Recensione
Chicago Med 4×04: Recensione – Spalle contro il Muro
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6 anni agoon
Chicago Med continua ad affrontare la prima parte della sua quarta stagione senza mezze misure, portando in scena anche questa settimana una storia che esula dai confini dell’ospedale e sfocia nella contemporaneità di una realtà sfumata in cui la legalità non è sempre sinonimo di ciò che è giusto fare. Ed è Natalie Manning a farsi portatrice di questa lezione.
Tutte le serie tv facenti parte del franchising One Chicago stanno presentando nelle rispettive realtà ingerenze esterne, politiche o amministrative, che in parte influiscono sull’operato quotidiano dei tre team e sui loro esiti ma è Chicago Med per il momento a portare in scena il conflitto più realistico e drammatico tra l’obiettivo della missione dell’ospedale e le nuove direttive amministrative di un’istituzione che viene considerata spesso più come fonte di prestigio e risorsa economica che come baluardo di sanità.
Il personaggio di Gwen Garrett in Chicago Med, rispetto alle sue “controparti” di Chicago Fire e Chicago PD, rappresenta in questa fase iniziale della stagione una delle figure più profondamente ciniche e orgogliose che abbiano mai calcato i corridoi del Med ma porta con sé anche una caratterizzazione profonda che rende la sua presenza tridimensionale.
Il quarto episodio della nuova stagione di Chicago Med replica senza forzature una problematica interna all’ospedale che “immobilizza” lo staff medico nel loro disperato tentativo di portare a compimento il dovere a cui hanno prestato giuramento a favore di una burocrazia che ancora una volta si mostra in tutta la sua amorale eticità. E non è un caso che siano nuovamente Natalie Manning e Ethan Choi i protagonisti di Chicago Med coinvolti nell’ultima disputa tra amministrazione e servizio pubblico, due personaggi che per quanto a volte siano apparsi “intransigenti”, sono anche i primi disposti a rivoluzionare le regole per salvare una vita.
Chicago Med 4×04: Due pesi e due misure
Il Chicago Med ci è stato presentato fin dal principio come un ospedale dalle risorse cospicue e dagli obiettivi d’avanguardia, un ospedale ampiamente finanziato anche da donazioni da parte di privati appartenenti agli strati più benestanti della società di Chicago. Oltre, dunque, a garantire un’eccellenza nei diversi reparti, tra cui il dipartimento d’emergenza in cui la serie prende vita, questi finanziamenti rendono inevitabilmente il Chicago Med parte di una realtà politica e amministrativa che protegge i propri investimenti interferendo con il servizio medico prestato ai pazienti.
Fin dai suoi esordi, Chicago Med ha spesso mostrato questo doppio volto della sua realtà, il cui equilibrio era però mantenuto perfettamente dalla figura di Sharon Goodwin, capo dell’ospedale ma soprattutto ex infermiera di sala operatoria, qualifica che ha sempre reso il suo interesse primario rivolto ai pazienti e non alle finanze degli investitori. In questa stagione però, Chicago Med ha portato in scena una sorta di nemesi per la Goodwin rappresentata da Gwen Garrett, nell’inedito ruolo per l’ospedale nuovo direttore operativo, incaricata di gestire l’aspetto economico e amministrativo della struttura medica.
Già nel precedente episodio di Chicago Med, l’intransigenza burocratica della Garrett aveva causato una drammatica escalation degli eventi nel momento in cui aveva portato un padre disperato a compiere un gesto estremo proprio tra i corridoi del reparto pur di garantire il trapianto di rene a suo figlio ormai condannato a morte, provocando una tragedia evitabile. In quest’ultimo episodio, l’influenza del direttore operativo intralcia nuovamente la missione dei medici del Chicago Med, non solo interferendo nel delicato caso di Natalie Manning ma rendendo anche evidente purtroppo la benestante e privilegiata facciata dell’ospedale, tesa a proteggere ora più che mai i suoi pazienti più abbienti rispetto alla controparte più emarginata.
La particolarità della trama di questo episodio di Chicago Med sta principalmente nell’aver mostrato dapprima parallelamente e poi in una conclusione incrociata i casi di Natalie e Ethan Choi, nuovamente impossibilitato a compiere il suo dovere poiché di fronte al volere influente della sua paziente nello stesso momento in cui la sua collega si vede portar via dalle mani la possibilità di salvare una giovane donna dalla leucemia a causa del soggiorno illegale negli Stati Uniti D’America, suo e di suo fratello, unico donatore.
