La Casa di Carta, serie uscita nel 2018 e pubblicata su Netflix, ha riscontrato un immediato successo senza eguali, divenendo immediatamente un prodotto apprezzato e criticato dalle masse. L’ideatore de La Casa di Carta, Alex Pina, dopo il termine delle riprese e la chiusura dell’arco narrativo, ha deciso, sollecitato da Netflix, di lavorare ad una terza parte.
Durante una recente intervista, a radionica.roks, ha parlato di quello che sta affrontando, in relazione alle nuove vicende de La Casa di Carta: le preoccupazioni, i e gli sviluppi secondo una certa coerenza narrativa:
“C’era solo un motivo che avrebbe potuto spingerli a riunirsi e abbiamo trascorso due mesi in una stanza dedicandoci alla ricerca di quale potesse essere questa ragione, poi l’abbiamo trovata e abbiamo detto a Netflix: crediamo che non vi deluderemo”
Per quanto concerne l’impatto sul pubblico del suo lavoro, l’ideatore de La casa di carta ha affermato:
“Non avremmo mai immaginato nulla di simile, era assolutamente impensabile. Per noi è stato molto emozionante, ma l’abbiamo presa con senso dell’umorismo, perché quando vedi che in Arabia Saudita mettono le maschere della tua serie capisci che sta succedendo qualcosa di folle.”
Oltre a tutto ciò, Alex Pina si è espresso riguardo all’accoglienza, tra le folle, delle simbologie fondamentali de La Casa di Carta:
“Abbiamo speso un sacco di tempo a scegliere il volto della maschera di Dalì, ma non immaginavamo che potesse arrivare a dove è oggi”
Su “Bella Ciao”, messaggio di libertà storico a cui La Casa di Carta fa riferimento:
“…tantomeno che Bella Ciao, che è stata una canzone di partigiani italiani durante la seconda guerra mondiale, oggi fosse usata da Steve Aoki, uno dei dj più importanti nel mondo, per chiudere i suoi spettacoli”.
Le paure dei fan de la Casa di Carta saranno fondate?
Queste parole potrebbero farci ben sperare verso le future evoluzioni de La casa di Carta ampliata dal successo.