Fin dal suo primissimo annuncio Hollywood ha destato l’attenzione del grande pubblico, sia per quanto riguardava quella che apparentemente sembrava una storia senza troppi filtri, sia per il cast degli attori che la componeva…
Parlando di questa serie, targata Netflix e firmata da Ryan Murphy, è inevitabile pensare a svariati prodotti precedenti, come “C’era una volta a Hollywood”, o “Bojack Horseman”, da una parte per similitudini estetiche ed apparentemente degli intenti, dall’altra per le tematiche trattate e la critica generale, qui la situazione, però, è ben differente.
Sono le immagini dello stesso trailer di Hollywood a suggerire una delle mosse principali a descriverne gli intenti, ovvero quello di “riscrivere” la storia”. E’ proprio attraverso questa silenziosa convinzione che viene messo in scena un prodotto che, da un lato critica aspramente sia una Hollywood finta e patinata, che un periodo storico minuziosamente rappresentato, pur tamponando il tutto con degli sviluppi che mescolano le carte in tavola stravolgendone completamente il realismo generale.
-La storia di Hollywood:
La trama di Hollywood si apre precisamente nel 1947, periodo particolarissimo per l’America e per gli Americani, periodo che risente ancora della precedente guerra mondiale, guerra che riecheggia nella vita di tutti i veterani, ora alla ricerca di un nuovo impiego. In questo quadro di “ripresa” o “recupero” si posiziona Hollywood. Hollywood è la città delle stelle, la città in cui qualsiasi cosa può avvenire, con i suoi film, le sue storie, le sue celebrità che silenziosamente disegnano un dipinto di perfetta bellezza, una rappresentazione della vita e delle possibilità a tutti concesse. Proprio ciò spinge i giovani da tutta la nazione a trasferirsi lì, a tentare la fortuna, generando scalpitanti affollamenti fuori dagli studios, nella speranza di essere scoperti ed entrare di diritto in quel cielo luminoso irraggiungibile…
In questo contesto si posizionano perfettamente tutti i protagonisti della serie tv, tutti incrollabili sognatori, tutti personaggi con una visione di se stessi proiettata altrove, una visione che non soltanto vuole “sfondare”, ma anche cambiare le cose, stravolgere i canoni di una contemporaneità opprimente e limitante, soprattutto a livello sociale.
Un esempio è Jack Castello, giovane veterano della guerra che cerca in tutti i modi di entrare nel mondo del cinema, oppure Raymond Aisley, anche lui un regista alle prime armi che si appresta a girare il suo primo film, un regista con una sua visione, sue convinzioni che vuole proiettare sul lavoro che andrà a fare, oppure Camille Washighton, la sua fidanzata, anche lei aspirante attrice, di colore, che tenta in tutti i modi di far valorizzare il proprio talento da un’industria che non vuole saperne…
Tutti loro cercano disperatamente di farsi valere in una città che non vuole saperne, in una città scritta attraverso alcune regole segrete che non tardano mai a sporcare quella splendente immagine di sogno a cui tutti loro auspicano.
– Il rovescio della medaglia:
Di primo acchito tutto ciò potrebbe tranquillamente somigliare, appunto, a tantissimi prodotti precedenti, è qui però che il tocco di Ryan Murphy subentra, mescolando tutte le carte in tavola e riscrivendo una storia con un gigantesco “E se…”.
E se nella Hollywood di fine anni 40 nel cinema avessero avuto aperto accetto tutti coloro che la società soleva emarginare? E se avessero scritto e lanciato film con protagonisti di colore, asiatici, omosessuali? Cosa ne sarebbe stata della storia del mondo? Come avrebbe impattato tutto ciò sulla società?
Ecco che la serie si pone per quello che è, riuscendo ad estremizzare tutte queste domande, fino a costruire una storia che senza dubbio conduce ad una importante riflessione.
Uno dei lati più affascinanti di Hollywood risiede, infatti, nella sua capacità di mescolare insieme personaggi fittizi con personaggi realmente esistiti, mettendo in scena quella che potremmo tranquillamente definire una critica generale radicata e ben celata nel passato, con conseguenze anche attuali.
La rappresentazione esplicita dell’omosessualità celata, la centralità del personaggio di Henry Willson (Agente realmente esistito e temuto nel suo settore, proprio per le motivazioni che lo vedono muoversi nel corso della serie), sono senza dubbio la punta dell’iceberg di una storia che oltre a riscrivere, vuole spogliare e mostrare le menzogne di un sogno che tale non era fin dall’inizio.
– Hollywood, Hollywood:
Al centro di tutto però troviamo lei, la città simbolo del cinema, la città simbolo del sogno americano in cui tutto è possibile, perfino toccare il cielo con un dito. Holliwood è il centro pulsante di ogni evento rappresentato e di ogni critica, è la bestia che ha generato ogni cosa e che continua ininterrottamente a piegare le regole del reale, per costruire quella patina brillante alla quale tutti restano inevitabilmente incollati, è il “sottotesto” che accompagna ogni cosa, impietosa nelle sue incoerenze quanto apparentemente perfetta, e costruita attraverso l’utilizzo sapiente delle ricercatissime ambientazioni e del “muoversi” degli attori (il loro modo di parlare, ecc.ecc.), con una colonna sonora che valorizza ogni movimento di camera.
Ad incastonarsi perfettamente in tutto questo, troviamo una storia che potrebbe anche far storcere il naso per la “semplicità” di qualche suo sviluppo, e un elogio al potere del cinema, al potere dei film di impattare sulla realtà, con una riflessione che inesorabilmente colpisce in pieno, emozionando.
Fiore all’occhiello della serie, l’interpretazione di Jim Parsons, il quale riesce tranquillamente a distaccarsi da quello che era stato il personaggio che lo rese leggendario con The Big Bang Theory, costruendo, qui, qualcosa di completamente differente, a tratti folle, volgare e senza filtri, il perfetto prodotto di tutto ciò che si nasconde all’ombra delle stelle.
Hollywood - Recensione:
Conclusioni
Con Hollywood ci troviamo davanti ad una piccola perla che brilla per impegno generale e colpisce facendo riflettere...
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