Gli enigmi e le sfide di Westworld tornano a stuzzicare con nuove vesti, forse troppo caute, appassionati e semplici curiosi. Quale sarà la prossima prova?
L’attesa è finita. La terza stagione di Westworld ha preso ufficialmente il via la scorsa notte con la messa in onda del primo episodio su HBO. Lo show creato Jonathan Nolan – fratello del regista Christopher Nolan – e Lisa Joy è pronto a regalare nuovi enigmi ai suoi appassionati. Sin dalle prime dichiarazioni dei produttori si è intuito che questi nuovi episodi avrebbero posto le basi per un riavvio dello show dopo la complessa seconda stagione. I nuovi attori coinvolti nel progetto e la nuova prospettiva del mondo fuori dal parco degli host alimentano il clima di grande curiosità.
Se, dopo questa prima puntata avete però le idee un po’ confuse sugli eventi passati, un veloce viaggio nelle prime due stagioni di Westworld potrebbe rivelare qualche interessante collegamento tra gli avvenimenti.
Ruoli fuori dagli schemi
Dopo i sanguinosi eventi che hanno portato all’abbandono del parco, Dolores Abernathy (Evan Rachel Wood) si avventura nel mondo reale. Non si è mai affidata all’improvvisazione e nemmeno sul nuovo palcoscenico lo farà. La voglia di vendetta è il motore delle sue azioni tra gli umani. Nei primi dieci minuti, in una sequenza orchestrata alla perfezione, Dolores torna a fare visita a un vecchio visitatore di Westworld ricambiando tutta la violenza – anche psicologica – di cui lei in passato è stata vittima. Nel frattempo Charlotte Hale (Tessa Thompson) – o meglio, la sua copia host! – ristabilisce gli equilibri nel consiglio d’amministrazione della Delos, al cui tavolo risulta ancora assente William (Ed Harris).
Dolores, tuttavia, consolida la sua posizione nella società del mondo fuori da Westworld stando al fianco di Liam Dempsey, CEO della Incite, compagnia che basa il suo successo sulla creazione di uno strumento chiamato Rehoboam basato sul controllo dei dati che regolano ogni aspetto della vita quotidiana. Dolores sembra interessata alle dinamiche e alle strategie di questa azienda, tanto da interrogare senza destare sospetti il compagno sugli scopi di Incite.
Le sequenze che vedono protagonista Dolores si alternano a quelle che introducono Caleb Nichols (Aaron Paul). Il suo personaggio è il classico uomo medio la cui monotona quotidianità si divide tra ricordi del passato di militare e lavori insoddisfacenti svolti per pagare le cure della madre malata. La realtà in cui vive sembra intrappolarlo in uno schema preciso senza suggerire alcuna possibilità di evasione. L’incontro inaspettato con Dolores, tuttavia, potrebbe cambiare per sempre il suo destino.
Westworld 3×01 – Reinventare se stessi
Sin dalla prima sequenza – in cui tensione e paura sono gestiti alla perfezione – è chiaro che Westworld è arrivato a una svolta. Dopo gli eventi concitati della seconda stagione e le critiche per le molteplici e confusionarie linee temporali, lo show riparte da zero nel mondo fuori dal parco ma non per questo dimentica il suo spirito elegante e sofisticato. Ogni vecchia conoscenza lascia alle spalle i passati cicli narrativi ma non dimentica i propri obiettivi che, spesso coincidono con una sanguinosa vendetta. Questo vale per Dolores che in un mondo futuristico segnato da lusso e ricercatezza si reinventa e si adatta per sfruttare le dinamiche che lo guidano. Interprentandole al meglio, pianifica di portare fuori da Westworld la sua personale rivoluzione avviata nella scorsa stagione.
Evan Rachel Wood appare decisamente convincente nei panni di una bellezza algida e magnetica, perfettamente supportata da una sceneggiatura che riecheggia, anche con un pizzico di ironia, le sue passate vite segnate da frasi epiche e riferimenti colti a letteratura e non. Nel nuovo mondo sembra essere completamente a suo agio, probabilmente anche grazie alle sue letture degli archivi di The Forge che la aiutano a decifrare la natura umana. Se le intenzioni di Dolores appaiono ben chiare, non si può dire lo stesso per Charlotte Hale che, al momento, risulta il personaggio più criptico. Al momento sembra essere il braccio destro della giovane Abernathy infiltrato nella gestione di Delos. La certezza è che, a giudicare dal mistero che la avvolge in scena, la Hale giocherà un ruolo chiave in questa terza stagione.
