Rick Grimes è, senza ombra di dubbio, un personaggio con una sua importanza e un suo posto, nel mondo delle serie tv. Questo articolo vuole prefiggersi il compito di raccontare la sua storia e di raccontarlo durante le svariate evoluzioni che ce lo hanno fatto amare e odiare, durante il suo viaggio.
Uno degli elementi cardine di The Walking Dead è proprio il “Cambiamento”. Ci troviamo catapultati in un mondo totalmente stravolto da un virus indefinito che tramuta gli esseri umani in Zombie, rendendo ogni cosa potenzialemete mortale e rischiosa. Da questo preambolo si sviluppa una storia che, seppur con delle origini non troppo distanti dai classici scenari horror, riesce a spezzare una routine simbolica estrapolandone un conteso con un peso narrativo non poco impattante.
E’ tra le fila sporche di questo viaggio che le storie dei protagonisti prendono forma e vita, sfiorando momenti che colpiscono in pieno marchiando a fuoco, e mettendo in evidenza le arcaiche origini dell’animo umano.
La primissima scena di The Walking Dead si apre con Rick Grimes, la storia come noi la conosciamo prende piede nel momento stesso in cui il suo viaggio ha inizio, e proprio insieme a lui cominciamo a cogliere e a comprendere quanto il mondo sia malato. Il Rick delle origini ci viene presentato come il classico eroe positivo e disorientato, condividendo con gli spettatori un misto di curiosità e paura verso quanto accade.
Il personaggio è appena uscito da un coma e non riesce ad individuare punti fermi nel luogo in cui si risveglia. Da questo momento in poi abbiamo una prima introduzione a quello che è e a quello che potrebbe essere.
Rick Grimes è sicuro di sé ed ha un solo pensiero ad assillarlo in questo primo frangente narrativo: ritrovare la sua famiglia, ritrovare sua moglie Lory e suo figlio Carl, null’altro importa per lui, ed è proprio la determinazione verso di loro a spingerlo ad avanzare.
Non ha ancora concepito pienamente quanto sta accadendogli intorno, il mondo si presenta ai suoi occhi come una vasta e grigia landa desolata, smossa soltanto dai lamenti dei morti che si trascinano tra un sussulto e l’altro. Le città adesso sono cumuli di macerie e fumo e sembrerebbe non esservi più traccia di lucidità o di semplice vita.
Poi la prima interazione con Glenn e una speranza verso il futuro.
Nel momento stesso in cui viene introdotto nel gruppo del ragazzo, con famiglia e migliore amico al suo fianco, subentra un nuovo lato del suo carattere, quello da leader.
In un mondo in cui non esiste più alcuna certezza, gli uomini sicuri di sé servono a smuovere la speranza e lui è fatto così. Non si limita, infatti, a proporre le sue, idee, piuttosto si lancia in modo avventato nelle imprese, pur di migliorare la situazione di quelle che sono persone che ha appena conosciuto.
Il suo carattere forte e a tratti pacato lo conduce a svariate discussioni, sempre mirate al benessere generale e della sua famiglia ritrovata.
Nella prima parte di The Walking Dead il virus è ancora qualcosa di nuovo e sia Rick Grimes che tutti gli altri protagonisti non riescono ancora a capacitarsene, proiettando le loro speranze verso una soluzione, verso un ritorno al passato che sembra sempre più distante. Inoltre abbiamo il loro rapporto con questi Zombie, con questa malattia che sta lentamente consumando ogni cosa.
Potremmo quindi considerare le prime due stagioni come un banco di prova, come una gigantesca corsa verso quanto tutti hanno perduto, che culmina con una realizzazione che cambierà il nostro protagonista per sempre: indietro non si torna.
Da questo momento in poi subentra il primo vero messaggio della serie: I veri mostri non sono i non-morti, bensì gli esseri umani stessi.
L’umanità è vorace, è cattiva e negativa quando è con le spalle al muro, questo è quello che The Walking Dead comincia a mettere in luce nella stagione 2 per poi svilupparlo in tutto il suo seguito narrativo.
