L’uscita di Love, Death & Robots ha fatto immediatamente parlare di sé, fin dal primissimo giorno. Moltissima era la curiosità nei confronti della serie, di quello che era stato appena accennato dal trailer, e nei confronti di quello che il prodotto avrebbe potuto rappresentare.
-Tante ispirazioni…
Realizzata da Tim Miller e David Fincher (attualmente disponibile su Netflix), Love, Death & Robots si presenta come un insieme di racconti brevi, di corti separati gli uni dagli altri anche se accomunati da un qualcosa di forte. Ognuna di queste storie è stata realizzata attraverso uno stile diverso che varia dall’animazione in tecnica tradizionale, all’utilizzo della CGI, a tecniche più comuni. Attraverso di esse la serie sviluppa una voce chiara, una voce forte, limpida e soprattutto priva di qualsivoglia filtro.
La scelta di realizzare i corti con tecniche diverse contribuisce, senza dubbio, ad impreziosire il tutto, distaccandolo dalle opere precedenti e comunicando un messaggio diretto che diventa riprova delle potenzialità dell’animazione stessa. Parlare esclusivamente di animazione però non è corretto, l’opera in sé è una fusione di citazioni e rimandi sia al mondo dei videogiochi, sia a quello cinematografico, sia a quello delle serie tv stesse, l’unica differenza risiede nella mancanza dei limiti narrativi che affiora attimo dopo attimo.
-Sporco come il mondo…
Il fulcro principale di ogni narrazione, poi, è uno ed uno solamente: “l’umanità“. La razza umana, nella sua violenza e ferocia, diventa il filo conduttore di Love, Death & Robots che spinge lo studio delle nostre nevrosi e paure ben oltre la figurazione comune, attraverso una sensibilità tagliente e sanguinaria. Non ci troviamo assolutamente davanti ad un prodotto gentile, ad un qualcosa che vuole parlare, Love, Death & Robots colpisce in pieno attraverso immagini disturbanti, colpi di scena e parecchio sangue. Fuso a tutto questo troviamo un tipo di fantascienza che muta, si evolve in base al contesto in cui viene posta, diventa positiva, negativa, “viva” ed esprime messaggi chiari arrivando anche a criticare la nostra contemporaneità.
Parecchie volte è proprio nei forti simbolismi o nei silenzi più caotici che quest’opera taglia gli stereotipi comunicativi contemporanei senza guardarsi troppo indietro. Ecco che il grande teatro della vita affiora in ogni istante, in ogni inquadratura veloce, in ogni dialogo sporcato di sentimenti, in ogni lacrima versata, in ogni proiettile, in ogni goccia di sangue silenziosa.
L’idea di suddividere Love, Death & Robots in episodi auto conclusivi ne amplifica senza dubbio la fruizione generale, anche se l’impatto Pulp di determinati sviluppi non sarà facilmente digeribile per tutti.
Impossibile non notare l’indistinguibile stile di Miller e di Fincher, i quali hanno fatto delle loro storie un qualcosa che inevitabilmente resterà impresso nella memoria degli spettatori per molto tempo, in un continuo correre da un genere all’altro, come cadere nel vuoto bruciante di uno sperimentalismo senza limiti ma ricco di dettagli e idee.
-Love, Death & Robots:Conclusione.
Con Love, Death & Robots abbiamo dunque a che fare con un prodotto che attinge a piene mani dal mondo dell’intrattenimento, anche interattivo, contemporaneo. Un insieme di narrazioni che non hanno paura di andare oltre, di squarciare gli stilemi comuni e di banchettare con la morale di tutti i giorni.
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Conclusioni
Con Love, Death & Robots abbiamo dunque a che fare con un prodotto che attinge a piene mani dal mondo dell'intrattenimento, anche interattivo, contemporaneo. Un insieme di narrazioni che non hanno paura di andare oltre, di squarciare gli stilemi comuni e di banchettare con la morale di tutti i giorni.
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