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Bojack Horseman: le piccole cose che amiamo della serie
Published
6 anni agoon
La quinta stagione di Bojack Horseman ha confermato ancora una volta il valore di questa serie (ne abbiamo parlato nella nostra recensione della quinta stagione), trasponendo gli eventi della storia ad un livello toccante ed intimo, come soltanto i suoi autori riescono a fare.
Per tutti coloro che volessero guardare Bojack Horseman, lo troveranno su Netflix, compreso di stagione 5.
In molti purtroppo, frenati dallo stile generale, si sono preclusi la visione di Bojack Horseman, dunque sia per i fan storici, sia per le suddette persone, questo articolo sarà molto utile ad orientarsi e ad avvicinarsi alla serie.
Nel corso di queste 5 stagioni, Bojack Horseman ci ha sorpresi, fatti emozionare, inorriditi e trasportati in un universo che ha tanto da dare e da dire, un qualcosa che non andrebbe mai sottovalutato o ignorato a prescindere.
Ecco a voi tutte quelle piccolezze, quei dettagli, quei momenti, quelle curiosità che ci hanno colpiti maggiormente, che abbiamo amato di più appunto, in Bojack Horseman:
-Ericah!!
Uno dei personaggi più adorabili, ed importanti, della serie, è Mr. Peanuttbutter. Il suo essere “perfetto”, e il suo approccio col mondo, il suo modo di affrontare le situazioni e la sua leggerezza, sono il perfetto contrasto all’essenza di Bojack Horseman. Durante l’arco narrativo lo si vedrà più volte nominare una certa “Erica”, in qualsivoglia luogo o evento, si allontanerà per raggiungerla, distraendosi da tutto il resto, e le loro conversazioni saranno molto… Particolari. La peculiarità di tutto ciò?
Erica è uno di quegli elementi narrativi folli che irrompono nella narrazione, fino a divenirne parte integrante e quotidiana, un tormentone vero e proprio.
Ps: Erica non viene mai inquadrata, nessun fan di Bojack Horseman sa come sia.
-Le follie estremizzate e portate seriamente fino alla fine della serie.
In Bojack Horseman tutto parla, tutto dice qualcosa, anche i dettagli all’apparenza più insulsi o stupidi in realtà suggeriscono allo spettatore o descrivono le attitudini segrete dei personaggi. Basti pensare a quei tratti comici a disegnare le evoluzioni più paradossali, come il “Bambino adulto”, nei primi sviluppi.
Princess Carolyn, dopo la rottura con Bojack, si fidanza con questi bambini, travestiti da uomo adulto. La situazione è comica e irreale. Nessuno si rende mai conto che trattasi di finzione, gli altri personaggi sembrano ciechi alla realtà e… La cosa va avanti! La relazione continua, escono e si sviluppa in qualcosa che si distanzia dall’effetto primario. Il bambino, in questa prima parte di Bojack Horseman, passa dall’essere un qualcosa di stupido, ad approfondire determinate caratteristiche e debolezze di Princess Carolyn, ponendo la situazione su un piano serio ed anche lo spettatore si abitua alla cosa…
Medesima cosa (spoiler alert!), avviene nella quinta stagione di Bojack Horseman. Todd costruisce un robot del sesso che nessuno, o quasi, vede per quello che realmente è. Poi questo robot, per pura casualità fa carriera nell’azienda che sta producendo la serie su cui lavora Bojack Horseman, arrivando ai vertici. Bisogna specificare che parla attraverso frasi sessuali per tutto il tempo e nessuno sembra farci caso, anzi, trova un posto di rilievo nel mondo di Bojack Horseman semplicemente dicendo porcherie senza nesso. Sarà proprio la sua frase più innocente a metterlo nei guai con la legge…
Il robot, nella quinta stagione di Bojack Horseman, rappresenta una palese e folle e estremizzata critica agli abusi sul posto del lavoro e al sessismo moralista dilagante. Ennesimo mezzo originale con cui criticare la realtà che ci circonda.
-La sigla.
La sigla di Bojack Horseman è un qualcosa di iconico. Non si tratta soltanto di un lento disfacimento del protagonista verso un metaforico abbandono, questa sigla è ricca dei dettagli che gli sviluppi portano con sé. Ogni stagione di Bojack Horseman porta mutamenti alla sigla che, come una sorta di narrazione a sé mostra il passato e il presente del protagonista. Per non parlare della soundtrack che, fusa al mood generale ti resta dentro, come quasi a rappresentare il carattere di Bojack Horseman stesso.
-La critica sociale e satira leggera.
Fuso a quanto scritto sulle “follie”, in Bojack Horseman abbiamo anche moltissima critica sociale che conduce a riflessioni profonde. Il mondo rappresentato, il modo in cui determinati sviluppi conducono Bojack Horseman a determinate conclusioni, le scelte e il continuo muoversi di una città Holiwoo(d) fanno mostra dei meccanismi segreti di una realtà identica alla nostra e vicina più di quanto non si creda.
