13 Reasons Why, o Tredici in italiano, la quarta e ultima stagione è approdata su Netflix tra nuovi dramma e enigmi da risolvere. Era proprio necessario continuare a raccontare le vicende dei ragazzi del Liberty High?
Venerdì 5 giugno Netflix ha rilasciato la quarta e ultima stagione di 13 Reasons Why. Le avventure di Clay. Tony, Justin, Jessica e tutti gli altri sono giunte al termine. Finalmente, mi verrebbe da dire.
Un detto afferma che “più tiri la corda e più rischia di spezzarsi” e, analogamente, è così anche con le serie tv: quando la trama non è solida e ben definita e gli sceneggiatori tentano di ricucire qualcosa di lacerato, non è mai un bene.
ATTENZIONE: SPOILER! Sconsiglio di continuare con la lettura a chi ancora non avesse visto l’ultima stagione di 13 Reasons Why, perché l’articolo potrebbe contenere spoiler. Io ti ho avvisato.
Con la 4° stagione di Tredici ci troviamo davanti a un prodotto snaturato, che non ha più nulla da dire e fa fatica ad arrivare al termine delle 10 (non più 13 puntate). Tutto è diverso, Hannah Baker è un lontano ricordo, quasi come se non fosse partito tutto da lei.
Se vuoi fare un recap delle ultime stagioni, clicca qui.
13 Reasons Why doveva fermarsi prima?
Siamo arrivati al capolinea della serie tv originale di Netflix ed è arrivato il momento di tirare le somme.
Dopo l’enorme successo della prima stagione, Netflix insiste sulla storia e prosegue per altre ben 4 stagioni.
La storia di Hannah Baker, la ragazza che sceglie di togliersi la vita recapitando 13 audiocassette ai compagni che “ritiene responsabili” è una storia vincente. Fa il giro del mondo e tutti ne parlano. La seconda stagione vede l’uscita definitiva del personaggio di Hannah e la scelta di allontanarsi dal romanzo di Jay Asher. Le idee scarseggiano e, soprattutto con le stagioni 3 e 4, siamo di fronte al cosiddetto “brodo allungato”.
La voglia di raccontare tutto e troppo ha cambiato la concezione di 13 Reasons Why nel pubblico: da manifesto di un disagio specifico a un assembramento di luoghi comuni. In Tredici, abbiamo visto il bullismo, la repressione dell’omosessualità, la violenza sessuale, l’iniquità di un processo, la tossicodipendenza, la prostituzione minorile, il bipolarismo, l’AIDS, eccetera, eccetera. I personaggi vengono così risucchiati in un calderone di tematiche e rovinati: risultato figure piatte, quasi fastidiose e totalmente diversi dai personaggi che abbiamo conosciuto e amato all’inizio (si legge Clay Jensen).
Cosa è successo ai protagonisti? Ottengono quello che potrebbe essere definito un degno e lieto finale. Almeno la maggior parte di loro. Hanno messo un punto alla vita al liceo Liberty High e a tutte le tragedie che sono accadute. Ora sono pronti ad andare avanti.
10 episodi da un’ora l’uno (l’ultimo da un’ora e mezza) per chiudere un cerchio, che poteva benissimo essere chiuso dopo la fine del romanzo di Jay Asher.
Cosa ricorderemo: il coraggio e gli insegnamenti
Nonostante tutto, 13 Reasons Why ha lasciato un’impronta indelebile e, soprattutto, ha fatto riflettere molto. Si basa su fatti che possono capitare a chiunque, per quanto tragici e ingiusti. È stata sicuramente una serie tv d’impatto che in molte scene ci ha lasciato con il fiato sospeso.
Ecco la lista delle 10 lezioni che abbiamo imparato:
- I segreti possono essere pericolosi e la situazione si complica sempre
- A tutto c’è una soluzione
- Bisogna sempre rivolgersi a qualcuno
- Giudicare gli altri è sbagliato
- La differenza netta tra scherzo e atto di bullismo
- Le parole hanno un peso
- Il silenzio vale più di tante parole
- Ad ogni azione c’è una conseguenza
- L’importanza delle piccole cose
- Le apparenze inganno
Quel che resta di 13 Reasons Why il coraggio e la forte voglia di sensibilizzare lo spettatore su tematiche forti e scottanti. Tutti le conoscono ma pochi ne parlano e tanti le sentono lontano da loro.
Vi ricordo che, oltre a tutte le stagione di 13 Reasons Why, su Netflix trovate anche la seconda stagione di “The Politician” e il nuovissimo film “Feel The Beat”