I precedenti sviluppi a La Casa di Carta 4 ci avevano lasciati tutti a bocca aperta, con una svolta di trama che spezzava l’amore del pubblico nei confronti di un personaggio in particolare: Nairobi, e con la cattura di Lisbona, figura chiave dell’umanità del Professore. La guerra era alle porte, quale sarebbe stata la risposta dei membri della banda?
La quarta parte de La Casa di Carta riapre la narrazione nell’esatto punto in cui era stata chiusa. Tutti i protagonisti sono fortemente sotto pressione, le scelte che hanno fatto, la presa della Banca e le risposte dall’esterno, contribuiscono a creare quello che potremmo definire un “Clima di forte ansia e insicurezza”.
Fin dai suoi primissimi sviluppi questa serie ci ha abituati a un tipo di morale che esula da quella comune e… In questa nuova parte la situazione non cambia affatto, proponendo una riflessione sul sistema e sui suoi mezzi che non tarda mai a calcare la mano.
Il governo spagnolo si vede attaccato nell’intimo, nel profondo e questa volta, molto più della precedente, risponde col sangue, risponde duramente.
Uno dei tratti più interessanti di questa Casa di Carta 4, risiede nel fatto che da un colpo folle come quello rappresentato se ne tragga una narrazione che non smette mai di criticare gli aspetti della nostra società, ovviamente rimanendo sempre ancorata alla sicura dimensione della finzione.
Per quanto riguarda i nostri protagonisti, in questo nuovo frangente narrativo abbiamo nuovamente la possibilità di approfondire le loro storie, sia attraverso flashback, sia attraverso alle risposte che danno alle varie situazioni.
Un esempio di tutto ciò è Palermo, personaggio da molti interpretato come uno “sciapo sostituto” di quello che era stato Berlino nelle prime due parti. Così, fortunatamente, non è stato, dato che nei nuovi episodi viene dedicato parecchio tempo a lui, alla sua costruzione, alla caratterizzazione dietro a quel modo di fare che tanto ci ha ricordato il passato. La sua sofferenza, i dialoghi, e la coerenza con una personalità che tanto ama e al contempo disprezza, contribuiscono a creare sullo schermo un personaggio che si trascina una ferita, un dolore interiore a tormentarlo e a distaccarlo, almeno fino a una maturazione verso la fine.
Parlando sempre di buona scrittura, non possiamo non menzionare Rio. Nei precedenti sviluppi de La Casa di Carta lo abbiamo visto ostaggio di atroci sofferenze, e scintilla principale ad innescare il nuovo colpo. Adesso, in seguito al ricongiungimento con gli altri ecco che il dolore di quanto ha vissuto lo rompe, generando un personaggio ben differente da quello che eravamo abituati a conoscere, coerentemente con gli eventi precedenti. Importanti sono i passi che fa all’interno della storia, i rapporti che costruisce, le sue espressioni, i tremolii (ottimo il lavoro del suo interprete Miguel Herràn).
Come sempre questa serie tv riesce a valorizzare ogni cosa dato l’amore che pone verso i suoi personaggi, verso quello che hanno dentro, non riuscendoci sempre infallibilmente, ma comunque costruendo un ponte di congiunzione diretto con gli spettatori, portandoli dunque ad empatizzare con quanto accade. Che si tratti di un personaggio negativo come Arturito, o di un enigmatico Professore, le emozioni restano la chiave di volta, ovviamente valorizzate da regia, colonna sonora e montaggio.
Parlando proprio di queste, è sicuramente apprezzabile il realismo dei movimenti di camera che insieme alla fotografia restituiscono sempre una “situazione” chiara e pronta a togliere il respiro quando deve, ma anche evocativa, con uno studio della luce che non manca mai di incorniciare alcuni fra i momenti chiave della storia, restituendone sensazioni molto forti.
Menzionando il realismo della scrittura, ovviamente ci troviamo davanti a una storia che non cerca di essere troppo coerente con la realtà, pur impegnandosi a pieno, mettendo in scena momenti pregni di dettagli che sfilano a una velocità disarmante sullo schermo. A sorreggere il tutto però, come detto sopra, arriva una caratterizzazione intimista dei personaggi che non tarda mai a colpire nel segno. Fondamentale è anche l’elemento religioso e i richiami che riesce a toccare anche con quella che parrebbe essere una rappresentazione diretta dell’aldilà, in un addio che senz’altro lascia spiazzati.
Fra gli elementi che più tendono a frenare la visione, ci sono senza dubbio alcuni effetti speciali non troppo lavorati, e piccolezze narrative.
Con La Casa di Carta 4 Alex Pina e Joe W. continuano a spingersi sempre oltre, sempre più in là, mettendo in scena una vera e propria battaglia che si apre inizialmente sul campo della “morale”, per poi piantarsi nel terreno dell’oro e dei segreti statali. Un caos umano che non soltanto si limita a rappresentare le due solite fazioni ma scavalca l’ovvio, mostrando anche altri aspetti dell’animo che esulano dal colpo in sé e che inorridiscono (Arturo), sparando un’azione che spinge sempre in avanti, con la speranza che all’arrivo la situazione riesca ancora a tenersi in piedi.
La Casa di Carta 4 - Recensione:
Conclusioni
Concludendo, La Casa di Carta 4 riesce a portare avanti una narrazione che lascia poco respiro allo spettatore, in una climax che però, quando vuole, si fa sensibile, delicata e introspettiva.
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