Dolores e Charlotte, tuttavia, rimangono personaggi già ben definiti con la loro evoluta natura di host che hanno preso coscienza di loro stessi. Lo stesso, invece, non si può dire degli umani. Per la prima volta la componente umana irrompe prepotentemente sulla scena con la figura di Caleb che, nella banalità della sua giornata tipo, pone insistenti domande sul suo potenziale, sul perchè della sua presenza all’interno di questa storia. L’aspetto decisamente interessante, tuttavia, è osservare come anche gli umani, così preoccupati a definire e etichettare attimi e ricordi, siano inesorabilmente intrappolati in continui loop che li portano ad essere in qualche modo “difettosi”. Proprio come i vecchi host del parco. E ora, quindi, cosa distingue l’uomo dall’androide?
Avanguardia e cifra stilistica
Westworld, sin dal suo esordio, ha segnato l’immaginario comune con una narrazione permeata di riflessioni filosofiche ma anche da un’estetica avveniristica. Questo episodio, umile nel suo ritmo e nelle relativamente scarse rivelazioni, si avvicina più alla prima stagione per tempi e scelte narrative, sconvolgendone tuttavia location e temi. La riflessione sul rapporto tra creatore e creatura, tra artista e opera lascia molto più spazio a interpretazioni creative delle problematiche tecnologiche dell’attualità. Se, infatti, il mondo del futuro sembra essere piuttosto sensibile nella sua cura per l’ambiente con ampi riquadri verdi e luminosi spazi metropolitani, la tecnologia offre scenari positivi e terrificanti allo stesso tempo.
Strumenti per terapie psicologiche si scontrano con poco rassicuranti sistemi di gestione dei dati le cui libertà di azione sono ancora da scoprire. Proprio alcuni “algoritmi visivi” del programma Rehoboam – che ricordano vagamente i segni di Arrival – scandiscono i diversi atti dell’episodio, introducendo i differenti filoni narrativi. Cosa rappresentano esattamente? I picchi dei diagrammi sembrano rappresentare outlier, divergenze e anomalie in percorsi predefiniti. Queste osservazioni spingono quindi a interrogarsi sulla realtà del nuovo mondo presentato.
Si tratta davvero del mondo vero oppure si tratta di una simulazione come suggerito da uno dei personaggi incontrati da Dolores? Sicuramente tutto questo ha uno stretto legame proprio con Incite e le sue attività. I nuovi dettagli introdotti nella leggendaria sigla sembrano infatti enfatizzare particolarmente questo aspetto.
Questi spunti sull’utilizzo dei dati e tutte le possibili riflessioni etiche che ne derivano hanno senza dubbio un grandissimo potenziale. Tuttavia, appaiono ancora fin troppo abbozzati. L’incanto e la fascinazione davanti all’avanguardia delle location futuristiche – ispirate da Londra, Valencia e Singapore – non soddisfano completamente un debutto che appare molto confuso nelle sue intenzioni, a causa forse anche di una regia incerta. Le influenze di Black Mirror e di ambientazioni à la Blade Runner 2049 promettono grandi sviluppi ma devono essere supportate da grandi slanci creativi nella sostanza.
Prospettive e sfide di gran classe
Attenzione a non fraintendere: Westworld rimane un prodotto eccellente, un rompicapo che trova sfumature thriller intriganti nettamente superiori a molti dei suoi competitor. Quando si è incarnata l’eccellenza per ben due stagioni, però, bisogna reinventarsi, mettersi in discussione ma, soprattutto, porsi obiettivi ambiziosi. Per fare questo bisogna accettare di correre rischi. Al momento la solida sceneggiatura di Nolan e Joy risulta fin troppo cauta. Questo primo episodio sembra quasi suggerire che le dure critiche all’ambiziosa seconda stagione abbiano minato l’impertinente ma irresistibile ardire dello show. Tuttavia, è solo l’inizio.
Le carte in tavola sono innumerevoli ma sono solo gli strateghi che le giocheranno che determineranno il risultato della partita. Le più grandi sorprese potrebbero arrivare da Bernard e Maeve, comparsi fugacemente nel corso dell’episodio. Il primo sembra essere più confuso che mai, in una sorta di esilio. Solo ripercorrendo i suoi passi potrà ritrovare se stesso. La seconda, invece, nella scena post-credit sembra essere in un’area inesplorata del parco in cui si rivive il periodo nazista. La certezza – possono però davvero essercene in questo show? – è che al momento è presente una sola linea temporale. Sarà davvero così? Solo i prossimi episodi daranno solide conferme o smentite per una serie alla ricerca di una sua nuova affermazione.
Westworld 3x01 - Parce Domini
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