X-Files 11×08. Il bosco, eventi inspiegabili, le streghe, una cittadina che nasconde un segreto, lo scetticismo di Scully e la propensione naturale all’irrazionale di Mulder: puntata in vecchio stile. La recensione puntuale, come sempre, di Gogo Magazine.
Un bambino, l’impermeabile giallo e un simil pagliaccio al limitar del bosco. Sicuramente ci avete pensato. In X-Files 11×08 Chris Carter rende omaggio all’intramontabile capolavoro letterario di Stephen King, IT. E se i riferimenti vi sembrano comunque pochi e indiretti ci pensa Scully citando, durante una scena, John Wayne Gacy, il Killer Clown che a metà anni ’70 ha terrorizzato tutta l’America e, anche se il maestro del terrore non l’ha mai ammesso, ha inevitabilmente ispirato il romanzo di cui sopra uscito nel 1986.
John Wayne Gacy in “Pogo The Clown”
Di lui parleremo dopo. Torniamo all’episodio scevro di citazioni e omaggi. Come sempre la solita dicotomia ossessiva tra razionale e irrazionale, tra scienza e stregoneria, tra Scully e Mulder. E un ritorno al passato: l’ambientazione in una cittadina che nasconde un segreto e un bosco dove avvengono fatti inspiegabili. Ricorda a grandi linee il primo episodio in assoluto della serie, Pilot.
X-Files 11×08: Superstizioni moderne
Non è la prima volta che in questa stagione abbiamo un episodio circolare (basta ricordare il secondo episodio). Tutto ruota attorno alla storia che racconta Mulder all’inizio: l’ostetrica puritana Goodie Bishop che nel 1658 ha preso fuoco da sola davanti a tutti i cittadini, durante un periodo di forte persecuzione contro le streghe. E la puntata si conclude con Anna, la moglie dello sceriffo, che prende fuoco sotto gli occhi di Mulder e Scully, entrambi sbalorditi e attoniti.
Ora, sicuramente la circolarità della puntata sembra manifestarsi tramite queste due scene, una avvenuta nel 1658, l’altra ai giorni nostri. C’è una sovrapposizione totale delle immagini. È innegabile. Ma non è l’unica e non è la più forte. Ce n’è una, di circolarità, meno visibile e più concettuale. Riguarda il livello culturale di una cittadina presa in due momenti molto differenti della sua storia.
Da una parte la Eastwood incatenata dalla rigidità del pensiero puritano mescolato alle tradizioni popolari riguardo superstizioni e credenze derivanti dal paganesimo (quella del 1658), dall’altra la Eastwood evoluta, emancipata (così sembra) e democratica (quella odierna).
Ebbene, entrambe le Eastwood messe di fronte a un evento che sconvolge la loro comunità, il loro equilibrio e la loro tranquillità, reagiscono nello stesso identico modo. Da una parte le persecuzioni alle streghe che appaiono a noi di quest’epoca retrograde e selvagge, dall’altra il linciaggio e l’omicidio di una persona sulla base soltanto di strane coincidenze. Cambiano le motivazioni, ma il risultato è identico. L’isteria di massa colpisce allo stesso modo. E la presunta civiltà che ha raggiunto un certo livello culturale si sgretola sotto i colpi dell’irrefrenabile desiderio di giustizia/vendetta sommaria, precipitosa incentivata dal disperato bisogno di un capro espiatorio, di un colpevole.
Chi vuole cogliere una critica all’America di Trump è libero di farlo.
X-Files 11×08: Curiosità
Come scritto prima, Scully lo cita. Stiamo parlando di John Wayne Gacy. Uno dei più grandi serial killer che l’America abbia mai avuto. Noto alle cronache come Killer Clown, perché usava in un periodo della sua vita travestirsi da clown per allietare le feste di compleanno dei bambini, facendosi chiamare Pogo The Clown.
Un suo autoritratto composto mentre scontava la sua pena in carcere
Tra il 1972 e il 1978 (anno della sua cattura) rapì, torturò, violentò e uccise ben 33 maschi, perlopiù giovani adolescenti di età compresa tra 16 e 20 anni. Ventotto dei quali li seppellì nella sua cantina.
Destò scalpore il caso perché nessuno, come spesso capita, si aspettava che fosse lui l’inquietante mostro che stava terrorizzando l’America negli anni ’70. Era ritenuto un rispettabile e generoso cittadino impegnato pure politicamente per il Partito Democratico e onesto lavoratore.
Sposato due volte, ebbe pure dei figli, omosessuale non dichiarato con alle spalle un’infanzia terribile: molestato fisicamente e psicologicamente dal padre, violentato da un amico di famiglia all’età di 11 anni. Dotato di una notevole intelligenza gli furono diagnosticati vari disturbi della personalità.
Durante la sua detenzione sviluppò le sue doti di disegno. Il suo soggetto preferito era appunto il clown. La sua collezione privata fu messa addirittura all’asta.
Il giorno dell’esecuzione, perché fu condannato a morte, 10 maggio 1994, lasciò ai posteri le sue ultime frasi: all’avvocato disse “Prendervi la mia vita non compenserà la perdita di quelle altre” e poco prima di ricevere l’iniezione letale “Baciatemi il culo“.
Formazione prettamente umanistica: dalla triennale in Lettere a Torino alla magistrale in Editoria e giornalismo a Roma. Appassionato di scrittura e cultura... e oramai da anni invischiato nel mondo delle serie tv.