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Unbelievable : recensione della nuova serie Netflix

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“Unbelievable”  la nuova serie firmata Netflix sulla violenza sulle donne, ispirata a fatti realmente accaduti.

Il 13 Settembre è finalmente uscita sulla piattaforma Netflix la nuova serie che ci apre una finestra sul mondo della violenza sulle donne : “Unbelievable”. Già la traduzione del suo titolo ci anticipa la peculiarità più importante dei fatti narrati : “da non crederci”. E invece dobbiamo proprio credere almeno allo scheletro principale delle storie narrate, in quanto la serie è purtroppo ispirata a fatti realmente accaduti.

Trama della nuova serie “Unbelievable”

“Unbelievable” inizia “in medias res” senza un’introduzione iniziale sui personaggi, ma una raccomandazione scritta su sfondo nero “si sconsiglia la visione ad un pubblico sensibile”. Dopo una breve panoramica sul luogo degli eventi, ci troviamo di fronte il volto sconvolto dell’attrice Kaitlyn Dever ,nei panni della protagonista Marie. La ragazza viene interrogata da un agente e cerca di descrivere i dettagli del violento stupro subito la notte prima. Successivamente il detective Parker, incaricato al caso, la interroga nuovamente costringendola così a ripetere il racconto nei particolari. Qui emerge da subito il poco tatto dell’uomo nei confronti della giovane che oltretutto ha già avuto un passato alquanto duro. Passata da una famiglia affidataria ad un’altra, Marie fa fatica a fidarsi anche delle stesse madri affidatarie che chiama in soccorso. Sarà infatti proprio una di loro a tradire la sua fiducia, confidando al detective di non credere al racconto della ragazza.

Le varie versioni riportate da Marie non coincidono, l’appartamento dove vive da poco da sola non mostra segni di effrazione e la scena dell’ipotetico crimine è totalmente ripulita. Le dichiarazioni della mamma affidataria convincono Parker che si tratta di una messa in scena di una ragazza dal passato difficile e in cerca di attenzioni. Per il detective è certo : il caso si chiude qui. Senza ulteriori approfondimenti, Parker convince la giovane che le conviene affermare di aver mentito, tanto che è addirittura accusata di falsa testimonianza e costretta a dover difendersi da coloro che dovrebbero proteggerla. Non c’è giustizia, non c’è logica, eppure può accadere ed è accaduto.

Turning point

Parallelamente a quanto accade a Marie, abbiamo l‘incontro casuale di due detective donne che iniziano a collaborare alle indagini di stupri apparentemente simili. L’intuizione delle detective, interpretate dalle vincitrici degli Emmy Merrit Wever e Toni Colette, è geniale. “Se lui lo sapesse che tra centrali non c’è comunicazione. Finché colpisce una sola volta per ogni distretto..” propone Karen. “Potrebbero esserci otto detective in otto dipartimenti che indagano in parallelo su otto stupri gemelli ma che non sanno che lo stupratore è lo stesso” conclude Grace. Qui la svolta. “Ce la vedremo da sole” concordano. Incrociando i dati di tutti gli stupri del Paese affini, lottano per altre fragili donne scelte appositamente dal criminale di cui si presume un passato nell’arma. Le detective dunque sono costrette a combattere i pregiudizi dei colleghi e dei superiori, restii a credere alla figura “poliziotto cattivo”. Eppure non demordono e vincono la loro battaglia.

Recensione

“Unbelievable” è davvero “incredibile” di nome e di fatto. Non si presenta in modo banale e soprattutto focalizza l’attenzione sul crimine e non sul criminale. Negli ultimi anni è evidente la tendenza del pubblico ad appassionarsi al genere “crime” più per la figura del criminale, inteso come protagonista assoluto. Qui i ruoli sono ribaltati. Vediamo nei dettagli gli aspetti più avvincenti e caratteristici della produzione della sceneggiatrice Susannah Grant.

Opinioni sui punti di forza

  1. Il punto di forza principale nella realizzazione di questo “drama” è l’impronta di una regia al femminile. Le storie delle vittime sono soprattutto narrate nei dettagli, mentre delle scene degli abusi vengono mostrati solo alcuni stralci. La voce delle donne emerge e ad ascoltarla ci sono proprio altre due donne che a loro volta si impongono in un mondo prettamente maschile. Si vuole far concentrare lo spettatore sulle figure femminili, tanto che il volto del criminale viene svelato solo nella sesta delle 8 puntate che costituiscono la miniserie. Il viso dell’uomo infatti è sempre inquadrato con la maschera e nel momento in cui successivamente viene perquisito in carcere è in piedi totalmente nudo. Dettaglio interessante. Lo si osserva spogliato di ogni difesa, ma di certo non alla stregua di come lo siano state le sue vittime.
  2. In secondo luogo possiamo dare merito al realismo crudo della serie, che tuttavia non si serve delle scene di violenza, ma della vita delle vittime dopo il trauma subito. Le donne in questione sono segnate profondamente. “Questa non è una cosa che si supera, è una cosa che la gente si porta dietro all’infinito.” urla in una scena la detective Rasmussen (Toni Colette). L’indignazione verso il crimine è il monito della lotta per la giustizia delle due detective. Guardare una produzione incentrata solo sulla violenza femminile e non su vari tipi di reati, come siamo abituati a vedere nelle serie “crime”, ha uno scopo preciso : sensibilizzare. Il pubblico maschile è costretto a scontrarsi con danni psicologici che le donne si portano dietro in maniera indelebile.
  3. Altro aspetto particolare è la tipologia di donne scelte per interpretare le vittime. Oltre al talento di Kaitlyn Dever ,abbiamo l’incredibile Danielle Macdonald che riesce davvero a scuoterci con la sua interpretazione. Ognuna di loro è totalmente differente dalla precedente per il tipo di corpo, i tratti, l’età. Le accomuna la fragilità che nel corso della serie per la maggior parte si evolve in grande forza personale mostrando il suo culmine durante il processo. Non sono tutte presenti alla sentenza, ma le detective Rasmussen e Duvall sono in prima fila ad esultare alle parole del giudice, interpretato da un uomo, che assegna il massimo della pena. Il lieto fine della storia ci dà speranza, infondendoci fiducia nei confronti delle istituzioni.

Conclusione

Il nostro augurio è proprio che le istituzioni non commettano mai errori così gravi come nel caso del detective Parker nella serie. Questo perché non dobbiamo dimenticarci che gli eventi, sicuramente romanzati, sono tuttavia ispirati a fatti realmente accaduti. Confidiamo che nel mondo ci siano donne determinate come Grace e Karen nel lottare per la giustizia ed in futuri provvedimenti intransigenti per questi crimini.

“Per tutte le violenze consumate su di Lei, per tutte le umiliazioni che ha subito, per il suo corpo che avete sfruttato, per la sua intelligenza che avete calpestato, per l’ignoranza in cui l’avete lasciata, per la libertà che le avete negato, per la bocca che le avete tappato, per le ali che le avete tagliato, per tutto questo: in piedi, Signori, davanti a una Donna.“

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