Recensione
Marvel’s Cloak and Dagger 1×03: RECENSIONE – Un’altra strada
Il terzo episodio dell’ultima fatica targata Marvel, Cloak & Dagger, si stacca sorprendentemente dalla realtà e intraprende un viaggio onirico nei ricordi e nelle paure di Tyrone e Tandy, riconducendoli inevitabilmente l’uno sulla strada dell’altra.
Il percorso che Cloak & Dagger sta compiendo finora ha dell’incredibile, dando valore a un’associazione, quella tra la Marvel e il network di ultima generazione Freeform, su cui in pochi avrebbero scommesso ma soprattutto rivelandosi, episodio dopo episodio, completamente diversa da ciò che è stato fatto fino a questo momento, tanto da iniziare a ritagliarsi il suo piccolo spazio nel panorama televisivo.
Cloak & Dagger 1×03 – Prova qualcos’altro
Il terzo episodio di Cloak & Dagger si muove su uno stile completamente differente da quello mostrato nelle prime due puntate, affrontando la storyline da due punti di vista paralleli ma soprattutto spostandosi per la maggior parte del tempo su un piano astratto, onirico, che rende tutto sfumato, impercettibile, confuso quasi, proprio come in un sogno in cui tempo e spazio perdono consistenza mentre assumono spessore le paure, le emozioni e i pensieri più reconditi. La prima particolarità di questo episodio di Cloak & Dagger sta proprio nella struttura narrativa a cui corrisponde poi un montaggio ugualmente originale e volutamente complicato a volte, caratterizzato da stacchi netti e da scene indecifrabili che assumono significato solo nel finale.
Dal punto di vista della trama poi, Cloak & Dagger ha giocato nuovamente su uno dei suoi maggiori punti di forza, vale a dire il contrasto, un contrasto che coinvolge ogni aspetto della serie, dai protagonisti ai colori che riempiono le scene. I viaggi onirici compiuti da Tyrone e Tandy appaiono fin dall’inizio paralleli ma destinati a incontrarsi ma soprattutto rendono evidente quanto le paure e le speranze (colonne portanti della storia di Cloak & Dagger) di cui sono entrambi portatori attraverso i loro poteri siano in realtà aspetti complementari di una stessa sfera emotiva, così come Tyrone e Tandy cominciano a scoprirsi inconsciamente e reciprocamente indispensabili tanto da testimoniare l’uno il viaggio spirituale e psicologico dell’altra.
Ciò che affascina maggiormente della caratterizzazione dei due protagonisti di Cloak & Dagger sta infatti nella capacità di entrambi di oscillare perennemente tra luce e oscurità, con sfumature che si rivedono sia nella loro personalità individuale sia nelle scene che condividono. Il viaggio astrale compiuto da Tandy le permette di assistere al passato di Tyrone e la luminosità di quella realtà è quasi accecante e in questo modo sembra voler anche simboleggiare la purezza che riempiva Tyrone, una purezza che però lentamente si trasforma in dolore e rabbia, e quindi quella stessa luce candida comincia a pervadere una scena differente, comincia a personalizzare il desiderio di vendetta di Tyrone, un desiderio che non finisce mai bene, né per lui né per la sua famiglia. Ed è in questo preciso momento del sogno che Tandy riesce a raggiungere questa proiezione, a fermarlo e a concedergli un’altra possibilità, un’opzione diversa, che gli permetta di salvarsi, confermando il leit motiv di questo episodio di Cloak & Dagger.
Allo stesso modo, Cloak & Dagger ribalta la situazione nel viaggio compiuto da Tyrone ma vissuto da Tandy. Alla luce bianca che caratterizzava il sogno di Tandy si contrappone l’oscurità di un incubo, l’oscurità di una sofferenza mai davvero affrontata, perché in continua fuga da essa. Ed è in questo modo che Tyrone entra “in contatto” con Tandy o con l’immagine che vede davanti a sé, convincendola a smettere di fuggire almeno per una volta. E in fondo è esattamente ciò che la ragazza fa nel finale di questo terzo episodio di Cloak & Dagger, scegliendo di restare e di fidarsi per la prima volta del prossimo, in questo caso della detective che era sulle sue tracce, presumibilmente per aiutarla.
I due viaggi dunque conducono inevitabilmente Tyrone e Tandy sullo stesso percorso, questa volta concreto e reale, e sulla buona strada per renderli i supereroi che sono destinati a diventare, Cloak & Dagger.
Cloak & Dagger 1×03 – Religione
Una sorpresa di questo episodio di Cloak & Dagger è rappresentata dalla componente religiosa, che diventa una sorta di filo conduttore sorprendente e innovativo. Da una parte infatti si assiste a un’affascinante digressione sugli elementi che caratterizzano la cultura spirituale voodoo, una tradizione antica che permette a Tyrone di compiere il suo viaggio astrale ma che lo rende anche una sorta di pedina in quello che potrebbe rivelarsi un gioco più grande. Le linee guida del credo voodoo vengono spiegati e vissuti dalla narrazione di Cloak & Dagger da un doppio punto di vista: quello giovanile, che ne è affascinato ma con inevitabili limiti, e quello adulto che invece ne conosce anche i più oscuri segreti. Dall’altra parte invece, si assiste ad alcuni elementi caratteristici della religione cristiana e nonostante sia Tyrone in realtà a seguire questa fede, è Tandy che si rifugia in una chiesa abbandonata ed è sua la paura di essere quasi un angelo della morte per chiunque le si avvicini.
Cloak & Dagger 1×03 – Scena e Musica
Così com’era successo per i primi due episodi, Cloak & Dagger si rivela straordinario nella capacità di utilizzare la scenografia e la musica come protagonisti vivi della storia nonché mezzi per veicolare il messaggio dell’episodio. Tra le soundtrack che Cloak & Dagger ha utilizzato in questo episodio, “American Funeral” ha un potere straordinario per la scena a cui fa da sfondo, per le speranze di vendetta nutrite da Tyrone e per l’inevitabilità del suo fallimento mentre tra le scene più simboliche bisogna evidenziare il contatto onirico tra Tandy & Tyrone, un contatto in cui la luce e le ombre dei rispettivi poteri si confondono l’uno nell’altro, spezzando i viaggi paralleli e riportando entrambi alla realtà.
Cloak & Dagger continua sulla sua strada indipendente, originale, nuova, sia per un prodotto Marvel che per un teen drama, riuscendo a fare propri gli aspetti migliori di entrambi i mondi.
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