La casa di carta: ecco i motivi del grande successo della serie spagnola distribuita da Netflix.
Allerta Spoiler più avanti.
A pochi giorni dalla pubblicazione della seconda e ultima stagione de La casa di carta abbiamo scelto di focalizzare l’attenzione su quelle che si ritiene essere le ragioni dietro il grande successo della serie di Álex Pina.
Perchè La casa di carta piace a tutti? Perchè è impossibile guardare La casa di carta senza fare binge watching? Cos’è che rende la storia di una rapina alla Fabbrica Nacional de Moneda y Timbre di Madrid diversa dalle altre raccontate in TV? Perchè una serie interamente basata su un furto alla zecca di stato attira così tanto un pubblico così vasto?
Cosa rende La casa di carta diversa? Cosa la rende unica?
Ecco quelli che sono, secondo me, i motivi per cui La casa di carta si è distinta nel suo genere fino a diventare una delle serie Netflix più viste in tutto il mondo.
Lo storytelling
La prima ragione dietro il grande successo de La casa di carta sta senza dubbio nello storytelling. Álex Pina, il creatore della serie è infatti molto abile non tanto nel costruire la storia ma nel raccontarla. E il segreto è tutto qui. Ogni episodio de La casa di carta è costruito in maniera magistrale e racchiude tutte le tecniche narrative che funzionano di più quando si tratta di serie TV.
Ogni puntata de La casa di carta è infatti intrisa di flashback, ellissi temporali, analessi narrative e cliffhanger posizionati sempre nei punti giusti e presenti, non a caso, a ogni fine episodio. Sono proprio questi espedienti narratologici a spingere lo spettatore a guardare un episodio dietro l’altro ininterrottamente.
Gli sceneggiatori de La casa di carta hanno fatto un ottimo lavoro di storytelling ed è proprio qui che si nasconde il segreto della serie spagnola.
La casa di carta è una serie che presenta temi già visti nel mondo del cinema e delle serie TV, pertanto non dovrebbe stupire più di tanto o emergere con tale forza tra le serie del momento. Invece lo fa e lo fa non tanto per l’originalità della trama ma per il modo in cui questa viene raccontata, con tutti i trucchi del mestiere. E chi un po’ se ne intende non fatica a notarlo.
I difetti dei personaggi
Un altro degli elementi chiave de La casa di carta è il modo in cui vengono introdotti i personaggi. Questo, poi, si riversa sullo spettatore che riesce sempre, e senza alcuna fatica, a immedesimarsi con loro. Come si fa? Facile, basta mostrarne i difetti.
Il bello dei protagonisti de La casa di carta, infatti, sono proprio i loro difetti messi in mostra senza alcun freno. Ogni debolezza, capriccio, imbarazzo, timore, ogni crepa nella personalità imperfetta dei protagonisti de La casa di carta viene fatto emergere con orgoglio. Il risultato di questo è che la differenza tra un gruppo di rapinatori e noi spettatori sembra non essere poi così evidente. Dopotutto, si tratta di uomini e donne valorizzati dalla loro umanità, dal loro sbagliare, dalle loro insicurezze ed è difficile non simpatizzare per loro. La finzione in La casa di carta è molto più simile alla realtà di quanto possa sembrare.
La razionalità
Un aspetto interessante e originale della serie è quello di fondarsi in buona parte sulla razionalità. Il maggior rappresentante di questa caratteristica della mente è senza dubbio il Professore. La razionalità sta dietro ogni dettaglio del suo piano, dietro ogni origami da lui creato, dietro ogni lezione da lui tenuta. L’intero piano della rapina alla zecca di Madrid deve la sua riuscita a un maniaco del controllo, a un uomo metodico, analitico, cervellotico. Il Professore è l’unico personaggio in grado di mantenere la lucidità e il controllo della situazione anche nei momenti peggiori, e se così non fosse stato, il suo piano non sarebbe mai riuscito.
Quello che dovrebbe essere un difetto viene trasformato non solo in un pregio ma nella chiave di volta dell’intera vicenda.
L’irrazionalità
Ogni cosa per poter funzionare ha bisogno di un equilibrio perfetto tra le parti e i creatori de La casa di carta lo sanno bene. Se da un lato domina la razionalità, questa non avrebbe mai potuto mandare avanti la storia de La casa di carta da sola, senza scontrarsi con il suo opposto. Ecco quindi che La casa di carta funziona proprio perché ci mette di fronte due modi di affrontare le cose completamente diversi: il razionale e l’irrazionale. E piuttosto che tenerli separati li fa collaborare.
I rappresentati di tutto ciò che ne La casa di carta è perdita di controllo, incostanza, emotività, irrazionalità sono l’intero gruppo di rapinatori. Moscow, Berlin, Nairobi, Rio, Denver, Helsinki, Oslo e prima tra tutti Tokyo.
Proprio quest’ultima sembra essere il personaggio più irrazionale de La casa di carta, sempre preda di attacchi di rabbia, sempre troppo impulsiva. Si tratta di una ragazza che prima di agire non pensa mai e poi si trova costretta ad affrontare le conseguenze delle sue azioni. Tokyo è l’esatto contrario del Professore. Si tratta di due mondi opposti ma ugualmente necessari l’uno all’altro per mantenere il perfetto equilibrio tra le cose ed è proprio quest’equilibrio a dare a La casa di carta quel qualcosa in più.
Cosa tiene unite razionalità e irrazionalità? La fiducia nell’importanza sia dell’una che dell’altra. Senza questa, il piano del Professore de La casa di carta non avrebbe mai avuto successo e io non sarei qui a scriverne.