Il mistero di Homecoming si infittisce avventurandosi nelle paranoie dei suoi personaggi. La serie di Prime Video, però, può contare solo su una tecnica sopraffina?
Con il suo episodio pilota, la serie creata da Sam Esmail si è dimostrata un esperimento sui generis, una creatura inedita nel panorama dell’intrattenimento. L’esordio di Homecoming, però, ha lasciato anche qualche dubbio. L’adattamento targato Prime Original del podcast Gimlet affascina con la sua grande cura ma, nonostante il breve minutaggio, sembra non avere il giusto ritmo. La curiosità e le aspettative per il secondo episodio sono comprensibilmente altissime. Julia Roberts e colleghi hanno saputo trovare la marcia in più per coronare il progetto Homecoming? Nuovi personaggi e prospettive entrano in gioco per conquistare definitivamente il pubblico.
La strategia Homecoming
Gli episodi di vita quotidiana tra presente e passato di Heidi (Julia Roberts) si intrecciano con le ossessioni e preoccupazioni di personaggi secondari. Le indagini dell’agente Carrasco (Shea Whigham, lanciatissimo dopo First Man e 7 sconosciuti a El Royale) cercano di far luce sul programma Homecoming sbirciando in polverosi scatoloni. Lo sguardo e gli interrogativi dell’uomo diventano quelli dello spettatore incuriosito dai primi dettagli del mistero che emergono. Il progetto Homecoming curato da Heidi nel passato è effettivamente un programma di recupero per veterani di guerra ma, sin dalle prime scoperte, si intuisce che il tutto deve avere un altro fine legato alle psicologie dei diversi pazienti. Proprio questi ultimi sono l’aspetto più interessante di questo episodio. Il giovane Shrier (Jeremy Allen White) è il miglior candidato per innescare l’esplosiva bomba dell’enigma di Homecoming. Questo paziente, con i suoi occhi allucinati, è la personificazione della paranoia più cieca, di una società priva di certezza. Come si può reintegrare un animo tormentato come il suo? Ma, soprattutto, che vantaggi può trarne Homecoming?
I colori, la luce ma.. il ritmo?
Quella che, alla vigilia, era considerata come una delle serie più interessanti del catalogo Prime Video con il secondo episodio Pineapple conferma di essere un prodotto di grande qualità. Un’ottima regia in continuità con l’episodio precedente ben si coniuga con un utilizzo intrigante dei colori. Le sofisticate tinte ottanio e borgogna delle tute e degli interni della struttura di Homecoming creano un dinamico contrasto con i malinconici grigi e blu del monotono presente di Heidi. Scelte cromatiche e stilistiche che non hanno niente da invidiare a grandi film. Dopo il pilot Roberts-centrico emergono le personalità di contorno, tasselli misteriosi di un puzzle complessi. In questo episodio di Homecoming, soprattutto grazie ad un istrionico Allen White, si assiste al primo tentativo di smuovere queste pedine mettendole davvero in discussione.
La grande attenzione rivolta soprattutto agli aspetti più tecnici della messa in scena di Homecoming, tuttavia, rallenta ulteriormente il ritmo della storia, ancora molto criptica. Si intravedono alcune mosse della strategia ma non ancora il vero motore del mistero. Tutto questo rende Homecoming una serie consigliata soprattutto agli amanti dei drammi psicologici. Non si può, però, ignorare quella punta di amara ironia che circonda i personaggi e le loro azioni: questa potrebbe essere la carta vincente per catturare gli scettici più coraggiosi che (forse) potranno finalmente assaporare lo scioglimento degli intrighi. Non resta che scoprirlo cliccando play su un nuovo episodio!
Homecoming 1x02: Ananas
Conclusioni
Un prodotto che si conferma di ottimo livello tecnico ma che ancora fatica a sfruttare il potenziale esplosivo.
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