È uscito al cinema “Avengers: Endgame”, il cinecomic culmine di questi 11 anni di Marvel Cinematic Universe. Ecco la nostra recensione!
In “Avengers: Infinity War” avevamo visto i supereroi Marvel affrontare il potente Thanos (Josh Brolin), ma hanno fallito. Il Titano Pazzo ha ottenuto le sei Gemme dell’Infinito e ha usato il Guanto, spazzando via metà della popolazione dell’universo. La pellicola del 2018 si chiudeva così come una situazione a dir poco apocalittica. Di “Avengers: Endgame” sapevamo solo questo: in qualche modo i nostri eroi avrebbero cercato di rimediare alla catastrofe. Ma come? Questi sono i presupposti del film tanto atteso – ma anche un po’ temuto – da tutti i fan. Questo nuovo capitolo della saga dei Vendicatori è effettivamente all’altezza delle aspettative?
Il cinecomic Marvel è diretto dai fratelli Russo e scritto da Christopher Markus e Stephen McFeely. Tornano i sei membri originali della squadra dei Vendicatori: Captain America (Chris Evans), Iron Man (Robert Downey Jr.), Hulk (Mark Ruffalo), Thor (Chris Hemsworth), Occhio di Falco (Jeremy Renner) e la Vedova Nera (Scarlett Johansson). Nel film compare anche, per la prima volta in un capitolo degli Avengers, Captain Marvel (Brie Larson).
Da “Captain America: Civil War” ad “Avengers: Infinity War”, il tratto distintivo del team di registi e sceneggiatori è stato quello di destreggiarsi sulle storie intrecciate di un gran numero di personaggi in un film di durata – più o meno – media. Un lavoro che non solo richiede una grande abilità con la penna, da riconoscere agli sceneggiatori, ma anche accurate scelte nell’organizzare le scene: non si può alternare scene con un ritmo troppo incalzante perché si faticherebbe a star dietro a tutte le storyline, ma essendo queste così tante non si può certo perdere troppo tempo ad indugiare su una di queste, anche per poter dare un po’ di suspence nei punti giusti. Non si può, al di là di qualsiasi parere – positivo o meno – sul cinecomic, non sorprendersi di fino a che punto siano riusciti a portare questa loro abilità in “Avengers: Endgame”.
Una successione di eventi e personaggi senza precedenti
Qui i personaggi e l’ammontare di situazioni che questi passano aumentano. A tal punto che, forse, questa volta ci si è spinti troppo oltre l’umanamente possibile. “Avengers: Endgame”, infatti, non riesce completamente nell’impresa in cui era invece riuscito “Avengers: Infinity War”. Ovvero quella di evitare di dare l’impressione di avere rincorso la necessità di organizzare una spropositata varietà di intrecci e di personaggi più che la realizzazione di un’opera coesa. Un’opera che si lasci effettivamente ricordare, in quanto brillante di luce propria, oltre all’onore e l’onere in sé di portare avanti decine di storie già intraprese. Questa volta l’impressione che si ha è che ci sia davvero un po’ troppa carne al fuoco. Ma, d’altro canto, sarebbe stato possibile fare di meglio senza mancare di dare un giusto compimento a tutti gli intrecci aperti nel suo già massivo predecessore, sommandone altri?
I nodi vengono al pettine guardando al passato, ma anche al futuro
“Avengers: Endgame” riesce comunque con successo a portare a termine un intreccio di storie interconnesse e fornire una conclusione di un ciclo durato 22 film che, dopo averla vista, sembra quanto mai giusta e appropriata per ogni singolo personaggio. E lo fa con un viaggio intenso attraverso una quantità estremamente grande di eventi che si susseguono nel corso di tre ore di cui non ci pesa neanche un singolo secondo. In questo modo si riescono a soddisfare sapientemente i fan, ovviamente non mancando anche di lasciare quel senso di vuoto che segue il finale di una saga epica che sia ben orchestrato. Che si appartenga alla vecchia guardia degli appassionati o meno, è difficile uscirne veramente scontenti: preme al contempo sul senso di nostalgia verso il passato e sulla necessità di soddisfare un sempre crescente bisogno di vedere inclusione e diversità sul grande schermo.
Avengers: Endgame
8.5Reviewer
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Pro
Una durata titanica che riesce a non farsi pesare.
Un viaggio che travolge lo spettatore con emozioni assicurate.
Contro
Il corpo del film risulta esageratamente carico di eventi.
Conclusioni
Il pacchetto offertoci dai fratelli Russo è un'operazione commerciale oltre a un crossover di dimensioni titaniche. È in grado intrattenerci per tre ore senza farci distogliere l'attenzione o perdere nel corso delle svariate trame che si intrecciano nel corpo della pellicola. Nel corso della visione lo spettatore è investito da emozioni di varia natura e a più riprese. La quantità di eventi prende decisamente il sopravvento su ogni altro aspetto, ma questo immenso viaggio riesce comunque a portarci ad una conclusione degna del percorso di oltre un decennio.