In un’esclusiva intervista con Collider, Arianne Phillips, la costumista di C’era una volta a Hollywood, ha parlato del suo approccio alla storia del film di Tarantino.
Arianne Phillips non è estranea alla progettazione di costumi iconici. Tornando ai suoi lavori anni ’90 su film come Il Corvo and Tank Girl, il suo glam-rock fiorisce nel 2001 con Hedwig and The Angry Inch, per non parlare della sua lunga collaborazione con Madonna. La costumista due volte nominata agli Oscar ha un occhio privilegiato per creare look che resistono alla prova del tempo. Con C’era una volta a Hollywood di Quentin Tarantino, la prima collaborazione di Phillips con il regista, l’ha fatto di nuovo. Tarantino non ha risparmiato spese e attenzione ai dettagli quando si è trattato di tornare indietro nel 1969 per la sua lettera d’amore a Los Angeles.
Quando è arrivato il momento di vestire i suoi personaggi – sia le amate star del cinema dell’epoca che i personaggi di nuova creazione come Rick Dalton (Leonardo DiCaprio) e Cliff Booth (Brad Pitt) – Tarantino si è rivolto alla Phillips per questo lavoro. E se la quantità di Ricks e Cliffs in giro per Halloween è stata un indizio importante, ancora una volta ha sfruttato il suo talento per l’iconografia di C’era una volta a Hollywood.
L’approccio ai personaggi di C’era una volta a Hollywood
In concomitanza con l’imminente arrivo di C’era una volta a Hollywood in home video, Collider ha avuto l’occasione di chiacchierare con Phillips sulla creazione dei costumi del film. Phillips ha avuto molto da dire sulla creazione del look con Tarantino. “I dettagli sono sempre molto importanti per me nel costume. Aiutano a creare livelli nel personaggio e aiutano anche, spero, ad aiutare l’attore a diventare quel personaggio”. Con quel tipo di approccio in mente, Phillips ha pensato di creare “talismani” per ogni personaggio. Ha immaginato qualcosa di piccolo e specifico che parlasse alla loro personalità individuale. Si tratta, quindi, di dettagli di costume specifici che aiutano a cogliere l’essenza di quel personaggio. Come ha spiegato Phillips, DiCaprio, Pitt e Margot Robbie hanno preso subito in considerazione i disegni che lei stessa aveva preparato.
Per Rick, quel talismano era una collana a medaglione, ispirata ai “cattivi ragazzi” dell’epoca. Con quell’ispirazione, la Phillips ha disegnato un medaglione originale – un motivo ispirato alla rosa Tudor da un lato, e una “R” con monogramma sull’altro. “La persona che ha i vestiti monogrammati ha un po’ di ego, un po’ di spavalderia, così ho amato quel Rick”, ha spiegato. Il personaggio ha anche una delle magliette hawaiane più iconiche della storia. E’ toccato a Phillips disegnarla. La Phillips ha spiegato che, mentre si ispirava a pezzi vintage, questi sono stati usati per le centinaia di attori di sottofondo che lei e la sua squadra dovevano vestire. I costumi per i protagonisti erano tutti fatti a mano. Tra questi figura anche la camicia hawaiana.
Questione di… scarpe
Non bisogna inoltre dimenticare le scarpe dei personaggi, che dicono moltissimo sulla loro identità. “Ho letto una citazione quando ero giovane, dove Laurence Oliver diceva di aver sempre iniziato a costruire il suo personaggio dalle scarpe in su. Sappiamo tutti cosa vuol dire indossare un paio di scarpe che ci fanno sentire bene e forti e sappiamo anche cosa vuol dire indossare un paio di scarpe che ti fanno sentire non al sicuro o non te stesso. L’ho preso a cuore”, ha detto Phillips. “Per un costume, mi sembra che un personaggio inizi con le scarpe ed è così che si ottiene l’equilibrio della silhouette”.
Margot Robbie
Poi, naturalmente, c’è Sharon Tate, la vera star del cinema che è stata orribilmente assassinata dal culto di Manson. Lei ha un ruolo centrale nel film di Tarantino sull’alternative-history. Phillips ha spiegato che la sorella di Tate, che è stata notoriamente protettiva con l’immagine e l’eredità di sua sorella negli anni dopo la sua morte, non solo ha dato la sua benedizione a C’era una volta a Hollywood, ma ha permesso loro di avere accesso ai vecchi gioielli di Sharon Tate. Per il costume della Robbie, questo dettaglio è diventato un potente indicatore e un promemoria della donna reale oltre la tragedia.