Bohemian Rhapsody è un biopic come molti altri, ma riesce ad eccellere in un elemento: mostrare quanto la solitudine possa logorare l’uomo. La nostra recensione.
Bohemian Rhapsody, il biopic sulla vita di Freddie Mercury, non rivoluziona troppo il genere biografico, ma ne amplia gli orizzonti grazie ad una messinscena della vita del cantante che mai come ora ne cattura l’estrema fragilità. Ecco la nostra recensione.
Bohemian Rhapsody Recensione
Circondato dalla solitudine
Bohemian Rhapsody Recensione
Freddie Mercury è stato senza dubbio uno dei personaggi più influenti del panorama musicale, come anche i Queen. Ma, mentre è difficile che la gente si ricordi i nomi di Brian, John e Roger, quello di Freddie è una firma indelebile nella mente delle persone. È diventato un’icona, una leggenda.
E Bohemian Rhapsody racconta proprio della nascita di questa leggenda. Racconta di quando un ragazzo di nome Farrokh Bulsara è entrato a far parte di una piccola band. Di quando sono riusciti ad incidere il loro primo disco. Ad avere il loro primo contratto discografico. Il loro primo tour. La loro conclamazione nella cultura mondiale sotto l’urlo di un nome: Queen.
Manon è solo una raccolta di successi. Gli insuccessi, le incomprensioni, gli sbagli. Anche questo è Bohemian Rhapsody. Tuttavia, questi sbagli, questi insuccessi, non vengono mai attribuiti direttamente all'”eroe”, ma molto spesso vengono affibbiati ad altre persone, volti secondari in un mosaico che vede come protagonista non un gruppo, ma un uomo: Freddie.
È lui che crea i successi e gli insuccessi della sua vita, ma la causa principale di questi ultimi è sempre correlato alle persone che lo circondano. Non è mai lui il diretto responsabile. È solo un ragazzo in cerca di qualcuno che gli stia accanto, che lo sostenga, che lo sproni ad andare avanti. Ed è proprio questa ricerca di affetto, di compagnia, l’elemento più interessante di Bohemian Rhapsody, ma anche della contorta vita di Freddie Mercury. Perché non importa di quante persone si circondi, di quanti spiriti liberi inviti nella sua casa. Alla fine la solitudine prevale sempre. Un re isolato nel suo stesso regno.
Quando si dice interpretazione da Oscar
Bohemian Rhapsody Recensione
Freddie Mercury è un personaggio talmente sfaccettato che è unico nel suo genere. “Riportarlo in vita” su schermo sembrava una sfida troppo ostica da realizzare. Tuttavia, Rami Malekè riuscito a trasporlo in modo veramente impressionante. Non tanto per l’aspetto, ma più per le movenze, gli atteggiamenti, il carattere. Senza alcun dubbio è una delle migliori performance attoriali dell’anno.
Ma non è solo lui a regalare una brillante interpretazione. Anche Brian, John e Roger sono trasposti magnificamente su schermo grazie alle ottime interpretazioni rispettivamente di Gwilym Lee, Joseph Mazzello e Ben Hardy. Tutti è tre calzano alla perfezione nel ruolo degli altri membri della band, soprattutto Lee, che ricorda in tutto e per tutto Brian.
Intime attrazioni
Bohemian Rhapsody Recensione
A firmare visivamente questo biopic musicale troviamoBryan Singer. Famoso per le sue pellicole sugli X-Men, di certo non ci si aspetterebbe di trovare un regista così devoto all’azione in un film dove l’azione non è neanche minimamente contemplata. Tuttavia, questo non ha certo impedito al regista di lasciare la sua firma.
Ogni concerto sembra una battaglia, soprattutto il Live Aid, il climax della pellicola, dove le doti registiche di Singer danno il meglio. È interessante vedere come sia riuscito a evidenziare visivamente la solitudine di Freddie, a renderla così intima in un mondo tutt’altro che intimo. Una solitudine che (visivamente) durante il Live Aid si evolve, muta e, piano piano, scompare.
Questa visione tenera e, in qualche modo, introversa si amplifica grazie alla splendida fotografia, canonica, molto fedele agli anni nel quale è ambientato Bohemian Rhapsody, ma comunque intensa. Molto probabilmente senza il punto di vista di Singer avremmo avuto una pellicola decisamente più “banale” a livello visivo.
Infine, ciò che tutti aspettavano: la colonna sonora. Ovviamente, le canzoni dei Queen sono le protagoniste indiscusse di Bohemian Rhapsody. Queste rendono la pellicola un’esperienza sonora che va fatta nella sala cinematografica più grande che si riesca a trovare.
Bohemian Rhapsody
8.5Reviewer
Pro
La performance di Rami Malek è intensa e impressionante
Il punto di vista di Brian Singer è un valore aggiunto visivo veramente importante
Fotograficamente un gioiello vecchio stile
La solitudine di Mercury è trasposta in modo delicato e sublime
La colonna sonora lo rende un film da guardare nella sala cinematografica più grande che si riesca a trovare
Il casting è decisamente azzeccato
Contro
Alcune scene si risolvono in modo troppo frettoloso
Qualche pecca a livello narrativo
Non porta nessuna novità ad un genere cinematografico ormai affermato
Conclusioni
Bohemian Rhapsody è il biopic che i fan dei Queen si meritano. Rumoroso, confuso, frettoloso. Non è un film che si ferma a rimuginare su se stesso. Racconta, e racconta con impeto. E' maestoso, regale, sconvolgente, inaspettato, esattamente come Bohemian Rhapsody. E' qualcosa che il pubblico non si aspettava. Qualcosa di più. Non è solo un concerto: è un inno. Un inno a seguire i propri sogni. Un inno alla libertà, alle scelte, alla vita. Un'esortazione alla condivisione, all'affetto, all'amore. A riconoscere la compagnia quando è intorno a noi.
A non cercare ciò che già abbiamo altrove. Perché non ci accorgiamo di quanto siamo veramente soli fino a quando tutto il mondo ci sente, ma non ci ascolta.
Tenace adoratore del mezzo cinematografico, cerco sempre un punto di vista fotografico in tutto ciò che mi circonda. Videogiochi, serie televisive, pellicole cinematografiche. Nulla sfugge al mio imparziale giudizio.