Com’è possibile vedere un personaggio come Bojack Horseman, un personaggio così negativo, distruttivo, debole e sbagliato, e non odiarlo? Semplice, l’empatia dello spettatore va a specchiarsi nella sua fragilità, tanto umana quanto la nostra.
Da tutto questo il fascino verso ciò che Bojack Horseman rappresenta, uno spaccato pregno di realismo filtrato dagli intenti degli eventi.
-I dettagli.
Non sarà raro, in Bojack Horseman, notare piccoli dettagli al di fuori della narrazione, dettagli estetici con un peso a tratti ridondante e coerente.
Che si tratti di mobilia rotta o bruciata, o degli abiti indossati dai protagonisti, o delle suonerie dei loro cellulari, queste piccolezze fanno sempre piacere a tutti i fan di Bojack Horseman.
Per non parlare della “D” di HolliwooD, trafugata da Bojack Horseman stesso in un episodio e svanita nel nulla mutando l’intera città. Senza la D ora il suo nome resta Holliwoo e invece di rimediare alla cosa, il mondo narrativo si adatta ad essa, cambiano i nomi delle vie, gli indirizzi, e tutto il resto, quasi che a nessuno importi della cosa o voglia in qualche modo rimediare. Come se Bojack Horseman stesse dicendoci che non c’è spirito di iniziativa o recupero.
-I viaggi introspettivi.
Bojack Horseman non è una serie limitata a quello che succede, agli eventi. In più riprese la sua sensibilità psicologica si è manifestata proprio attraverso determinati approfondimenti, “viaggi”, che Bojack Horseman stesso ha affrontato dentro di sé. Tutto questo pone un accento sull’impegno e sulla profondità della sua scrittura che si discosta dalla semplice rappresentazione estetica approdando a lidi ben più curiosi.
-I traumi.
Avete letto bene! Durante la narrazione di Bojack Horseman, serie apparente leggera, capiterà più volte di restare di stucco davanti determinati sviluppi di trama. Sono anche quei momenti di inaspettato sgomento a rendere il tutto unico nel suo genere, colpendoti dritto in faccia, senza mai risparmiarsi.
-Episodi di Spessore (soltanto per i fan di Bojack Horseman, occhio allo spoiler).
Ci sono due episodi, che più di tutti hanno colpito critica e pubblico. Parlo di “Fish out Water” (in italiano “Pesce fuor d’acqua”, il quarto della terza stagione) e “Free Churro” (in italiano “Churro gratis, sesto della quinta stagione).
“Fish out Water”: In questo episodio, ambientato interamente sott’acqua, vediamo Bojack Horseman intento nella campagna pubblicitaria per l’oscar. Essendo l’ambientazione priva d’ossigeno, Bojack si ritrova nella situazione di non poter parlare, o bere o fumare, da tutto questo la comunicazione non verbale a descrivere l’intera azione. La non comunicazione di Bojack Horseman lo pone in una situazione del tutto inedita sia per lui che per lo spettatore e l’espressività generale si manifesta dai colori, dai gesti e dalla colonna sonora.
Le vicende rappresentate non hanno sviluppi troppo complessi, andando oltre la metafora che lo vede rapportarsi con un cavalluccio marino e il paragone di specie. Eppure nei suoi silenzi, sono molte le tematiche affrontate: paternità, incomunicabilità…
E’ proprio attraverso questo episodio che Bojack Horseman si distanzia da tutte le altre serie del medesimo genere, ponendosi in un’ottica più drammatica ed artistica, sfiorando e sfruttando quanto vide Walt Disney, ad esempio, nel suo “Fantasia”. Poi l’equivoco finale e la realizzazione…
“Free Churro”: In questo episodio ritroviamo Bojack Horseman al funerale della madre e, per certi versi, sembra quasi l’esatto opposto di quello descritto sopra. Qui l’intera narrazione viene occupata da un lungo monologo, in cui Bojack Horseman si apre totalmente, schiude la propria fragilità in relazione al rapporto coi genitori. Il suo continuo parlare assume le veci di un “monologo interiore” fuori controllo e spontaneo, esternato a tutti noi, con epifanie e realizzazioni che fanno sorridere e riflettere. Bojack Horseman parla, parla molto e si espone, senza riserve o filtri, dimostrando quanto il potere delle parole vada oltre qualsivoglia forma figurativa se sincero e vero, trascinando anche noi con lui.
Ho sempre trovato nella scrittura un qualcosa di mio: il poter esprimere quanto ho dentro, parlando di argomentazioni che amo, penso sia un'obiettivo di vita importantissimo. Studente in Lingue, culture, letterature e traduzione, dopo la pubblicazione di due romanzi ho intrapreso la strada del giornalismo senza guardarmi dietro.