucinare pietanze con gli ingredienti ottenuti analogamente alle pietre P durante le quest. Parlando della cucina, questa sarà fondamentale in Pokémon Quest al fine di ottenere nuovi Pokémon da aggiungere alla nostra squadra, infatti cucinare pietanze per attrarre Pokémon sarà l’unico metodo di cattura presente nel gioco e cucinando diversi ingredienti tra loro otterremo ricette che attrarranno diversi tipi di Pokémon. Meccanica quella della cucina che richiama molto le casse di Pokégioli per richiamare Pokémon nel Pokéresort su Sole e Luna. In quanto a catture per il momento Pokémon Quest contiene solamente il Pokédex di Kanto, non ci è ancora dato sapere se verrà espanso in futuro.
Parlando di quest vere e proprie, queste saranno disponibili non appena completato il tutorial da una schermata che ci mostrerà tutte le aree dell’isola. Ogni quest avrà associato a sé, oltre al tipo di Pokémon che andremo affrontare, un numero indicante il livello complessivo dei Pokémon di quell’area che dovrà essere superato dalla nostra statistica di squadra complessiva, data dalla somma di PS e ATT, se vogliamo avere la certezza di uscirne vivi. La nostra statistica complessiva aumenterà se la nostra squadra conterrà tipi efficaci contro quelli della zona in questione.
Schermata dalla quale potremo accedere alle missioni e visionare il livello dell’area che affronteremo
Completando tutte le missioni di una determinata area affronteremo il classico boss. Una volta sconfitto otterremo dei misteriosi manufatti che potremo utilizzare per abbellire il nostro campo base.
Il campo base, popolato da Pokémon e abbellito dai vari manufatti raccolti durante le missioni
Parlando di quest arrivano la successive note dolenti: La stamina e le microtransazioni. Ebbene come ogni free to play che si rispetti Pokémon Quest consumerà una tacca della nostra stamina (qui batteria) ad ogni quest giocata per un totale di 5 tacche, attendendo 25 minuti potremo recuperare una tacca oppure tramite l’acquisto di crediti recuperare la batteria del tutto. Ora, per quanto odiabili e trite siano queste meccaniche, è importante precisare che sia l’ottenimento di batteria che di crediti tramite il conseguimento degli obiettivi di gioco è piuttosto facile e frequente, inoltre riceveremo crediti giornalmente come log-in bonus, quindi in un certo senso, soprattutto per chi è già abituato a certe meccaniche non saranno un problema, ma ci sono e vanno assolutamente sottolineate.
Voxel che passione
Parliamo di comparto tecnico e parliamo della grafica, semplicemente stupenda. Per quanto Minecraft ce ne dovrebbe far avere fin sopra i capelli, i cubetti non stancano mai e se poi li abbiniamo alla grafica voxel il risultato è semplicemente perfetto. La grafica di Pokémon Quest è una ventata d’aria fresca che strizza l’occhio alle origini del brand ma accoglie a braccia aperte il 3D.
Il comparto sonoro invece, è quello classico da titolo Nintendo in piena regola, suoni colorati, spensierati, ri-arrangiamenti di musiche e jingle storici sempre con la strizzatina d’occhio dietro l’angolo per gli appassionati del brand.
Conclusioni
In definitiva, il titolo rilasciato gratuitamente da Nintendo si dimostra per quello che è: un free to play. Pokémon Quest per molti aspetti richiama quelle che sono le meccaniche di Pokémon Rumble, nello specifico di Rumble Wolrd, l'ftp Pokémon per 3DS, mostrandosi come una sorta di sostituto che ne farà le veci sulla nuova console Nintendo. Le caratteristiche del gameplay di Pokémon Quest sono canoniche per ormai quasi tutti gli RPG per smartphone in circolazione, dovute magari al fatto che giocando da cellulare ci si aspetta qualcosa di veloce e immediato che non richieda il 100% della nostra attenzione e impegno, ma per quanto mi riguarda, non ne capisco davvero il senso, sopratutto su Switch che dopotutto è una console, e se non ho tempo da dedicare a un videogioco nemmeno la accendo.