Quando se ne va un cantante che ,con anche sue poche canzoni, ha fatto parte della colonna sonora della tua vita viene sempre una trauma interno. Come accadutomi nuovamente ieri con la morte di Dolores O’ Riordan.
Sto scrivendo questo articolo a poche ore dalla improvvisa e tragica morte della cantante frontman dei The Cranberries, Dolores O’ Riordan. Una morte che mi ha lasciato il segno come altri morti di cantanti, per esempio Chester Bennington frontman dei Linkin Park, George Michael o David Bowie. Io ho il vizio, appena sento della morte di un cantante, di postare sul mio diario di Facebook un semplice messaggio d’addio e di dispiacere riguardo l’artista morto in questione ed ogni volta che scrivo un post di questo tipo arriva in chat privata, ma a volte anche pubblicamente, il deficiente di turno a dire “Ma quando mai l’hai cag**a o ascoltata questa?” oppure “Facile dire di essere fan ora che è morta, prima non sapevi neanche chi fosse..”. Ora, vorrei un attimo chiarire qualche punto.
Chris Martin dei Coldplay durante il loro tour nel 2009
Io amo la musica, la musica con ogni sua canzone mi serve come punto per fermo per ricordarmi parecchia della mia vita; da cose importanti come il primo giorno di scuola con la radio che trasmetteva “Torn” di Natalie Imbruglia a momenti sicuramente di secondaria importanza come l’andare per la prima volta in macchina dopo aver preso la patente (la radio ricordo passava “Violet Hill” dei Coldplay). La morte di persone che emettono dalla loro bocca note che scandiscono i momenti della mia ancora breve vita crea dentro di me un trauma momentaneo non da poco. Sì, anche se magari non seguivo Dolores O’ Riordan o altro cantante.
Luciano Ligabue durante il concerto a Campovolo nel 2011
Perché, io non sapevo esempio che Dolores O’ Riordan fosse irlandese e non sapevo neanche avesse un disturbo bipolare della personalità, mi perdonerete carissimi fans se non ero a conoscenza di queste cose e quindi mi venite a dire tramite messaggio privato “Come fa a mancarti una persona che neanche sapevi chi fosse?? BAH…” ma le canzoni dei The Cranberries mi portano a ricordare momenti della mia vita, e come ho già detto, sapere che la persona che con la sua musica ha reso possibile ricordare un momento della mia vita se n’è andata mi crea un po’ di scompiglio dentro, perché so che ora ogni volta che l’ascolterò realizzerò che quella cantante ora non potrà più cantarla e dovrò accontentarmi solamente di ascoltarla in radio e non poterla ascoltare dal vivo cantata da Dolores O’ Riordan. “Zombie”, “Dreams” e la più sconosciuta “The Journey” (che vi consiglio di ascoltare perché molto bella) hanno da sempre fatto parte della playlist prima del mio Nokia N81, poi iPod ed ora Spotify. Sì, perché gli strumenti per ascoltare la musica si evolvono ma l’emozioni che ti da una canzone rimane sempre ferma lì nello stesso punto.
Dolores O’ Riordan live con i The Cranberries
Forse qualcuno mi capirà, ma io considero sacra la musica che ho all’interno del dispositivo che ascolto in qualsiasi momento. Ogni singola canzone che ho all’interno del mio telefono è scelta con il giusto pensiero e con la giusta cura, dalle canzoni spensierate a quelle impegnative. Solo chi ama la musica, quella vera e con un significato può capirmi e spero sarete in tanti! (Ci sarebbe da fare un discorso diverso sulla musica di oggi e quella di ieri… “Dark Polo Gang”… ma evito di farlo in questo articolo.) . Ricordatevi che la musica che avete all’interno della vostra playlist, se scelta con attenzione e passione, vi fa capire che tipo di persona siete. Fate questa scelta con grande cura.