Con un epilogo ricco di spettacolarità ma anche di incertezze nei temi, Westworld chiude la sua terza stagione.
Il gran finale della terza stagione di Westworld è finalmente andato in onda. Il pubblico generico e i fan sono ora pronti ad animare l’attesa della quarta stagione – già confermata da HBO – con nuove teorie e riflessioni. L’episodio trasmesso la scorsa notte, tuttavia, alimenterà soprattutto discussioni tra chi ha apprezzato le svolte del finale e chi no. Il finale di stagione, infatti, sviluppandosi a partire dal settimo episodio non esattamente solidissimo, è un punto di non ritorno per la serie, un momento destinato a dividere nettamente in due il suo pubblico.
Se dopo questa puntata avete qualche dubbio in merito all’evoluzione di alcuni personaggi, questo veloce riassunto delle prime due stagioni potrebbe schiarirvi le idee.
La scelta della rivoluzione
Dopo le rivelazioni sul suo passato e sul suo ruolo, Caleb (Aaron Paul) è pronto a dare il via alla rivoluzione nell’universo di Westworld. Prima di mettere in atto qualsiasi strategia, ha però bisogno di ricostruire – letteralmente pezzo per pezzo – la sua alleata Dolores (Evan Rachel Wood). L’host non sarà più, tuttavia, una guida per l’uomo che, infatti, dovrà riscoprire le sue abilità e potenzialità per adempiere ai compiti imposti dal suo essere il nuovo leader degli umani. La missione dei due alleati subirà importanti modifiche nel momento in cui Dolores si troverà nuovamente faccia a faccia con la nemica di sempre.
Maeve (Thandie Newton) è infatti l’ultima arma rimasta tra le mani di Serac (Vincent Cassel), un uomo che lentamente vede sfuggire ogni piano dal suo controllo. L’androide, con la promessa di riunirsi felicemente all’amata figlia, eseguirà i piani architettati silenziosamente dall’algoritmo di Rehoboam. Delle imprevedibili divergenze, tuttavia, potrebbero condurre Maeve su percorsi non considerati.
Mentre ai quartieri generali della Incite sta per aver luogo il confronto all’ultimo sangue tra le due host più iconiche, lontano dalla metropoli futuristica si rivelano i piani per Bernard e William. Il primo, infatti, dovrà fare i conti con un richiamo dal passato che non potrà più essere rimandato. L’ex Man in Black, invece, arriverà a una svolta cruciale per il suo futuro.
Un futuro incerto per Westworld
Quando si affronta una riflessione su una serie come Westworld è impossibile non soffermarsi sulla sua cura per i dettagli, sia nei suoi temi che nella messa in scena. In quest’ultimo caso, la terza stagione non ha deluso le aspettative. Come promesso, infatti, questo nuovo ciclo di episodi ha rappresentato un sostanziale riavvio dello show. Le critiche alla complessità della seconda stagione hanno indirizzato la serie su una essenziale linearità della trama. La possibilità di creare un nuovo palcoscenico per degli amati personaggi, inoltre, ha liberato la fantasia di scenografi e costumisti che hanno regalato agli appassionati un futuro affascinante quanto sinistro nelle sue dinamiche così tremendamente simili a quelle che guidano la realtà. Sotto questi punti di vista puramente tecnici lo show ha confermato il suo primato tra le produzioni più interessanti presenti sull’attuale panorama.
Avventurandosi tra le trame di questa terza stagione, Westworld ha tuttavia preso una decisione cruciale per il destino della serie. L’idea che una semplice scelta possa cambiare le sorti dell’intera produzione HBO assume quasi contorni ironici nel contesto di una narrazione che ha costruito la sua fortuna su interpretazioni originali del concetto di libero arbitrio. In passato con le sue scelte narrative la serie curata da Jonathan Nolan e Lisa Joy ha osato, spesso anche troppo, senza mai però tradire la sua essenza. Lo show, infatti, ha sempre saputo mantenere la sua voce originale e inconfondibile. Questo finale di stagione cambia completamente le regole del gioco. Purtroppo non in favore di chi amava l’imprevedibilità e l’autenticità di questa serie.
Questo ottavo episodio, infatti, nella sua prima parte raccoglie tutte le incertezze di una terza stagione segnata da ritmi e toni profondamente scostanti. La serie, con grande consapevolezza, si mette in gioco affrontando queste imperfezioni. Il confronto, tuttavia, conduce a una risoluzione insoddisfacente che volta le spalle ai principi di Westworld. Le prime due stagioni, pur riuscendo sempre a creare attesa con alcuni indizi disseminati nei loro finali, sanno essere perfettamente autonome, sorreggendosi saldamente sulla propria struttura narrativa. L’epilogo della terza stagione, invece, conferma la decisione di sviluppare un semplice racconto di transizione, un riavvio incompleto destinato a cercare a tentativi la sua direzione raccogliendo fortuitamente ispirazioni lungo il percorso.
Una nuova generazione di personaggi
La moltitudine e la varietà dei personaggi in scena è da sempre uno dei fattori più intriganti di questa serie HBO. La gestione di un cast così numeroso e valido in ogni sua componente, tuttavia, non ha mai rappresentato un problema per Westworld bensì un valore aggiunto. In questa terza stagione, invece, in diverse occasioni alcuni personaggi sono sembrati quasi ingombranti, al punto da finire intrappolati in loop narrativi privi di reali necessità. Il finale di stagione, infatti, doveva spiegare i motivi di tali scelte, la cui rivelazione è stata continuamente rimandata.
Le risposte, purtroppo, non si sono concretizzate. Personaggi ricchi di sfumature e potenzialità come Bernard e William sono diventati pedine di un gioco il cui unico scopo è condurli verso una quarta stagione dalle motivazioni piuttosto nebulose. La componente dei personaggi, valorizzata dall’evoluzione di Charlotte Hale ma soffocata dall’incapacità di gestire le varie interazioni, è segnata quindi da grandissime mancanze. L’addio – prevedibile – di alcuni volti familiari perde quindi parte della sua tragicità, divenendo vittima di un’insoddisfazione generale.
Su questo finale di stagione, valido nella sua spettacolare messa in scena, ricadono allora irrimediabilmente le colpe di un’intera stagione. Le imperfezioni rimaste sullo sfondo nei precedenti episodi trovano una forma innegabile. Tutte le loro evidenze, quindi, compromettono un epilogo (momentaneo) che non riesce a salvarsi nemmeno con discreti colpi di scena. Westworld ha ormai trovato una sua nuova forma. Si tratta forse di una forma più umana, corruttibile e quindi fallibile. La certezza è che il fascino delle vette di perfezione delle prime due stagioni è ormai un ricordo offuscato.
Westworld 3x08 - Crisis Theory
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