A conclusione della serata inaugurale dedicata interamente all’universo One Chicago, arriva la première della sesta stagione di Chicago PD, che riprende le fila della sua storia esattamente da dove l’avevamo lasciata, vale a dire dalle conseguenze emotive e pratiche dell’addio ad Alvin Olinsky.
In una première perfettamente coerente con ciò che Chicago PD ha sempre rappresentato, l’intera storia raccontata dall’episodio si riduce a una domanda che in fondo racchiude l’essenza più identificativa della serie e del protagonista che più la definisce: “You wanna be right or you wanna save lives?”.
La domanda in questione in realtà viene posta da una voce in un certo senso “nuova” per questa linea di pensiero, una voce che è apparsa diversa già negli ultimi episodi della quinta stagione di Chicago PD e che in questa première si riconferma inedita per la caratterizzazione presentata finora, e si tratta di Adam Ruzek e della sua nuova determinazione di fare proprio il mantra impartito fin dal principio da Hank Voight e dalla sua scuola di vita.
La morte di Olinsky lascia infatti il team dell’Intelligence di Chicago PD a dover gestire le conseguenze derivate non solo dalla sua scomparsa ma anche dalla reazione di Voight stesso che aveva immediatamente affrontato la perdita con la stessa furia cieca che aveva caratterizzato il lutto per la morte di Justin. Con Voight dunque momentaneamente allontanato dal nuovo sovraintendente degli Affari Interni a causa delle indagini che lo coinvolgono, la squadra di Chicago PD si ritrova a rivivere nuovamente un dualismo di pensiero nel momento in cui Antonio Dawson prende le redini del team e delle indagini che seguono un traffico di droga letale per gli abitanti di Chicago.
Il contrasto che la première della sesta stagione di Chicago PD porta in scena dunque con straordinaria tensione crescente non è solo alimentato da un’emotività accentuata proprio dalla morte di Alvin ma rappresenta in realtà un punto cardine della serie e della squadra stessa perché Ruzek e Antonio diventano, nel loro conflitto, portatori di due correnti di pensiero antitetiche ma soprattutto di due modi di vedere e vivere il lavoro in polizia che non sempre possono convivere, soprattutto nell’Intelligence di Chicago PD e in una città tante volte crudele come Chicago.
Appoggiando senza riserve infatti il modus operandi di Voight e concedendogli, forse per la prima volta nel suo percorso in Chicago PD, un totale supporto e una lealtà incondizionata, Adam Ruzek sembra ora disposto ad abbracciare qualsiasi mezzo pur di fermare in fretta la scia di vittime che la nuova droga sta mietendo sulle strade di Chicago, un obiettivo che diventa il suo unico interesse e che lo spinge a rinnegare la leadership di Antonio per seguire ancora una volta le direttive ufficiose di Voight, l’unico in grado trovare le scorciatoie necessarie ma moralmente ambigue per arrestare il traffico di droga.
Dall’altra parte, anche Antonio sembra proseguire sullo stesso percorso intrapreso già nella quinta stagione di Chicago PD, la prima che aveva testimoniato il suo ritorno in Intelligence. A partire da quel momento infatti, Antonio era apparso nuovamente insofferente ai metodi eticamente discutibili di Hank Voight e della sua leadership, scontrandosi apertamente con la sua mentalità e prendendo le distanze dalle sue azioni.
Ed è proprio questo il “punto di rottura” che porta Ruzek a prendere posizione contro le direttive di Antonio come capo ad interim dell’Intelligence nella première di Chicago PD, un confronto costante e acceso che non solo si carica quindi di motivazioni personali, derivate proprio dal mancato supporto di Antonio nei confronti di Voight, ma soprattutto si alimenta nel corso delle indagini nel momento in cui le due linee di pensiero collimano inevitabilmente, portando i due detective a dover fare fronte a un dilemma storico proprio per la storia di Chicago PD: seguire la strada più giusta o quella più efficace?