Non si tratta più di fuggire dalla “morte che cammina”, bisogna anche porre estrema attenzione a coloro che sopravvivono ad ogni costo.
In seguito all’abbandono della sua divisa da poliziotto e del suo cappello, si scorge una prima maturazione di Rick, però la vera botta giunge con la morte prima di Shane e poi, soprattutto, di Lory.
La scena nella prigione, in cui lo ritroviamo emotivamente distrutto, a pezzi, attaccato ad una cornetta telefonica che non è collegata da nessuna parte, resta una delle scene più iconiche e forti dell’intera serie, complice anche la grande interpretazione di Andrew Lincoln, verso cui se ne sente la mancanza.
Le sue lacrime, il suo sguardo perso nel vuoto e le voci di coloro che ha perduto sullo sfondo fanno male tanto a lui quanto a noi che continuiamo a seguire la serie, e mettono in evidenza quella che è la sua fragilità.
Nel mondo di The Walking Dead, però, non c’è un momento per respirare, un momento per riprendersi e minacce ben più grandi e folli si muovono in un orizzonte sfocato.
Da qui la prima, vera, totale involuzione del personaggio che abbandona le spoglie “positive” da eroe pronto a tutto, e muta la sua intera concezione della vita, umana e non. Il gruppo e la sopravvivenza, la famiglia, diventano le parole a giustificare ogni azione di un personaggio che ha ben poco a che fare con il Rick più civilizzato del principio. Questo lo si può notare sia dalla sua estetica più trasandata, ammantata in una folta barba grigia, sia dal totale cinismo verso il prossimo, sia dalla sua apatia verso il togliere la vita.
Le sfide più orribili si parano davanti alla strada di Rick Grimes e del suo gruppo che, fra uno scontro e l’altro, comprendono quanto la vita conti poco in un contesto ormai distante da quella che era la civilizzazione.
Proprio in questo frangente di totale abbandono subentra Alexandria.
Alexandria è una realtà totalmente estranea a Rick e il suo gruppo, un qualcosa di inconcepibile per certi versi, ma al tempo stesso non totalmente estraneo. Sono cresciuti nel corso degli anni precedenti, fuggendo e sopravvivendo sul filo del rasoio, hanno incontrato persone ben più mostruose dei mostri stessi e adesso si ritrovano in una cittadina fortificata in cui le persone credono di poter ricostruire una civiltà…
La reazione di Rick, come anche quella di tutti gli altri, è ovviamente pervasa dallo scetticismo più nero, anche se i confort in cui vengono inseriti riesce in parte ad ammorbidirli.
Quanto innalzato dietro a quelle mura comincia ad avere un valore per loro, anche se gli antichi stralci di sicurezza e violenza non tardano ad arrivare, a sensibilizzare verso quello che si trova al di fuori.
Il mondo resta una landa desolata sporcata dalla violenza degli esseri umani rimasti. Il più forte vince, non vi sono regole, almeno fino al primo incontro con Negan e alle conseguenze delle scelte che Rick Grimes ha fatto.
Il pagamento è così duro da ispirare una guerra. Una guerra fra i vivi in un mondo del genere, che porterà alla morte di suo figlio Carl.
Sarà proprio il lungo e cartaceo addio del ragazzo a trasformare nuovamente Rick, ispirandogli una visione che lo condurrà ad una luce più calda e ad un riposo verso cui siamo tutti allo scuro.
Uno dei lati più affascinanti della storia che lo vede protagonista fino alla nona stagione, risiede nel suo profondo mutare in relazione alla mutazione del mondo. Abbiamo un eroe, un leader, un antieroe sporcato dal sangue, un’ombra cieca, poi un leader semi-civilizzato, un folle accecato dalla rabbia e un personaggio con una visione lucente alla fine.
L’interpretazione di Andrew Lincoln fusa alla scrittura di Rick hanno generato un personaggio iconico che resterà per moltissimo tempo impresso a fuoco nell’immaginario di tutti noi. Un essere umano che ha subito duri colpi per poi continuare a rialzarsi e ad avanzare e avanzare…