L’intero pubblico della piattaforma è affascinato da La regina degli scacchi. La serie Tv con Anya Taylor-Joy, che ha raggiunto cifre da record, sembra basarsi su una storia vera. Per scoprirlo, sono utili le dichiarazioni dello scrittore che ha creato la protagonista.
Caschetto rosso e sguardo intenso, l’interessante Beth Harmon è riuscita ad incantare tutto il pubblico in poche settimane. La serie Tv di Netflix con Anya Taylor-Joy, infatti, ha raggiunto un incredibile record. Il tutto dopo solo quattro settimane dal suo debutto sulla piattaforma.
Il titolo La regina degli scacchi è ancora in cinema alla top 10 di tutti i paesi in cui il servizio è attivo. La storia di Beth Harmon, quasi certamente, non avrà una seconda stagione. Tuttavia, non ci resta che scavare a fondo nella trama, per intrattenerci con interessanti curiosità. Una di queste indaga la possibilità che la trama sia ispirata a una storia vera e, quindi, a una donna realmente vissuta.
La regina degli scacchi: l’ispirazione dello scrittore
Come ben sappiamo, La regina degli scacchi è una trasposizione televisiva che ha come punto di partenza l’omonimo romanzo. I suoi autori, Scott Frank e Allan Scott hanno attinto dall’opera di Walter Tevis, per creare il personaggio di Beth Harmon.
Una serie Tv di Netflix giudicata geniale, nella cui trama vi sono tanti elementi che si amalgamano alla perfezione, per creare una storia interessante e sempre attuale. Una ragazza che scopre per caso di essere dotata di un talento affascinante, caratterizzata da un amore trascendentale per dei semplici pezzi degli scacchi. Un gioco che le permette di avere un incredibile successo. E, poi, c’è il rovescio della medaglia. Un genio che va di pari passo con la follia. Un amore che sfocia nell’ossessione, che attacca il suo lato fragile. Da qui, uno dei demoni più diffusi: la dipendenza.
Una storia perfettamente funzionante che sembra descrivere una persona realmente esistita. Per questo, tutti si chiedono se una Beth Harmon – o, comunque, una donna con altro nome ma uguale storia – sia reale. La risposta, però, non è da ricercare nella sceneggiatura di Scott Frank, che è anche regista della serie Tv di Netflix. Per capire se la protagonista de La regina degli scacchi è ispirata a una storia vera, bisogna analizzare l’omonimo romanzo da cui trae origine.
Di recente, The New York Times ha intervistato lo scrittore Walter Tevis. In questa occasione, l’autore ha parlato dell’ispirazione da cui ha avuto vita il personaggio di Beth Harmon. Una protagonista che nella realtà non è esistita, ma la cui storia affonda le radici nella storia personale dello scrittore.
Le dichiarazioni dell’autore
In una recente intervista, Walter Tevis ha parlato della protagonista de La regina degli scacchi. Vari sono i romanzi che compongono la carriera dello scrittore. Tutte le sue opere hanno un certo aspetto comune, che attinge proprio al suo vissuto personale. A The New York Times, l’autore ha dichiarato:
“Sono nato a San Francisco. Quando ero giovane, mi è stato diagnosticato un cuore reumatico e mi sono state somministrate dosi pesanti di farmaci in un ospedale. Ecco da dove proviene la dipendenza dalle droghe di Beth, nel romanzo. Scrivere di lei è stato purgante. Ho sofferto un po’. Ho sognato molto mentre scrivevo quella parte della storia. Ma, artisticamente, non ho permesso a me stesso di essere auto-indulgente”.
La protagonista de La regina di scacchi e Walter Tevis hanno molto in comune. Per scrivere di un tema con un tale impatto sociale, lo scrittore ha usufruito del suo vissuto. Un’esperienza catartica, in cui ha riversato alcune sue fragilità. I due, inoltre, hanno in comune anche la forte passione per gli scacchi. L’autore ha confessato:
“Ho iniziato a giocare a scacchi con mia sorella e gli altri bambini del mio quartiere. Una volta ho vinto un premio di 250 dollari e sono diventato un giocatore di classe C. Ora gioco contro un computer, quindi non devo affrontare un avversario nella vita reale, che mi deride: posso sempre staccare la spina. Ho giocato abbastanza bene da sapere com’è un buon gioco. Posso battere un giocatore medio, ma ho paura di interpretare quei ragazzi che montano le tavole per strada, a Broadway”.