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CODA, il dramma familiare di Siân Heder spopola al Sundance

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È iniziata venerdì 29 gennaio ed è terminata oggi la quarantatreesima edizione del Sundance Film Festival,  il festival cinematografico dedicato al cinema indipendente che si svolge nel mese di gennaio a Park City, nello stato dello Utah. L’edizione 2021 dell’evento che sconvolge ogni anno con artisti e telecamere il sobborgo di Salt Lake city e che tiene col fiato sospeso migliaia di amatori, si è caratterizzata per le multiple vittorie di un’interessante -ma non effettivamente originalissima- pellicola: CODA.

CODA, un successo a mani basse

CODA, è opera della scrittrice e regista statunitense Siân Heder (Little America, Tallulah). Il commovente dramma familiare affronta il poco trattato tema della disabilità, raccontando la storia di un’adolescente udente in una famiglia di sordi. Subito dopo la première, su CODA si è abbattuta un’onda di critiche entusiaste e la pellicola ha letteralmente sbancato al Sundance Festival vincendo i quattro premi principali del concorso Drama. CODA ha infatti portato a casa il Gran premio della giuria, la regia, il premio del pubblico e il premio speciale della giuria per il miglior insieme. Non era mai accaduto nella storia del festival fondato da Robert Redford che un film facesse l’en plein dei premi principali. Al successo della critica è immediatamente successo l’interesse dello showbiz. Apple Studios, infatti, ha acquistato i diritti di distribuzione per la cifra record di ben 25 milioni di dollari.

CODA

fonte: Twitter.com

La trama di CODA

L’adolescente Ruby è l’unica persona udente nella sua famiglia di persone non udenti. Quando l’attività di pesca della famiglia è sotto minaccia, Ruby si ritrova combattuta tra perseguire il suo amore per la musica e la paura di abbandonare i suoi genitori. Il titolo del film è per l’appunto un acronimo e CODA sta per Children of deaf adults.

Curiosità su CODA

Il film è il remake americano del bellissimo film francese La famiglia Bélier di Eric Lartigau, uscito nel 2014. Poiché le scene di pesca non erano messe in scena ma erano costruite attraverso la pesca reale, il cast e la troupe hanno dovuto rispettare le regole di pesca locali. Un giorno sul set ha dovuto presenziare un osservatore per far posto al quale sulla barca, sulla quale poteva stare un massimo di dieci persone, è stato necessario rimuovere temporaneamente un elemento della troupe.

Altri titoli da segnarsi

Tra i documentari, la vittoria del Gran premio della giuria è andata a Summer Of Soul di Questlove (… Or, When The Revolution Could Not Be Televised) che parla del leggendario Harlem Cultural Festival del 1969 e che celebra la cultura musicale afroamericana. Una scelta che riflette il rinnovato interesse per le tematiche antirazziali messe in luce dal movimento del Black Lives Matter, recentemente promosso anche dalle scelte della piattaforma Netflix.

Si è laureata in Sociologia e lavora nel magico mondo del Cinema. Viaggiando, si è innamorata di tanti posti, ma alla fine ha scelto di tornare nella sua città natale, Roma. Scrive testi, articoli e soggetti cinematografici ed è attiva nella lotta per una società laica, inclusiva e senza barriere. Ha anche scritto un libro per bambini che parla agli adulti di inclusione, rispetto e amore.

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