Non abbiamo più voglia di ridere? Anche Disjointed è stato cancellato: fuori dalla produzione un’altra sit com targata Netflix.
Altra serie cancellata su Netflix: dopo prodotti Girlboss, Gypsy ed Haters Back Off!, anche Disjointed non tornerà. La sit com con protagonista il premio Oscar Kathy Bates, raccontava in maniera ironica, ma mai superficiale, la vita all’interno di un dispensario di Marjiuana in California. Disjointed è andato in onda in un’unica stagione, spalmata in due tranche tra agosto 2017 e gennaio 2018.
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Disjointed: tanto potenziale sfumato
La sit com, co-creata da Chuck Lorre, si componeva di 20 episodi di altrettanti 20 minuti, all’interno del quale convergevano molti tipi di stili. Dalla classica ripresa, la scena passava facilmente allo stile di prodotti user generated content, come i video su YouTube, a disegni animati. Alle parti più comiche, si affiancavano infatti quelle introspettive, ma anche quelle di stampo più istruttivo e documentaristico, che volevano, a tratti, dare a Disjointed uno stampo più informativo e di sensibilizzazione. Ruth, la protagonista di Disjointed, offriva una sua personale visione della tematica, alla quale si contrapponevano altre filosofie, come quella di Tae Kuon Doug (Michael Trucco), secondo il quale la vera armonia si trova solo attraverso le arti marziali.
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Non abbiamo più voglia di ridere?
Osservando il mercato attuale, le riconferme, e la cancellazione di serie televisive come Disjointed è obbligo una riflessione su questi ultimi anni di serialità: non abbiamo più voglia di ridere? Al centro del panorama attuale proliferano prodotti a tema dispotico (vedi Westworld), con archi narrativi non lineari (vedi Dark) o dove la negatività perseguita i protagonisti (vedi The End Of The F***ing World). C’è ancora spazio per prodotti totalmente volti, nella loro struttura, alla risata? Nel mondo delle sit com continuano a sopravvivere prodotti storici ed appassionanti, come The Big Bang Theory, o il più recente Grace & Frankie, ma non sembra esserci posto per le novità. Disgrazie e situazioni complicate sono oggetto di scherno, commento e riso sui social network, dove l’utente completa la visione offrendo componenti umoristiche (spesso black humor), su qualcosa che però non fa ridere (o non lo fa totalmente). Se lo spettatore vuole far ridere, più che ridere, ci sarà ancora un briciolo di posto per le sit com nel panorama di domani??