Chicago PD 6×01: Il tentativo conciliante di Hank Voight
Particolarmente sorprendente è apparsa la caratterizzazione di Voight per tutta la durata della première di Chicago PD. Nella prima fase dell’episodio infatti, Voight appare drammaticamente preda di una disperazione distruttiva, una condizione difficile che adesso prende il sopravvento poiché alimentata da nuove sensazioni. Se la rabbia cieca e il desiderio di vendetta sono aspetti di Hank Voight che Chicago PD ha sempre mostrato apertamente, insopportabile appare per lui il senso di colpa e le responsabilità che sente nei confronti della morte di Olinsky, avvenuta in seguito a una crociata personale condotta per colpire Voight stesso.
Obbligandosi però a rimettersi in piedi in seguito alla chiamata di Chicago, Voight si mostra nella première della sesta stagione di Chicago PD insolitamente conciliante nei confronti del contrasto che adesso divide la sua squadra. Pur rimanendo fedele alla sua mentalità e soprattutto a un modus operandi che evidentemente, ancora una volta, si rivela l’unico efficace per una realtà difficile come quella di Chicago, Voight dimostra in questa fase una ferrea volontà di tenere unita l’Intelligence e in particolar modo ribadisce l’intenzione di conciliare il suo pensiero con quello di Antonio Dawson.
Portatori, fin dal principio di Chicago PD, di ideologie differenti, nonostante sembrasse che Antonio avesse imparato a smussare la sua netta moralità nel tempo, Voight e Dawson hanno spesso affrontato la quotidianità del loro lavoro con punti di vista conflittuali ma ciò che Voight riconferma proprio in questo episodio è il profondo rispetto sempre nutrito nei confronti del detective, un rispetto che in questa fase di Chicago PD si traduce proprio in una volontà di far convivere le due linee di pensiero.
Chicago PD 6×01: Alleata o Nemica?
Difficile da definire appare invece la posizione del nuovo Sovraintendente Katherine Brennan, le cui intenzioni sembrano appena accennate in questo primo episodio di Chicago PD. Determinata, diretta e pronta a tutto pur di raggiungere i suoi obiettivi, la Brennan si presenta certamente come una donna che non ha paura di far sentire la sua voce e di far valere la sua autorità, il cui interesse sembrerebbe (il condizionale è d’obbligo in questa fase preliminare) rivolto principalmente al bene della città pur privilegiando al tempo stesso il profitto personale.
Il suo confronto con Voight si rivela in questa première di Chicago PD particolarmente strategico perché dopo un primo incontro chiaramente conflittuale, il Sovraintendente sembra compiere un passo indietro, proponendo al sergente un accordo ambiguo dalle sfumature politiche apparentemente “innocue” che Voight volge a proprio favore per ottenere un sostegno finanziario per la famiglia di Olinsky.
Si può affermare che l’aspetto evidente che si evince da questa prima caratterizzazione della new entry di Chicago PD riguardi in realtà la sua spiccata intelligenza, rivelata soprattutto nel modo di porsi nei confronti di Voight, verso cui abbandona almeno per il momento la strada del contrasto e intraprende una via più sottile e diplomatica che permetterà a entrambi di studiarsi prima di compiere la prossima mossa.
Poco presenti sono apparsi i membri dell’Intelligence colti nel mezzo del conflitto tra Antonio e Ruzek, tutti ancora fortemente provati dalla scomparsa di Olinsky e intenzionati per ora a non prendere posizione nella “faida”. Ancora relativamente “nuova” per le dinamiche di Chicago PD, Hailey Upton ha cercato in un certo senso di diventare la voce della ragione di Ruzek ma vani si sono rivelati i suoi tentativi.
Chicago PD porta in scena dunque una première valida, intensa e in linea con il mood generale della serie. Così com’è accaduto con Chicago Fire, anche questo episodio di Chicago PD si mantiene comunque stabile, con un ritmo che esplode mai del tutto e che si concentra principalmente sulle dinamiche interne alla squadra. Curati perfettamente sono i momenti di maggiore tensione della storia mentre il finale non sembra suggerire una chiusura definitiva delle problematiche emerse dalla première.
Chicago PD: New Normal - 6x01
Conclusioni
Première equilibrata, regolare, moderata. Precisa l'evoluzione dei personaggi ma poco incisiva la storyline delle indagini. Impostate bene le basi per una stagione promettente.
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