La reazione dei due medici del Chicago Med è personale, emotiva, passionale, è una reazione legittima e dettata da una vocazione che entrambi i personaggi posseggono, la vocazione che li ha condotti a dedicare la loro intera vita alla salvezza di cui ne ha bisogno indipendentemente dalle loro risorse economiche, ma se Ethan Choi si ritrova “semplicemente” costretto ad acconsentire alla richiesta della sua benestante paziente di prescriverle antidolorifici di cui probabilmente non ha più bisogno, è Natalie Manning a subire dalle nuove direttive burocratiche il colpo maggiore quando la rigida politica del sistema contro l’immigrazione le impedisce di procedere al trattamento per la leucemia della donna che ha in cura.
Natalie Manning diventa, in questo episodio di Chicago Med, la voce di una protesta contro un sistema sbagliato alla radice, un sistema per cui una singola dottoressa prova a fare ammenda ma che vede i suoi sforzi e le sue speranze vanificati dall’intransigenza di Gwen Garrett e dal suo bisogno di “proteggere” le finanze e il volto dell’ospedale da ipotetiche problematiche future. Natalie, che nella sua caratterizzazione individuale e privata appare spesso più cauta e riservata, porta in scena ancora una volta una passione inarrestabile e un desiderio di portare a compimento la sua “chiamata” che non conosce barriere, scegliendo di “combattere” in prima linea per ciò che è giusto prima ancora di ciò che la regola comanda.
L’aspetto più frustrante di queste storie recentemente raccontate da Chicago Med sta proprio nell’osservare quanto le volontà e le straordinarie capacità dei medici della struttura entrino in contrasto con le stesse norme che regolano l’ospedale, ritrovandosi ostacolati e bloccati dallo stesso posto che dovrebbe garantirgli la possibilità di esaudire la loro missione.
Chicago Med 4×04: il bivio di Will e la fase di stallo tra Ava e Connor
Si stringe il legame tra Chicago Med e Chicago PD attraverso il personaggio di Will Halstead a causa dell’inconsapevole passo falso compiuto dal dottore nel rapporto con una vecchia conoscenza del passato rivelatosi in seguito figura di spicco della criminalità di Chicago.
Mentre Jay diventa così inevitabile anello di congiunzione tra Chicago PD e Chicago Med, l’ultimo episodio ha ospitato anche lo stesso Hank Voight che, a capo di un’indagine congiunta con i federali, prova a persuadere Will a operare come informatore per conto della polizia grazie alla sua posizione favorevole all’interno dell’ambiente domestico dell’indagato.
Proprio nel periodo più delicato per il Chicago Med da un punto di vista burocratico e legale, Will si ritrova improvvisamente al centro di una caccia più grande di lui in seguito a un innocuo “strappo alla regola”, una situazione che adesso non solo lo intrappola costringendolo a collaborare con la polizia ma mette a rischio la sua incolumità, la relazione con Natalie al momento ancora all’oscuro della problematica e anche la sua posizione all’interno dell’ospedale nel momento in cui il suo coinvolgimento nelle indagini sarà di dominio pubblico.
La rivoluzionaria e innovativa sala operatoria ibrida di Connor Rhodes invece non esaurisce i suoi continui contrasti con Ava, nonostante le rispettive strade all’interno delle dinamiche professionali del Chicago Med sembrassero ormai separate. La competizione e il rapporto tra i due chirurghi appaiono in questa fase della serie in una condizione di stallo, non riuscendo infatti né ad evolvere in una relazione compiuta ammettendo i reciproci sentimenti né a regredire a un livello di semplice partnership lavorativa. L’ostacolo maggiore tra Connor e Ava sembra essere però sempre lo stesso fin dal principio, ossia l’estrema somiglianza tra le due personalità, una vicinanza caratteriale che li “obbliga” non solo a percorrere la stessa strada ma a farlo anche nelle medesime modalità, mentre un segreto dai contorni ancora sfumati grava comunque sulla possibile evoluzione del loro rapporto.
Chicago Med si afferma, dunque, in questa fase iniziale della stagione, come la serie del franchising con maggiore incisività drammatica e con un potenziale sviluppo delle sue storyline più definito rispetto a Chicago Fire e Chicago PD.
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